Da Ivano Tacconi, capogruppo dell’Udc Macerata, riceviamo:
“In seguito all’articolo inviato dal Segretario Comunale dell’Udc Massimo Pizzichini (leggi), intendo precisare che tale articolo e’ stato preparato in mia assensa e firmato solo dal Sig. Pizzichini a nome dell’Udc senza consultare il sottoscritto Capogruppo del partito. Nelle parole “non sei una donna, mia moglie è una donna” era solo una mia risposta alle urla e alle provocazioni della Consigliera Deborah Pantana verso l’intervento del Consigliere Pizzichini e il mio intento era quello di richiamarla all’ordine invitandola a tenere un atteggiamento piu’ consono alla sua carica facendole notare che una Donna in politica non si dovrebbe comportare in quel modo. E’ sua abitudine urlare “vattene a casa” o “vergognati” oltre ad organizzare spettacolari inciuci per far mancare il numero legale durante le votazioni. Se la mia frase ha leso la sensibilita’ della Consigliera Pantana donna, così come quella di tutte le donne in generale, chiedo pubblicamente scusa a lei e a tutte le donne ma non mi sento di dovermi scusare con la Sig.ra Pantana Consigliera che ad un richiamo all’ordine di un collega si nasconde dietro a un “sono una donna e una mamma” e con questo pretende di fare e di dire tutto quello che vuole.
Con questo intendo chiudere l’incidente invitando le parti a concentrarsi sul lavoro in Consiglio Comunale rispettando i ruoli, le sedi istituzionali e gli elettori”.
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Poro Taccò.
E poi c’è chi si ostina a dire che il potere logora chi non ce l’ha.
Caro amico, penso che la tua uscita non sia stata delle più felici, comunque è ancora peggiore il tuo appoggio a questa folkloristica amministrazione che paralizza Macerata. Non te ne avere a male, ma il tuo non sembra un atto d’amore verso la città. Resta comunque la libertà di pensiero, che va in ogni caso rispettata.
Caro Tacconi,
mi tocca ripetermi e replicare a te, perché mi danno fastidio le bugie: quando hai urlato nei confronti della Pantana “Che ridi, Pantana?”, questa stava parlottando privatamente con Uliano Salvatori e non in preda a “urla e provocazioni” all’indirizzo di Pizzichini. Secondo me, ci fai più bella figura se ammetti di aver perso le staffe al termine di un consiglio difficile e elettrico. A chiunque si può perdonare uno scatto d’ira, ci mancherebbe altro. Quale meccanismo perverso innesca, la politica, per cui una volta dentro non si può più ammettere di avere sbagliato né tanto meno riconciliarsi chiedendo scusa? Per me è un atto di grandissima civiltà fare il primo passo anche quando si ha ragione (figuriamoci quando si ha torto!). Pizzichini – da cui ti dissoci – ha compiuto un atto di grande civiltà. Anzi: è proprio da queste piccole cose che si può capire quanto siano veri, dopo, certi appelli alla pace, alla solidarietà, etc.
Filippo Davoli, sei molto disattento vediti bene la video registrazione, non mi sono mai sentito vero come in questa occasione. Per la mia cultura politica la sala del consiglio è un luogo molto istituzionale, purtroppo in questi ultimi tempi è divantata come un circolo ricreativo. Uomo o Donna al sottosacritto certi comportamenti e urla non vanno bene, altro che scatti d’ira. A tanti di voi diverte molto a me no.
Caro Ivano,
a me non diverte affatto. Un conto è l’enfasi che a volte si può usare per meglio potenziare alcuni passaggi di un intervento, un altro il clima da basso impero che spesso si respira quando c’è il consiglio comunale. Andrò a rivedermi il video, ma non so dove trovarlo e se è consultabile da chiunque. Sta di fatto, comunque, che l’autotutela credo sia vietata non solo nelle diatribe del popolo, ma anche in un consesso istituzionale: della serie che, se le cose stanno come dici, dovevi rivolgerti al Presidente del Consiglio, cui spetta redarguire e ricondurre all’ordine, e non difenderti da solo (non discuto, peraltro, che il presidente langue assai, nonostante i richiami: mi ricorda quelle mamme che urlando promettono sberle ai figliolini capricciosi, ma al dunque non gliele danno mai).
Un’ultima cosa (anzi, una penultima cosa): proprio perché si tratta di un “luogo molto istituzionale”, come giustamente affermi, dovresti egualmente redarguire (o meglio, far redarguire dal Presidente) il 98% del resto del Consiglio (e anche te stesso), perché l’atteggiamento di poca attenzione verso i colleghi là dentro ce l’avete, a turno, tutti quanti. Sennò è’ come quello che riprende uno che sta fumando al chiuso (e giustamente) mentre però, davanti agli occhi di entrambi, c’è un portacenere che gronda di mozziconi, alcuni dei quali nemmeno spenti bene…
L’ultima cosa, come premesso: dove festeggi il 22 agosto?
😉