di Gabor Bonifazi
”Capitai a Macerata il giorno appresso la liberazione, tutta la città era imbandierata, non dimenticherò mai quelle scene di gioia, di entusiasmo, un lunghissimo corteo con banda, canti patriottici: m’inquadrai anch’io cantando a squarciagola, rimasi senza voce, ricordo bene. C’era un giovane vicino a me con una voce potente che copriva tutti, non ho mai saputo di che paese era. Percorremmo tutte le vie della città sino a giungere allo Sferisterio; molti oratori di tutti i partiti dicevano parole di fuoco contro l’abominevole fascismo. Terminata la cerimonia si sciolse il corteo”.
Queste impressioni, tratte da ”Autobiografia e memorie” di Alessandro Gabrielli, mio nonno materno, rappresentano una rara testimonianza di un periodo di esaltazione per la riconquistata libertà a Macerata. Un periodo che va dal bombardamento del 3 aprile 1944 all’arrivo simultaneo delle truppe della Nembo, della Banda Niccolò e delle divisioni ”Pino” (Polacchi) e ”Gatto Nero della Regina” (Inglesi) il 30 giugno del 1944. In fondo la città non fu liberata in quanto i tedeschi se ne erano già andati verso Filoltrano.
Sempre dal manoscritto inedito riprendiamo il passo seguente: ”Ecco il famoso bombardamento del 3 aprile 1944. Gli assassini, dopo aver eseguito l’immane tragedia, fecero retrocedere un’altra squadriglia, pronta a terminare la vile e inumana operazione. Dissero. “Macerata ha avuto la sua punizione”, come se la nostra Città fosse il Quartier Generale nemico. Farabutti!! Erano circa le ore 10 del mattino quando incominciò la scorribanda degli aeroplani: ”Casermette”, via Roma, piazza della Vittoria, corso Cavour, mura di Tramontana, ritornando al centro con l’intento di bersagliare la Casa del Fascio. Sbagliarono la mira, andarono distrutti edifici adiacenti. Io ero a lavorare in via Berardi, quando cominciò la musica, cioè lo sganciamento della prima bomba. D’impeto mi vestii e mi riversai per le mura di Tramontana non sapendo di andare incontro alla morte, perché quella era la traiettoria degli aeroplani, scavalcai la siepe con il filo spinato ferendomi alle mani, mi strappai il vestito e persi la chiave di casa; mi scutulai giù a carponi e a testa bassa mentre la squadriglia ci volava sopra. Chiusi gli occhi pensando è finita. Terminata l’incursione mi rialzai e presi a camminare, barcollavo e tremavo per la paura avuta. Traversai i campi fino a raggiungere una gabba, imbucai corso Cavour all’altezza del tornitore. Tutta la via era ricoperta di macerie e cose. Camminando sopra a queste raggiunsi pian piano il portone di casa. Arrivato in cima alle scale entrai e rimasi immobile credendo d’impazzire. Tutto aperto a giorno senza tetto. Nei giorni appresso ci fu l’assalto al deposito del grano, tutti corremmo con ogni mezzo, persino con le casse da morto: facemmo una bella provvista”.
Riprendiamo lo scritto al momento della Liberazione di Macerata: ”…poi arrivarono le truppe amiche, polacche e americane; un comitato preparò vino e panini imbottiti, ma i soldati, bene inquadrati e disciplinati, rifiutarono e proseguirono la marcia trionfale della Liberazione. Gli organizzatori ci rimasero male. Appresso ci fu una dimostrazione con tanto di banda improvvisata e canti patriottici. Così si cominciò a vivere tranquilli”.
Credo che a sessantotto anni dalla Liberazione di Macerata sia giunta l’ora di scrivere una pagina in memoria delle centotrenta vittime del bombardamento e di Scorpecci, il custode del campo sportivo barbaramente trucidato e mostrato al pubblico ludibrio nel bidone del carretto della spazzatura.
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Le iniziative a Macerata per il 30 giugno (leggi l’articolo)
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Purtroppo Macerata, al pari di tante città italiane, dovette subire i bombardamenti.
