Cardiologia al top, il primario Luzi:
«Diminuisce la mortalità per gli infarti.
Allarme cocaina e obesità pediatrica»

MACERATA - Il medico guida un reparto ai vertici nazionali, fanno 300 interventi l'anno per infarti acuti. «Un prossimo obiettivo è l’ambulatorio di Cardiogenetica all’Ast. Prevenzione? Una passeggiata 3 o 4 giorni a settimana aiuta. Più scarpe da ginnastica e meno poltrona»

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Mario Luzi (in prima fila, terzo da sinistra) con l’equipe del reparto

di Luca Patrassi

Una precisa scelta di campo, o di corsia, quella di Mario Luzi, da anni direttore della Cardiologia della Ast di Macerata dopo un brillante percorso formativo capitolino: «sanità pubblica, senza alcun dubbio». Il quadro clinico maceratese esposto da uno dei protagonisti della sanità marchigiana, in attesa dei dati Agenas e ricordando che da alcuni anni la Cardiologia maceratese è ai vertici nazionali per le performance registrate dal Piano nazionale esiti.

«I numeri dei ricoveri sono simili allo scorso anno – dice il primario -; non registriamo grandi variazioni in termini numerici ma ci sono differenze in termini di complessità di gestione dei malati, la maggior parte anziani, con più comorbilità che noi ci troviamo a gestire anche se questo non è un reparto per gestire le cronicità ma le acuzie. La prosecuzione delle cure è una criticità condivisa anche con altre unità operative come la Medicina, la Geriatria. Dovremmo cercare di sviluppare ulteriormente le cure domiciliari laddove possibile, aumentare la capacità recettiva di strutture come le lungodegenze e le cure intermedie; la popolazione invecchia sempre di più, i pazienti anziani hanno sempre più comorbilità come il diabete, le pneumopatie, neoplasie, insufficienza renale. Ci troviamo a gestire non tanto e non solo la patologia cardiovascolare ma pazienti complessi».

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Mario Luzi

I numeri: «Facciamo circa trecento infarti acuti l’anno, quelli che hanno necessità di andare immediatamente in sala Emodinamica ed altri 300 infarti in cui si può rimandare l’angioplastica. Altra patologia predominante è lo scompenso cardiaco acuto, le valvulopatie e la patologia aritmica, soprattutto la fibrillazione atriale che ha una incidenza del 2% nella popolazione generale con una incidenza che arriva al 10% nei soggetti oltre 80 anni; l’età stessa è un fattore di rischio insieme al diabete mellito, l’ipertensione arteriosa, lo scompenso cardiaco, l’obesità, le apnee notturne. Copriamo un vasto panorama di problematiche cardiologiche sia in acuto che in ricovero di degenza ordinaria grazie al servizio di emodinamica ed al laboratorio di elettrostimolazione  ed elettrofisiologia. Abbiamo una stretta collaborazione con la cardiochirurgia di Torrette dove vengono riferiti i pazienti che necessitano di interventi come il by-pass aorto-coronarico e interventi sulle valvole cardiache».

Un prossimo obiettivo: «Una cosa che vorrei fare insieme alla collega del laboratorio Analisi (Luisita Marinelli, ndr) è impiantare in Ast un ambulatorio di Cardiogenetica; la genetica sta diventando importante in termini di valutazione soprattutto di alcune cardiomiopatie, come le cardiopatie aritmogene e le cardiomiopatie che espongono i Pazienti ad un aumentato rischio di morte cardiaca improvvisa e allo scompenso cardiaco. La genetica ha un ruolo importante sia in termini diagnostici che prognostici ma anche di prevenzione sui parenti dei soggetti che sono affetti da queste cardiopatie. Ne abbiano parlato con la direzione aziendale che è ben predisposta a dare questo servizio che oggi eroga soltanto Torrette».

Si parla di invecchiamento della popolazione e di pazienti anziani ma qualche segnale di allarme arriva anche dai giovani: «Dal punto di vista epidemiologico tra i giovani non si notano grandi differenze rispetto a qualche anno fa, sicuramente ci sono fattori come l’abuso di droghe, in particolar modo la cocaina, che aumentano il rischio di malattie cardiache in primis l’infarto. Chi assume cocaina ha un rischio elevato di infarto dovuto spesso a un vasospasmo dell’arteria coronaria».

