
Francesca D’Alessandro, vicesindaca di Macerata
«Macerata ha già dato». È chiara la posizione della vice sindaca di Macerata, Francesca D’Alessandro, sulla discussione che riguarda l’individuazione del nuovo sito per la discarica provinciale.
«La nostra città – dice – non può e non deve essere nuovamente individuata come sede di discarica. Non per pregiudizio, ma per motivi sostanziali, ambientali, paesaggistici e procedurali che non possono essere ignorati». E allora entra nel merito della questione: «Macerata ha ospitato per decenni impianti e funzioni che hanno garantito la gestione dei rifiuti dell’intero territorio provinciale – dice -: la discarica della Pieve, attiva dagli anni ’60 fino alla metà degli anni ’80, che ancora oggi richiede monitoraggi e interventi; l’inceneritore del Cosmari, in funzione dal 1991 al 2013, una presenza che ha segnato profondamente il dibattito cittadino e l’ambiente; il problema, mai risolto del tutto, dei cattivi odori che colpiscono da anni le comunità di Sforzacosta, Casette Verdini, Piediripa, Collevario e aree limitrofe. Questi elementi descrivono una realtà inequivocabile: Macerata ha sopportato più di chiunque altro il peso della gestione dei rifiuti a livello provinciale. Una nuova discarica sarebbe un’ingiustizia ambientale e sociale».
D’Alessandro illustra poi la sua posizione in merito alle aree: «L’area di Botonto–Cervare non è un semplice spazio “libero” – dice -. È un luogo caratterizzato da un’elevata integrità paesaggistica, tipica della collina marchigiana, e da un valore ecologico documentato da studi scientifici. La recente richiesta, avanzata dal comitato No discarica Macerata e sostenuta da un’approfondita relazione dell’Associazione ornitologi marchigiani (Aom), evidenzia la presenza di 55 specie di interesse conservazionistico, tra cui 20 incluse nell’allegato I della Direttiva uccelli; la nidificazione di specie rare come ghiandaia marina, averla piccola e ortolano, indicatori di un ambiente agricolo ancora integro; la migrazione e lo svernamento di numerosi rapaci; l’esistenza di tutti i requisiti tecnico-scientifici per il riconoscimento della zona come Zps – Zona di protezione speciale, nell’ambito della rete “Natura 2000”. Per questo motivo la giunta comunale ha deliberato nell’ultima giunta l’avvio dell’iter per proporre alla Regione Marche l’istituzione di una Zps a Botonto–Cervare, con l’obiettivo di tutelare in modo formale e definitivo un’area di pregio naturalistico oggi minacciata da ipotesi di utilizzi incompatibili».
Altro elemento da tenere in considerazione secondo la vicesindaca è «la presenza nella zona adiacente del seminario internazionale Redemptoris Mater, nato con fondi del Giubileo del 2000, che accoglie ogni anno migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo; solo in questo anno circa 18mila. Il paesaggio e l’ambiente circostante dunque costituiscono parte integrante del valore spirituale, culturale e turistico della struttura. Una discarica comprometterebbe irrimediabilmente questa vocazione».
Per quanto riguarda l’aspetto procedurale per l’individuazione dei siti potenzialmente idonei, «si evincono oltretutto alcune incongruenze e storture. È necessario perciò che tali elementi siano approfonditi e corretti, affinché Macerata non subisca penalizzazioni né valutazioni approssimative che potrebbero condurre a decisioni ingiustificate. La questione delle discariche è complessa e riguarda tutti i territori. Per questo è indispensabile attendere il nuovo Piano regionale dei rifiuti, che dovrà definire criteri ponderati, trasparenti, oggettivi, condivisi, in grado di garantire scelte efficienti, eque e rispettose dell’ambiente e delle comunità locali. Solo un quadro normativo aggiornato e ben definito può consentire una localizzazione davvero responsabile degli impianti».
D’Alessandro evidenzia allora che si tratta di «una posizione non faziosa ma di tutela del territorio, della salute, della qualità della vita dei cittadini e del valore ambientale e culturale di un’area che merita protezione, anche per la presenza di strutture ricettive come B&b, agriturismi e colture biologiche. Questa non è chiusura a scapito di altri territori, anzi. È un ragionamento di un capoluogo di provincia proprio a tutela di tutti. Non si possono prendere decisioni importanti senza un quadro normativo aggiornato e condiviso. È una questione che riguarda tutta la Regione, non solo Macerata».
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fatela davanti casa mia a villa potenza tanto ormai avete distrutto tutto con la centrale elettrica. incapaci.