E purtroppo all’epoca, nonostante il bombardamento fosse quasi sempre contro obiettivi militari (caserme, industrie, nodi ferroviari, magazzini, ecc.) non di rado si finiva invece per colpire anche tutto quello che “stava intorno” agli obiettivi dichiarati, causando morti e distruzione tra la popolazione civile.
Anche Macerata, al pari di tate città italiane ed Europee, ha avuto i suoi lutti e le sue devastazioni; fortunatamente però Macerata non dovette mai subire un bombardamento a tappeto (o indiscriminato), dove l’unica ragione del bombardamento era terrorizzare ed ammazzare la popolazione civile poichè, volontariamente, si colpivano obiettivi non militari.
I “maestri” dei bombardamenti indiscriminati, con il preciso scopo di colpire ed ammazzare i civili, furono i nazisti che fecero le “prove generali” in Spagna (Guernica, oltre il 45% delle case distrutte con bombe incendiarie) per poi continuare/migliorare la loro tecnica assassina durante a II Guerra Mondiale (es: Londra, Coventry, Liverpool)
Per rappresaglia alle volontrie e pianificate incursioni nazifasciste sugli obiettivi civili, poi, anche gli alleati, allo scopo di fiaccare la volontà della popolazione tedesca, adottarono lo stesso barbaro sistema di bombardamento (es. Colonia)
vorrei sapere perchè il custode del campo sportivo fu trucidato e portato in giro nel carretto? dell’immondizia?
Quanto sarebbe bello dopo 70 anni riuscire a pacificare una nazione, finirla finalmente di raccontare solo una parte dello storia dove ci sono bombe intelligenti e bombe assassine, eroi e martiri, traditori e assassini, sono passati tantissimi anni e serve un paese che sia in grado di raccontare ai suoi figli una storia superpartes che faccia capire che certi errori non si debbano ripetere mai piú. Oggi nel 2012 che si debba ancora sentire parlare di partigiani bianchi, partigiani rossi, fascisti assassini, comunisti e anticomunisti é veramente triste, avvilente e fuori dal tempo.
Per guardare al futuro con una visione di un paese moderno e veramente pacificato bisogna abbattere i pregiudizi riuscendo almeno a rileggere la storia senza attaccarsi ancora sulla voglia di marcare divisioni e differenze ma attraverso un’analisi storica piú serena cercare di iniziare ad unire il nostro paese. Dopo 70 anni non solo sarebbe ora ma sarebbe il minimo che possiamo fare.
@ Giorgio Longarini
Ecco un’intervista di alcuni anni fa ad un “insorgente” maceratese che concorda con quanto più volte ho ascoltato:
Una storia sepolta, ma che ancora scotta. Perché a distanza di sessantuno anni si preferisce rispolverare i ricordi con il “nome di battaglia”, nascondendo la propria identità. Le ritorsioni sono sempre in agguato. A dimostrazione di come la pace e la pacificazione tanto sventolate sono ancora realtà lontane. E poi, del lungo elenco di persone accusate di “complotto fascista”, ne sono sopravvissute ben poche.
<Siamo stati in quarantadue ad essere messi in prigione. Avevo diciassette anni e tra noi ce n’era perfino uno di quattordici – racconta Francesco Mario Privato -. Eravamo tutti arruolati alla Repubblica Sociale, esclusi uno o due dell’elenco. Ma non fummo presi, perché dovevamo proseguire gli studi. Tuttavia non siamo mai riusciti a partire. Infatti, quando ci cercarono non ci trovarono perché eravamo sfollati>.
Ma che cosa facevate?
<Facevamo ostruzionismo agli alleati. Specialmente al reggimento inglese “Gatto nero della regina”. Ai polacchi no, erano nostri amici>.
In che modo?
<Con dei piccoli sabotaggi: rompevamo le cinghie di trasmissione delle gip, spaccavamo i generatori e di notte affiggevamo dei manifesti contro il governo instaurato. Nessuno di noi era armato. Eravamo un gruppo, il gruppo di arruolati che non riuscirono mai a partire perla RepubblicaSocialee che comunque erano in contatto. Eravamo pronti a partire, da un giorno all’altro, nel momento della ritirata. Seppi di far parte della Squadra d’Azione Segreta (Sas) solo quando ci arrestarono con l’imputazione di farne parte>.
