Il Colle dell’Infinito arriva in Parlamento. Nei giorni scorsi Cronache Maceratesi aveva sottolineato il pericolo di nuove costruzioni sui luoghi cantati da Giacomo Leopardi (leggi l’articolo) minacciati dall’aumento di cubature, da costruzioni aggiuntive e da variazioni di destinazione permessi dal piano particolareggiato che dovrebbe essere inserito come variante al Piano Regolatore del Comune di Recanati. Anche il settimanale “L’Espresso” in edicola la scorsa settimana ha lanciato un grido d’allarme sulla situazione, focalizzando l’attenzione in particolare sulla possibilità di trasformare alcune costruzioni già esistenti in agriturismo e sulla decisione del Comune di Recanati di costruire un parcheggio su un terreno di proprietà del Centro Nazionale Studi Leopardiani per il quale è stato chiesto l’esproprio (leggi l’articolo).
Il deputato del Pdl Carlo Ciccioli, in virtù degli ultimi sviluppi e in attesa della riunione della commissione urbanistica che dovrà dare un parere sul piano urbanistico, ha presentato in Parlamento un’interrogazione al Ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan.
«Il Colle dell’Infinito di Recanati – scrive Ciccioli, ripercorrendo la vicenda che qualche anno fa interessò il Colle – ispiratore di uno dei canti più famosi di Giacomo Leopardi, dal 1952 è stato sottoposto a tutela paesaggistica. Nel 1997 il Consiglio Comunale di Recanati, dell’allora Giunta Ottaviani (Pd), ha approvato una variante del Piano Regolatore che prevedeva la ristrutturazione e l’aumento di cubatura di due case coloniche, a ridosso del colle. Nel 2000 due privati decisero di richiedere la concessione edilizia per la ristrutturazione e l’ampliamento delle loro proprietà. A tale situazione, il Sindaco Corvatta (Pdl), successore di Ottaviani, in un caso riuscì ad arrivare ad una mediazione proponendo una volumetria di pari valore in un’altra area, ma nel secondo caso il privato presentò un ricorso straordinario al Capo dello Stato. A tutela del Colle di Recanati si levarono le proteste dei Conti Leopardi eredi del poeta, del «Centro nazionale» di studi leopardiani, di Italia Nostra e del Fai, che si costituirono in giudizio a difesa del vincolo. Nell’attesa della decisione del Quirinale, seguirono una serie di ricorsi ed impugnazioni fino al 2004 quando il Tar emise una sentenza per cui venne ripristinato il vincolo di divieto assoluto di costruzione sul colle e ristrutturazioni vincolate nell’area che forma il celebre panorama.
Tuttavia nel 2005 venne accolto il ricorso al Capo dello Stato per cui, con tale disposizione, il vincolo fu nuovamente cancellato;
– l’Amministrazione comunale odierna, Giunta Fiordomo (PD), ha dato incarico all’Arch. Salvatore Dierna (già incaricato nella precedente amministrazione) di provvedere ad un piano particolareggiato che ponga limiti edificatori restrittivi da inserire come variante del Piano Regolatore al fine di salvaguardare in modo definitivo la zona del Colle dell’Infinito e nei prossimi giorni sarà in discussione in consiglio comunale».
La richiesta di Carlo Ciccioli è diretta:«Chiediamo se il Ministro per i Beni e le Attività Culturali non ritenga opportuno intervenire ripristinando il vincolo totale diretto e indiretto su tutta la zona del Colle dell’Infinito, luogo suggestivo e di grande prestigio culturale, storico-ambientale, rimasto immutato rispetto all’epoca in cui ispirava le odi di Giacomo Leopardi, evitando qualsiasi tipo di future speculazioni edilizie, in capo a quei 5 immobili, salvaguardati da una disgraziata decisione del 1997 che ha lasciato ai proprietari (presenti e futuri) “campo libero” su possibili ristrutturazioni, aumenti di cubatura e modifiche di struttura e di destinazione (è stato presentato un progetto di trasformazione dell’immobile in bed&breakfast o agriturismo)?»
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Caro Carlo,
Il paesaggio storico agrario è continuamente antropizzato. Ad esempio nelle nostre campagne sono scomparse le infinite siepi, le recinzioni tipiche, le strade sono state asfaltate, le coltivazioni mutate, ecc.. La premessa è parte integrante di un altro caso dell’infinito leopardiano che trovo di una comicità “insostenibile”.
Nel 1998 Vanni Leopardi si batté in tutte le sedi, Parlamento europeo compreso, per bloccare l’attraversamento di un elettrodotto lungo il colle dell’Infinito e scongiurare così uno scempio della memoria poetica nazionale. Si allungò di tre chilometri il tracciato dei piloni (una quarantina) per aggirare il colle a est, salvaguardando in questo modo il paesaggio che il poeta vedeva dalla finestra del suo palazzo. E così casa Leopardi si affiancò ai verdi e invitò gli italiani a votare per l’abolizione della servitù coattiva.. Ora però rimangono tristemente abbandonati diversi tralicci nella campagna dalle parti di Chiarino e non si capisce come possa arrivare l’energia elettrica senza i cavi dell’alta tensione. I casi sono due: o siamo in presenza di un’opera incompiuta e quindi i tralicci vanno demoliti o c’è una rete wirles che funziona senza cavi come il telegrafo di Marconi.
Infine credo che ora Giacomo Leopardi andrebbe a San Leopardo o al Babaloo in Suv.
Gabor,
oggi le linee si fanno perlopiù interrate…. per limitare l’impatto sul paesaggio. Forse è questo il caso che Lei descrive e se lo è, a breve devono eliminare i tralicci, per forza.
@ Gentile Dott. Ventrone,
lei crede davvero che qualcuno toglierà i tralicci e che il buon il buon Ciccioli con questo intervento referenziale possa risolvere qualcosa in un question time?
Ebbene guardi che fine sta facendo un altro luogo leopardiano: Palazzo Bello. L’edificio è noto ovunque per la descrizione che ne fece Giacomo Leopardi all’inizio dello Zibaldone:
Palazzo Bello. Cane di notte dal casolar al passar del viandante
Era la luna nel cortile, un lato
tutto ne illuminava, e discendea
sopra il continuo lato un raggio…
Dalla maestra via s’udiva il carro
del passegger, che stritolando i sassi
mandava un suon, cui precedeva da lungi
il tintinnio de’ mobili sonagli.
Anche questo edificio, nonostante fosse tutelato ai sensi della N. 1089/39 e inserito nella vecchia Guida TGI, fu oggetto negli anni Sessanta del Novecento di una interrogazione dell’On Simonacci.
In ultima analisi tutelare non coincide con salvaguardare e ritengo che Carlo Ciccioli avrebbe meglio difeso il paesaggio interrogando sui quei pannelli fotovoltaici che spuntano ovunque come gramigna.