E’ stato presidente dell’associazione industriali della Provincia di Macerata e fratello degli imprenditori a capo delle aziende leader nell’illuminazione e nei casalinghi. Lutto a Recanati per la morte di Giuseppe Guzzini, 80 anni, avvenuta nel pomeriggio, amministratore delegato della Fratelli Guzzini fino al 2001. A lui si deve la realizzazione della prima zona industriale di Recanati. La scomparsa segue di poche settimane quella del fratello Giovanni, sempre dell’azienda Fratelli Guzzini (leggi l’articolo), deceduto il 3 giugno scorso. Quinto figlio di Mariano e di Irene Guzzini, fin da ragazzo aveva manifestato grande interesse per l’azienda familiare, nella quale aveva iniziato a svolgere piccoli lavori nel tempo libero dagli studi, e dove è entrato poi a tempo pieno nel 1954, dopo aver conseguito il diploma in ragioneria, affiancando lo zio Pierino nella gestione amministrativa, allora ancora artigianale, praticamente fatta a mano. La camera ardente è stata allestita nella chiesa del Beato Placido a Recanati e il funerale si terrà venerdì 3 luglio nella cattedrale di Recanati. Lascia la moglie Silvana e quattro figli: Gabriela, Carlo, Rossella e Alessandro.
Nel 1958, insieme ai fratelli Giovanni, Raimondo, Virgilio e Giannunzio (Adolfo era ancora studente), partecipa all’avvio di una piccola impresa artigianale di articoli in rame, la Harvey Creazioni, presto indirizzata alla produzione di lampade e lampadari per interno. Sarà l’origine della futura iGuzzini illuminazione, della quale Giuseppe diventa amministratore. Nel 1967, quando Mariano si ritira dall’attività, entra nel Consiglio di amministrazione della Fratelli Guzzini. Presidente e socio della Fimag Srl, la Finanziaria di famiglia; vicepresidente e amministratore delegato della Fratelli Guzzini S.p.A.; amministratore delegato della iGuzzini illuminazione; amministratore delegato della Rede Guzzini Srl. Ha ricoperto anche il ruolo di presidente di Confindustria Marche. Per il suo impegno nel 1992 il presidente della Repubblica lo ha nominato Cavaliere del Lavoro. E’ stato vicesindaco e assessore alle Finanze e allo Sviluppo del Comune di Recanati dal 1960 al 1964. Di nuovo vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici e all’Urbanistica di Recanati dal 1970 al 1975, collaborando alla messa a punto e al varo del Prg, favorendo l’approntamento degli strumenti urbanistici previsti. Dal 1978 al 1983 è stato presidente dell’Associazione industriali della Provincia di Macerata e membro della giunta di Confindustria; dal 1980 al 1990, consigliere della succursale della Banca d’Italia di Macerata; dal 1991 al 1994 membro del Collegio sindacale Marche Capital di Ancona; dal 1992 al 1994, presidente della Unionplast (Associazione nazionale dei trasformatori di materie plastiche) di Milano; consigliere di amministrazione della Banca delle Marche dal 1995; presidente della Federazione nazionale Gomma Plastica di Milano dal 1996; consigliere di amministrazione del Medio Credito Fondiario CentroItalia di Ancona dal 1997. Dal 2005 al 2012 è stato presidente dell’associazione “Il paesaggio dell’eccellenza” per valorizzare e conservare il patrimonio culturale delle imprese del distretto recanatese.
