Domiziana Giordano ritorna alle scene
‘per amore’ di Raffaele Curi  

La ‘stella’ di Tarkovskij, Godard, Lucas e Bertolucci e protagonista del film rivelazione ‘Nostalghia’, interpreta ‘Nel tempio di Elefantina’, spettacolo scritto e diretto dal regista/attore potentino. Al centro il ruolo femminile. Per l’autore un percorso nella memoria con dentro la madre Regina Elena e la sorella Edelweiss. Quando, per premuroso consiglio materno, disse no a Vittorio Sgarbi che lo voleva assessore a San Severino

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Raffaele Curi, Alda Fendi  e Domiziana Giordano

Raffaele Curi, Alda Fendi e Domiziana Giordano

di Maurizio Verdenelli

E me la ricordo ancora, ospite a Potenza Picena nella villa dell’amico fraterno Raffaele Curi, la splendida Domiziana Giordano dalla scintillante cascata rossa di riccioli. Lei, Eugenia, la protagonista del film simbolo di Cannes ’83, Nostalghia, vincitore del Grand Prix du Cinema de Creation insieme con L’Argent diretto dal ‘mostro sacro’ Robert Bresson. Il regista Andreij Tarkovskij aveva collaborato insieme con un grande marchigiano nel soggetto di quel poeta espatriato che cercava in Toscana a San Galgano, a Bagno Vignoni, in Val d’Orcia un nuovo se stesso. Tonino Guerra aveva curato anche la sceneggiatura; lui e il regista russo avevano voluto questa splendida italiana, allora semisconosciuta, protagonista di un film che avrebbe fatto epoca. “Per me, quasi una sorella” mi diceva Raffaele “vuoi che l’invito da te, in redazione al ‘Messaggero’ a Macerata?”. La Giordano,  Curi, Lino Capolicchio, Michele Placido (che aveva diviso con Raffaele meriti finali all’Accademia teatrale D’Amico dove diversi anni prima un altro maceratese si sarebbe fatto onore: Franco Graziosi) rappresentavano allora ‘la più bella gioventù” del cinema e del teatro italiano. Enfants prodige che hanno retto benissimo la scena in questi ultimi trent’anni. Come poteva dunque Domiziana resistere all’invito di Raffaele per un evento, reso suggestivo dai misteri pasquali ormai imminenti? Curi, l’antica amicizia, hanno fatto il ‘miracolo’ di strappare il ‘sì’ alla stella di Tarkoskij, Jean Luc Godard, Bertolucci e George Lucas per un esclusivo ed atteso ritorno alle scene, nella settimana santa da lunedì 30 marzo a giovedì 2 aprile.

Raffaele Curi e Federico Le Pera

Raffaele Curi e Federico Le Pera

Intorno alla ‘stella’ dei Grandi registi, giovani e  giovanissimi, alcuni figli d’arte, come Brenno Placido. Ed ancora Federico Le Pera, Massimo Giammarco e Andrea Fachinetti, Valentina Beotti, Giulia Galiani, Laura Gigante, Chiara Poletti, Viola Viu. Un cerchio ‘magico’ che si salda rinnovandosi continuamente nel segno dell’arte e della drammaturgia. E nel segno della Fondazione Alda Fendi di cui l’attore/regista potentino è l’immaginifico anfitrione ed insieme il ‘dominus’ di un laboratorio artistico che continua a riservare la ‘maraviglia’. Questi i prodromi entro i quali si muovono e tornano per l’undicesimo anno gli Esperimenti di Quaresima, di nuovo ospiti di una delle storiche case del cinema e dello spettacolo a Roma, uno dei grandi teatri di posa degli Stabilimenti De Paolis. La drammaturgia del ruolo femminile nel contemporaneo e le sue  ascendenze storiche e rituali sono al centro di “Nel Tempio di Elefantina”, lo spettacolo originale concepito da Raffaele Curi per questo nuovo capitolo-evento degli Esperimenti. Il dolore del parto e l’eterna sottomissione, la schiavitù dalla bellezza, la mortificazione e la mercificazione del corpo, soprattutto il percepibile ma indefinibile mistero della donna, sono tra i temi introdotti dall’autore nelle scene.

SinghsDice Alda Fendi, premio Svoboda a Macerata (leggi l’articolo): “In un momento di grande indifferenza emotiva ed economica nei confronti dell’arte, per fortuna c’è ancora chi investe nella sua creazione e divulgazione gratuita“. E Curi: “Donne come cattedrali, moschee, sinagoghe. Baciate dalla Madonna del Parto di Piero e ancestralmente pregne. Donne apparentemente illogiche, impietosamente materne e lussuriose, sadiche, guerriere, false artiste. Ma madri angelicate dal fato. Iridescenti e invisibili nella pacata condotta di un universale ricordo. Presenti e improbabili nel verificare i confini, ma docili nella vendetta della natura. Appassionate, delittuose e angeli, nella speranza confusa di un’interminabile attesa. Donne da un tempio antichissimo. Dal tempio di Elefantina“. L’inizio per i quattro spettacoli è fissato alle ore 21,30. L’invito indica che lo spettacolo è “per un publbico emotivamente maturo”. Per Raffaele si tratta di un percorso della memoria fortemente sentimentale, in fondo al quale chi lo conosce bene intuisce due figure per lui fondamentali e meravigliose: la madre Regina Elena e la sorella Edelweiss. Una famiglia strettamente unita dopo la morte precoce del padre. Alla mamma lui è restato sempre fedele arrivando per lei (che aveva ottime ragioni, naturalmente) a dire no all’amico di una vita intera, Vittorio Sgarbi che lo voleva, lui sindaco, come assessore al comune di San Severino Marche: un sodalizio che avrebbe fatto del centro settempedano, una città letteralmente sul palcoscenico. La visione teatrale dell’artista marchigiano è stata di recente analizzata nel volume “Circolarità – Percorsi tra le performance di Raffaele Curi” di Samuele Briatore e Dalila D’Amico (leggi l’articolo)  in un viaggio trasversale nel decennale di produzione della Fondazione Alda Fendi Esperimenti, che descrive il quid mixtum di linguaggi, l’inesauribile curiosità, i ricorsi alla storia, alla storia dell’arte e del sacro e la esclusiva poetica di questo originalissimo protagonista della scena italiana contemporanea.



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