I peccatori immersi per l’eternità nel Flegetonte

CIVITANOVA - Sono ripresi gli incontri danteschi alla Biblioteca «S.Zavatti» con il XII canto della Divina Commedia

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I Centauri che sorvegliano i dannati

di Walter Cortella

Alla presenza di un discreto gruppo di fedeli appassionati, l’Associazione Dantesca di Civitanova, guidata dal suo dinamico Presidente, Francesco Sagripanti, ha ripreso le letture pubbliche della Divina Commedia, proponendo il XII Canto dell’Inferno. Un canto in verità poco noto o, comunque, uno di quelli che rimane meno impresso nella memoria degli studenti. Nulla a che vedere con  quelli celebri di Paolo e Francesca da Rimini, di Farinata degli Uberti, di  Brunetto Latini o del con-te Ugolino, per citarne alcuni, forse perché in esso Dante non instaura con i dannati alcun dialogo. Non si rivolge mai ad essi direttamente, come se volesse di proposito ignorarli per non dare risalto al loro operato sulla terra, peraltro non sempre encomiabile. Una sorta di noncuranza nella quale c’è tutto il suo disprezzo per questi feroci peccatori.  Il XII Canto descrive le pene cui sono sottoposti coloro che in vita si macchiarono di gravi crimini contro il prossimo, i tiranni e quanti sparsero senza pietà il sangue altrui nell’esercizio spietato del potere. Essi ora, per la legge del contrappasso, sono costretti a rimanere immersi per l’eternità nel Flegetonte, il fiume infernale nel cui letto scorre sangue bollente. Anche questa volta a guidarci nella lettura sono state due insegnanti dei licei civitanovesi, Luisa De Luca e Silvia Riccobelli le quali hanno illustrato con ricchezza di particolari ciò che accade nel settimo cerchio dell’Inferno, con continui richiami ad opere letterarie dell’antichità e interessanti parallelismi con personaggi della mitologia classica. I loro commenti sono stati, come sempre, chiari, esaustivi e comprensibili anche per coloro che hanno poca dimestichezza con la Divina Commedia. Ci hanno condotto per mano nel primo girone, ai piedi di una imponente frana. Su, in cima, si erge il leggendario Minotauro, il mostro per metà uomo e per metà toro, rinchiuso nel Labirinto e poi ucciso da Teseo con l’aiuto di Arianna. Rabbioso come sempre, scarica su se stesso la sua ira, ma Virgilio lo placa: non deve temere, il suo compagno è lì solo per vedere a quali pene sono sottoposti i dannati.

Silvia Riccobelli e Luisa De Luca

Silvia Riccobelli e Luisa De Luca

La loro sorveglianza è affidata a migliaia di Centauri: colpiranno con frecce chiunque osi emergere dal sangue bollente più di quanto gli sia consentito dalla pena inflitta. Tre di essi si fanno incontro a Virgilio e Dante. Il loro capo è Chirone, maestro di numerosi eroi tra i quali Achille, Enea e Teseo. Gli altri due sono Nesso, che perdette la vita per amore della bella Deianira, moglie di Ercole, e Folo, figlio di Sileno, il dio degli alberi. L’ubbidienza e la grandezza di queste particolari creature, a metà tra uomo e cavallo, vengono poste da Dante in opposizione alla cieca bestialità del Minotauro appena incontrato. È a Chirone che si rivolge Virgilio: la volontà divina gli affida lo straordinario incarico di mostrare al suo compagno l’Inferno. Perciò è necessario che uno dei Centauri aiuti Dante a guadare indenne il fiume poiché «non è uno spirto che per l’aere vada». Il compito viene affidato a Nesso. E nell’attraversare il Flegetonte, il Poeta nota che ognuno dei dannati è immerso nel sangue che ribolle a seconda della gravità della colpa commessa. I tiranni, che fecero violenza contro le persone o il loro patrimonio, sono immersi fino agli occhi e tra questi Nesso gli indica Dionigi, il crudele signore di Siracusa, il feroce Ezzelino III da Romano, sanguinario despota della Marca Trevigiana e Obizzo II d’Este. Più in là, immerso fino alla gola, c’è appartato Guido da Montfort, autore di un efferato delitto durante una santa messa a Viterbo. Poi il livello del sangue pian piano diminuisce, fino a bruciare soltanto i piedi dei predoni e dei violenti meno gravi, ma Nesso precisa che dalla parte opposta l’alveo è così profondo che i dannati sono completamente sommersi.

Virgilio-e-Dante-incontrano-il-Minotauro

Virgilio e Dante incontrano il Minotauro

È lì che sconterà in eterno le sue colpe Attila, uno dei  personaggi più malvagi della storia, detto non a caso «il flagello di Dio». Gli fanno compagnia Pirro Neottolemo, il mitico figlio di Achille, il generale romano Sesto Pompeo e due predoni di strada, Rinieri da Corneto e Rinieri de’ Pazzi di Valdarno «che fecero a le strade tanta guerra». Dopo l’avvincente commento delle due docenti, come di consueto quattro giovani studenti civitanovesi (Elena Sagripanti, Mattia Storani, Marco Piras e Mariano Gasparroni) hanno fatto una lettura a più voci dell’intero canto. L’Associazione coinvolge di volta in volta gruppi di giovani lettori con l’obiettivo di avvicinare all’opera dantesca una fascia sempre più ampia di estimatori.



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