“Enrico Mattei sarà innalzato all’onore degli altari? Le sue opere di bene sono sotto gli occhi di tutti, ormai ben storicizzate. Anche e soprattutto a Matelica, dove la sua immagine è ancora così viva a 50 anni esatti dalla morte. Occorre tuttavia un segno celeste, perché esiste un distinguo profondo tra la santità e la sua proclamazione”. Così domenica scorsa rispondendo a Rosangela Mattei Curzi, nipote del fondatore dell’Eni che aveva riferito della richiesta di tanti circa un futuro processo di beatificazione, si è espresso il vescovo di Fabriano-Matelica, mons. Giancarlo Vecerrica, ‘padre’ dello ‘storico’ Pellegrinaggio Macerata-Loreto che nel giugno scorso ha visto 80.000 fedeli raggiungere all’alba il santuario mariano, incrementando una ‘fama’ che è ormai da anni di livello mondiale.
L’occasione d’incontro è stata data dalla presentazione del libro di Maurizio Verdenelli “La Leggenda del Santo petroliere” (Ilari editore) ospitata –dopo la cerimonia il giorno prima alla Regione Umbria a cura dell’Ordine dei Giornalisti – all’interno di uno di quello che resta uno dei monumenti della spiritualità di Mattei: il monastero della Beata Mattia Nazzarei restaurato a spese proprie mentre era quasi sul punto di crollare letteralmente alla fine degli anni 50. Alla Beata, Mattei era particolarmente devoto: nel suo portafoglio, rinvenuto a Bascapè dopo l’attentato al bireattore dell’Eni (fatto esplodere con una carica di tritolo) che lo stava portando Milano, c’erano una reliquia ed alcune immaginette della ‘santa’ di Matelica. Alla cerimonia, affollatissima, sono intervenuti con lo stesso mons. Vecerrica; gli ex sindaci Cruciani e Gagliardi; ex funzionari e lavoratori Eni; l’ing. Francesco Merloni; il primo cittadino di Matelica, Paolo Sparvoli; il presidente dell’APVE (Pionieri e Veterani dell’ente petrolifero di Stato); la signora Mattei Curzi e l’autore del libro.
Nel corso della cerimonia, altamente rievocativa in un luogo così suggestivo, è intervenuta la Madre Badessa della Comunità delle Clarisse che ha letto alcuni passi dei ‘verbali’ redatti dalle Madri Superiori che nel corso degli anni furono testimoni del passaggio del Grande Benefattore nella clausura. ‘Verbali’ che il libro di Verdenelli pubblica per la prima volta, in esclusiva. Tuttavia sono emersi anche nuovi episodi nella memoria di alcune suore che hanno conosciuto personalmente il presidente dell’Eni. “Ma li accendete davvero questi termosifoni? ma l’usate davvero questa cucina moderna e questi fornelloni a gas? Lui si preoccupava che noi, più fedeli al voto di povertà che alle comodità da lui con tanto affetto apprestate, continuassimo nella vita precedente piena di privazioni…” ha detto suor Bernardina, una delle più anziane della comunità delle Clarisse. E Suor Chiara Rosamaria Papa, giovane Madre Badessa, umbra, ha riferito di un altro episodio di cui a Matelica era venuta a conoscenza: “Un giorno, accompagnato dalla moglie Greta Paulas, l’ingegnere notò per la prima volta che le Sorelle avevano allestito una sua foto accanto a quella della Beata Mattia. Tornò indietro per vedere meglio,insieme attirando l’attenzione della moglie cui disse un po’ divertito: ’Vedi, Greta, le Sorelle mi hanno fatto un piccolo altare… Lui in realtà era chiaramente angosciato di quello che ormai chiaramente prevedeva: la propria fine imminente. Qui nel monastero non ne faceva mistero e chiedeva alle suore di pregare continuamente per lui perché, diceva, la sua vita presto sarebbe finita. Non sarebbe vissuto a lungo, ne era convinto. Così fu, in quel terribile 27 ottobre 1962, e il monastero per anni fu immerso in un dolore che continua ad accompagnarlo per la morte del suo ‘rifondatore’”.
Tanti gli interventi. Particolarmente intenso quello dell’ex ministro Merloni. “Mattei è stato, insieme con mio padre Aristide, l’uomo più importante della mia vita. Era un amico di famiglia ed insieme abbiamo realizzato lo stabilimento di bombole di gas che doveva cambiare il volto all’attività di famiglia, che era la costruzione di bilance, le c .d ‘bascule’, ad Albacina. Di lì a poco, 6 anni dopo, nasce l’Ariston. Ma non dimenticherò mai quel giugno del 1953 (l’anno successivo ci fu l’inaugurazione della fabbrica, che io diressi) quando insieme con mio padre convincemmo Mattei ad affiancarci in quello che era stato il mio sogno di studente universitario a Pisa quando una domenica, a Firenze, il figlio del proprietario della Pignone, Luca Benini (tuttora vivente) mi fece visitare la storica fonderia. Ci avevo fatto sul reparto che produceva le bombole di gas, una tesina ed avevo dato, una volta laureato, il tormento a mio padre perché pensasse ad avviare un’attività in quel settore. Ma tutto era rimasto fermo, ed io…disoccupato, per un anno fino a quella mattina di giugno dopo il conferimento della cittadinanza a Mattei, il grande figlio di Matelica che qualche mese prima ave va fondato l’Eni”.
Da Milano è intervenuto il ‘grande vecchio’, per 14 anni al fianco di Mattei, l’ing. Egidio Egidi, commissario e poi presidente dell’Eni. “Quando nel 49, io al Genio Civile, andai a Roma da Mattei pensavo da parte sua ad una raccomandazione riguardo a rimborsi di guerra, non ad essere assunto da lui! Tornai a casa e mio padre in ansia mi disse subito: ‘Non ti sarai fatto convincere ad andare con lui, spero?!’. Invece io seguii Enrico che mi dava pochissimi soldi e neppure mi assumeva! Non me ne sono mai pentito. Ed ho salvato l’Eni quando, morto lui, si voleva chiudere il settore della ricerca, il vero hard core dell’impresa, tanto che si disse che se un matelicese aveva fondato l’Eni, un altro l’aveva salvato”.
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Foto e video di Genesio Medori e Mandino Tiburzi
Guarda i video:
Perugia – Presentazione del libro – La leggenda del Santo Petroliere – 26 Gennaio 2013
Matelica -(Monastero della Beata Mattia )F. Merloni ricorda Enrico Mattei
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