Fu veramente un complotto fascista?
<Fu piuttosto un’insorgenza di giovani che non sopportavano il tradimento e che amavanola Patria. Volevamocontinuare la guerra per difendere l’onore. Per questo ci hanno chiamato “fascisti”. Ma se Badoglio avesse continuato la guerra, saremmo stati tutti badogliani.>.
E come è stata la condanna?
<Davvero pesante: cinque anni per disfattismo politico, cinque anni per tentata ricostituzione del partito fascista e altri cinque per collaborazione con il tedesco invasore. Per fortuna, però, stetti in prigione solo da marzo a settembre. Poi, ci fu l’amnistia di Togliatti e ci liberarono>.
Ricorda qualche aneddoto curioso?
<A questo proposito ricordo che Vincenzo Cresci, che era zoppo, era ricercato dal cosiddetto “lu cioppu de lu callarà”. Un personaggio che cercava i fascisti con “lu callà” sulla spalla sinistra e con il mitra su quella destra. Al sol pensiero Vincenzo diceva “ti immagini che figura ci faccio ad essere preso da un altro zoppo?”. Così andò direttamente a bussare al carcere di Santa Chiara, urlando “fatemi entrare che sono fascista!”>.
E Dante Scorpecci, lo spazzino che venne linciato l’11 maggio del ’45 perché fascista, se lo ricorda?
<Quando uccisero Scorpecci, ero in ospedale e seppi tutto in diretta. C’erano gli infermieri comunisti che,non so come, erano in collegamento con coloro che lo trucidarono. Scorpecci era andato al bar de “lu Ricciu” e venne assalito e preso a botte fino allo sfinimento. Pensavano che fosse morto e per questo lo gettarono nel bidone della spazzatura. Quando capirono che era ancora vivo, però, lo presero e lo impiccarono su uno degli alberi della piazzetta di fronte lo Sferisterio>.
Ha qualche rimorso?
<No. Quello che ho fatto non lo smentisco e non lo ripudio, anzi.>
@ Aragon
Ha perfettamente ragione! Purtroppo il destino mi ha riservato l’ingrato compito di onorare la memoria dei vinti. Tuttavia non mi sento ancora un reduce garibaldino e la penso come il Presidente:
«Ci si può ormai ritrovare, superando vecchie laceranti divisioni, nel riconoscimento del significato e del decisivo apporto della Resistenza, pur senza ignorare zone d’ombra, eccessi e aberrazioni.»
(Giorgio Napolitano, primo messaggio al Parlamento da presidente della Repubblica. 15 maggio 2006)
tipico esempio di vigliaccheria ITALIOTA,,prendersela con l ultimo…un custode…..che non aveva fatto niente…..e MAGNALBO..che se non sbalgio fino al 1943 era il podesta di Macerata…i vari gerarchi di Macerata?..nessuno se la è presa con loro?..ma si sa i vari gerarchi poi sono diventati tutti antifascisti…quindi continuano a contare ..e perciò è meglio farseli sempre amici….
Se guardiamo alle percentuali di consenso che il fascismo aveva prima del famoso 8 settembre ci accorgiamo che sfioravano l’80% della popolazione italiana, solo dopo pochissimi giorni questa grandissima percentuale diventava di antifascisti, basta questo dato per capire quello che successe in Italia in pochi giorni, i tantissimi ragazzi e adolescenti che erano stati cresciuti a pane, fascismo e patria che senza rendersene conto si trovarono dalla parte della RSI solo perché volevano mantenere e credere nei valori a cui erano stati educati, potete benissimo capire a quale sorte andarono incontro…………… Una nazione che non sà riconoscere, ammettere e perdonare la sua storia non ha futuro.
Fu distrutto il palazzo in via Mozzi davanti allo slargo da dove parte la scalinata per andare alle mura. Avevo 35 giorni e dormivo da solo 50 metri prima difronte al depositi dell’Impresa Musicanti ora Mensa utilitaria. Mia madre era dovuta andare al negozio che mia nonna aveva in via Matteotti (Attuale vetrina di Di Pietro). Bel ricordo vero?
