«Dietro le 88mila pensioni della provincia
vite di fatica e redditi insufficienti»
la lettera di Spi Cgil al prefetto

MACERATA - Stamattina una delegazione del sindacato ha consegnato a Giovanni Signer una missiva con le criticità contenute nell'ultima legge di bilancio. La segretaria Romina Maccari: «Donne più penalizzate, l'inflazione cresce e diminuisce il potere d'acquisto: il Governo corregga il tiro di una manovra iniqua»

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La delegazione Spi Cgil stamattina in piazza della Libertà

Stamattina, davanti alla Prefettura di Macerata, il sindacato pensionati Spi Cgil, insieme alla segretaria Romina Maccari, ha consegnato al prefetto Giovanni Signer una lettera per segnalare le criticità sociali e demografiche del territorio. L’iniziativa si inserisce all’interno della mobilitazione nazionale lanciata dal sindacato denominata “La lotta non ha età”, e nata in risposta ad una legge di bilancio ritenuta «iniqua per le classi più deboli e per i pensionati».

La lettera consegnata stamattina al prefetto fotografa territorio maceratese. La provincia di Macerata sta invecchiando rapidamente: il 26,5% della popolazione ha più di 65 anni, con una costante diminuzione dei giovani e quasi 10mila residenti in meno negli ultimi cinque anni, solo per il saldo tra nascite e decessi. Aumentano le persone anziane sole, in particolare donne, spesso con pensioni basse e carriere lavorative precarie o discontinue.

«Dietro le oltre 88mila pensioni della provincia ci sono vite di fatica e redditi insufficienti – dice Maccari le donne restano le più penalizzate, con assegni più bassi e minori tutele nella terza età. In un contesto di inflazione crescente e potere d’acquisto in calo, il sindacato chiede interventi concreti nella prossima legge di bilancio. In particolare, lo Spi Cgil Macerata sollecita il Governo ad adeguare le pensioni all’inflazione reale, ampliare la quattordicesima e rafforzare le pensioni minime, rendere il fisco più equo nei confronti dei pensionati, bloccare l’aumento dell’età pensionabile previsto dal 2027 e mantenere strumenti di flessibilità in uscita, riconoscere un numero maggiore di mansioni gravose, garantire tempi certi per il pagamento di Tfs e Tfr nel pubblico impiego e maggiori tutele contro la povertà. Non chiediamo privilegi ma rispetto, giustizia sociale e dignità per chi ha lavorato una vita e oggi fatica ad arrivare a fine mese».



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