Un altro segnale allarmante: «Sto notando che c’è un aumento di obesità in età pediatrica con conseguente aumentato rischio nell’età adulta di problematiche come l’ipercolesterolomia, l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito. Sono tutti fattori di rischio che aumentano l’incidenza di malattie cardiovascolari. La prevenzione si fa a tavola: fondamentale è una corretta educazione alimentare a partire dalla famiglia e dalla scuola. Noi abbiamo una grossa tradizione in termini di corretta alimentazione ovvero la dieta mediterranea che si è visto essere preventiva di malattie cardiovascolari ed anche di patologie oncologiche. L’assunzione regolare di frutta, verdura, pesce e poca carne porta a riduzione del rischio cardiovascolare e delle neoplasie».

Risorse umane e tecnologie: «Dal punto di vista delle macchine siamo fortunati perchè le abbiamo di ultima generazione. Da non molto tempo abbiamo aperto due nuove sale angiografiche, una per l’elettrofisiologia/elettrostimolazione e l’altra per l’emodinamica, dotate delle migliori tecnologie. Per il personale a breve dovremmo andare a regime perchè le Università stanno formando tanti specialisti, tanti sono stati già assunti».

Cosa rileva rispetto a competenze e passione? «I neospecialisti sono ragazzi in gamba, preparati ed hanno già avuto modo di frequentare vari reparti tra cui anche il nostro che fa parte della rete formativa della Scuola di specializzazione  di Cardiologia dell’Università Politecnica delle Marche. Già da specializzandi alcuni medici vengono qui e partecipano alle attività del reparto, soprattutto nella gestione delle patologie nella corsia del Reparto ed in terapia intensiva. Sono ottimi ragazzi che possono lavorare bene fin da subito, poi è chiaro che l’esperienza serve, come in tutti i campi, per affinare le competenze. I giovani partono da una base molto, molto buona». 

Gli stili di vita: «Corretta alimentazione, non fumare e attività fisica che non vuole dire fare le maratone, basta andare a camminare tre, quattro volte a settimana, camminare un’oretta facendo 4/5 chilometri: si è visto da studi pubblicati in letteratura che la costante attività fisica ha una serie di benefici in termini di prevenzione di problematiche cardiovascolari in tutte le fasce di età. L’attività fisica è fondamentale, meno poltrona e più scarpe da ginnastica per camminare. L’attività fisica è importante anche nei soggetti cardiopatici».

La prevenzione: «Cerchiamo laddove possibile di fare prevenzione primaria ; la nostra attenzione tuttavia si rivolge prevalentemente alla prevenzione secondaria, ovvero per chi ha già avuto un evento cardiovascolare. Abbiamo a disposizione tutta una serie di presidi farmacologici per controllare la pressione arteriosa, ottimizzare i livelli della colesterolemia, della glicemia riducendo quindi il rischio di ulteriori eventi cardiovascolari. Più il colesterolo è basso e meglio è, a differenza di quello che si pensava una volta».

La comunicazione: «Non possiamo parlare evidentemente a tutti, cerchiamo di sensibilizzare le persone con cui entriamo in contatto e c’è grande attenzione. L’incidenza delle malattie cardiovascolari è rimasta sostanzialmente la stessa essendo ancora la prima causa di morte nei paesi occidentali; la mortalità per infarto si è notevolmente ridotta rispetto al passato perché, grazie alla rete marchigiana per il trattamento dell’infarto miocardico acuto, si interviene precocemente ed abbiamo tutta una serie di strumenti farmacologici per migliorare l’outcome dei nostri pazienti. L’obiettivo tuttavia è ridurre l’incidenza dell’infarto miocardico. Ci si sta muovendo verso la cosiddetta medicina sartoriale nell’utilizzo dei farmaci e probabilmente l’intelligenza artificiale ci aiuterà in questo». 

Il rapporto con il territorio: «Occorre un lavoro trasversale tra ospedale, ambulatori territoriali e medici di famiglia al fine di seguire al meglio i pazienti dimessi dal nostro reparto: occorre potenziare ancora di più la collaborazione tenendo in considerazione le risorse disponibili sia umane, ciascuno con le proprie competenze, ma anche tecnologiche come lo sviluppo della telemedicina».

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