(Servizio aggiornato alle 20)
***
Il ricordo di Maurizio Verdenelli
Quando Dante Cecchi, magna pars culturale del capoluogo, docente universitario, storico, commediografo argutissimo ed autore per conto della Cassa di Risparmio della provincia di Macerata (non ancora Carima né tantomeno Banca Marche) di un’enciclopedica opera (con cadenza annuale: era il cadeau natalizio, ambitissimo, per i migliori clienti) venne nominato agli inizi degli anni 80 presidente della Banca dei Maceratesi’ non sospettava minimanente quello che di lì a qualche anno sarebbe accaduto, travolgendolo letteralmente: lui abituato a calore delle biblioteche e non alle turbolenze del credito. Il professore (l’amico più vicino nelle Marche a ‘donna’ Franca Ciampi, sua compagna di scuola al liceo ‘Leopardi’ e più tardi ‘prima donna’ d’Italia, a fianco del marito Carlo Azeglio) che quasi contemporaneamente aveva anche accettato la candidatura all’Europarlamento nelle liste della Dc per l’Italia Centrale, senza però essere eletto, veniva nell’elenco dei presidenti della Cassa subito dopo Raimondo Guzzini, il ‘capo’ della grande famiglia industriale di Recanati, morto nell’80 a seguito di un incredibile ma fatale incidente stradale vicino San Severino Marche. Per qualche tempo tutto procedette per il meglio alla guida sicura del direttore generale, l’espertissimo Enrico Panzacchi fino a quando a metà degli anni 80, ecco che nel cielo serenissimo della banca più patrimonializzata dell’Italia Centrale, scoppiò il caso del ‘buco’. Contabilizzato alla fine in 13 miliardi di lire tondi tondi. Ma se il bilancio finale il ‘conto’ in rosso fu limitato per i forzieri della ‘corazzata’ (“Un piccolo buco in una bella mela rossa” minimizzò Cecchi in un’intervista rilasciata a chi scrive, sul ‘Messaggero’) l’impressione, per il coinvolgimento di personaggi al di sopra di ogni sospetto, fu enorme. Tanto che il professor Cecchi, provato emotivamente da quella vicenda, rinunciò all’ultimo istante alla riconferma presidenziale che la stessa Banca d’Italia aveva indicata come segno di continuità. La politica si mise allora in movimento per il successore. Sembrava certo che dopo Cecchi sarebbe toccato a Giuseppe Guzzini, fratello di Raimondo, secondo in linea ‘dinastica’ della famiglia recanatese (che dalla lavorazione del corno era diventata leader internazionale in quello della plastica) democristiano legato alla linea forlaniana (rappresentata in loco dal senatore Rodolfo Tambroni, prossimo assessore regionale). Il candidato, autorevole, ma di bandiera della ‘sinistra demitiana’ (rappresentata in città dall’on. Adriano Ciaffi) era Giuseppe Sposetti, già sindaco di Macerata, già deputato, dottore commercialista, attuale presidente della Fondazione Giustiniani- Bandini all’Abbadia di Fiastra. Poche speranze, in ogni caso per lui. La presidenza della Cassa era ‘andata’ alla destra storica dc. Ma chi sarebbe stato alla fine il presidente? Per non …sbagliare, sul ‘Messaggero’ titolai “Peppe” giocando sul nomignolo di entrambi i candidati: Giuseppe Guzzini e Giuseppe Sposetti, amici ed inoltre tra loro imparentati. Vinse a sorpresa, come noto, il secondo per una congiuntura improvvisa ed imprevedibile dando vita ad una storia diversa per la Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, di lì a poco Carima. Era infatti accaduto che alla vigilia delle elezioni politiche di allora, venisse accreditato a succedere al sen. Tambroni (passato in Regione) al collegio senatoriale di Macerata, il terzo più ‘sicuro’ d’Italia, la carismatica figura del prof.Leopoldo Elia, già presidente della Corte Costituzionale, anconetano, con moglie (Paola Esposito) camerinese. Elia, uomo della Dc demitiana, è deceduto nel 2008, la moglie, figlia di un grande studioso costituzionalista, mercoledì scorso. Una candidatura che tuttavia non andò a buon infine: il leader della Dc marchigiana, Arnaldo Forlani, capolista della Circoscrizione per la Camera dei Deputati, volle infatti per sé anche quel ‘posto sicuro’ in Senato. Infatti fu eletto in entrambi i rami del Parlamento, quell’anno. Rinunciò a Palazzo Madama dicendosi tuttavia ‘pronto’ ad essere ancora più vicino ai maceratesi, ai quali veniva privato il proprio ‘senatore’. Ci fu un tourbillon a quel punto centrale, per la vita pubblica del capoluogo e della sua provincia ed alcuni assi del potere cambiarono direzione se non partito. L’uomo ‘sicuro’ a succedere al fratello e poi a Cecchi, Giuseppe Guzzini, si fece dignitosamente da parte: il presidente della Cassa diventò Giuseppe Sposetti, l’outsider di ‘lusso’. Il sen. Tambroni la prese molto male e smobilitò all’istante la segreteria ‘forlaniana’ e i rapporti tra i due divennero per qualche tempo freddi. Giuseppe Guzzini se ne fece rapidamente una ragione: era soprattutto un manager, lui. Tuttavia in quegli anni 80 qualcosa di importante cambiò a cominciare dalla geopolitica-finanziaria delle Marche, di cui la Carima rappresentava con Pesaro il nucleo principale delle ex casse di risparmio. Da ricordare in conclusione che prima delle varie fusioni che portarono alla fine, con la presidenza di Alfredo Cesarini, a Banca Marche ci fu quella, fallita in extremis, con la Cassa di Ancona. Tuttavia il ‘presidente mancato’, Giuseppe Guzzini, mantenne sempre una discrezione ed un silenzio assoluti: i suoi orizzonti erano tornati ad allargarsi fuori della nostra regione, in Italia e nel mondo, alla guida di una ‘family’, espressione autentica del miracolo economico marchigiano.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Condoglianze alla famiglia.R.i.p.
Sentitissime condoglianze