Vigliaccheria ITALIOTA?????? MA sapete perchè si chiamava “scurpicciù” (scorpione) sapete a quante persone le sue delazioni ai repubblichini ha potrato atroci sofferenze!!! La vostra paccottaglia revisionista scritta da chi negli anni settanta brandiva L’ascia di “O.N.” sarà l’ennesima chicca che si venderà in librerie e circuiti di addetti ai lavori accanto a libri che magari ci spiegheranno come i lagher e l’olocausto sono dei falsi storici!!! Evitate di rispondermi….EVITATE!!!!!!!!!!!
SAREBBE BENE CHE BONIFAZI CONTINUASSE AD INTERSSARSI DELLA NOSTALGICA E RETORICA MEMORIA DEI NEGOZI SCOMPARSI DI MACERATA !!
LASCI STARE LE TANTE SOFFERENZE CHE IN QUEGLI ANNI SONO STATE INFERTE DAL FASCISMO E DAI REPUBBLICHINI !!!!!
SE TANTO INVOCA LA PACIFICAZIONE INCOMINCI ORA (VISTO CHE NON LO HA MAI FATTO NEGLI ANNI DELLA GIOVENTU’) A STARE ZITTO!!!!!
Nel 1966, a diciassette anni, mi iscrissi alla Giovane Italia e nel ‘68 aderii al Msi. Fu la prima ed ultima adesione ad un partito politico.
Vengo ai fatti che posso sempre documentare. Alcuni anni fa sono andato alla biblioteca comunale per consultare la raccolta della “Gazzetta delle Marche” sperando di trovare qualche elemento su Dante Scorpecci, quel fascista linciato nei dintorni dello Sferisterio l’11 maggio del 1945, quando mi sono imbattuto su una sorta di caso d’insorgenza verificatosi il 19 marzo del 1945. Macerata fu liberata il 30 giugno del 1944.
Nella Gazzetta delle Marche del 4 aprile 1945 si legge: “La Questura informa che, a seguito della conclusione parziale delle indagini in merito al complotto fascista scoperto nella nostra città, sono state denunciate all’autorità giudiziaria 21 persone, in stato d’arresto, che dovranno rispondere del delitto di cui all’art. 265 del codice penale.
Esse sono: Staffolani don Enrico, Piccioni don Primo, Pupo Alberto, Verzelli Giorgio, Emiliozzi Emilia, Marchesini Maria Luisa, Domizi Canzio, Marcolini Vinicio, Pannaggi Francesco, Ciarrocchi Benito, Bellesi Antonio, Crisofanelli Francesco, Lattanti Licio, Riccitelli Virgilio, Mancini Cataldo, Cresci Vincenzo, Bianchini Elio, Ugazio Carmela, Leombruni Marisa, Pieroni Vanda.
Altre dodici persone sono state denunziate a piede libero a cagione della lievità della loro colpa e soprattutto della loro poca età”.
La notizia mi sorprese anche perché molte di queste persone le avevo conosciute bene e non mi avevano mai raccontato questa loro storia. Per puro caso nell’elenco c’è pure un mio zio che mi ha accennato a piccoli sabotaggi verso i mezzi polacchi, a manifesti, a volantini, al fatto che portavano i fiori sulle tombe dei tedeschi e che avevano una radio che li collegava con la Repubblica del Nord. Forse poca cosa, non sono riuscito a capire se l’organizzazione si chiamasse sas o qualcosa del genere. Comunque andarono tutti in galera per diversi mesi.
Vorrei precisare che mio nonno era anarchico, antifascista ma non tanto obnubilato da giustificare il bombardamento di Macerata del 3 Aprile 1944. (Cfr. Alessandro Gabrielli in AA.VV, “Storia di Macerata: I Personaggi”, Vol. V, Macerata, 1993, p. 141.
Per quanto riguarda la mia presunta appartenenza a Ordine Nuovo vi suggerisco di andarvi a leggere l’infame libello: “Inchiesta sul neofascismo nelle Marche”, a cura di Lotta Continua.
Ricordo infine che il Muro di Berlino venne abbattuto il 19 nov. 1989.