
L’iniziativa di stamattina
«La tappa marchigiana di oggi della “Maratona per la pace” non è soltanto un evento: è un cammino che scegliamo di intraprendere insieme, passo dopo passo, intrecciando speranza e responsabilità. È l’avvio di un percorso fatto di gesti tangibili, come la campagna “Sos Gaza” capace di trasformare la solidarietà in azione, e l’indignazione in cura». Con queste parole il segretario generale di Cisl Marche Marco Ferracuti ha aperto, nell’aula magna “G. Bossi” dell’Università Politecnica delle Marche l’iniziativa Cisl per la pace.

Il segretario di Cisl Marche Marco Ferracuti
Gremita nei suoi 700 posti la sala, tra volti di studenti e di lavoratori, bandiere, uniti per testimoniare la volontà di pace. Saluti, testimonianze, dal rettore di Univpm Gian Luca Gregori alla giornalista Angela Iantosca, poi Christian Serafini , Valentina, Renzi, Mario Busti, Luigi Biagetti, Luigino Quarchioni, Marco Ciarulli, infine il giornalista Vincenzo Varagona che ha condotto la mattinata. Come osare la pace lo spiegano alcuni dei protagonisti della maratona. Riparte la riflessione di Ferracuti: «La pace non nasce dal silenzio, ma dall’impegno. La nostra organizzazione storicamente ha sempre assunto posizioni contro i conflitti. Sin dagli anni Cinquanta. Il Centro per lo studio della guerra di Oslo segnala il 2024 come l’anno in cui si è registrato un record storico di 61 conflitti. Ogni guerra, indipendentemente dalle sue cause, rappresenta un fallimento dell’umanità.
In tempo di conflitto, l’uomo tende a giustificare la violenza, a disumanizzare il nemico, a trasformare l’obbedienza in cieca sottomissione. Le parole creano narrazioni: chi controlla il linguaggio controlla la percezione della realtà. È una deriva che ad esempio sta da tempo trascinando a fondo il dibattito politico negli Usa, e purtroppo si iniziano a intravedere tracce anche nel discorso pubblico italiano.
La guerra nasce quando il linguaggio si svuota di significato. Per questo più volte, nel corso di questi ultimi anni, ci siamo detti che dobbiamo “disarmare le parole,” ossia restituire loro verità e umanità. È una scuola di pace quotidiana, che può essere costruita in tutti i luoghi in cui si svolgono le nostre relazioni più significative. Anche quindi nei luoghi di lavoro».

Padre Gabriel Romanelli in diretta da Gaza
Da Gaza la testimonianza in diretta di padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa della Sacra Famiglia: «Le città della Striscia sono state “tritate”, quella che è rimasta più in piedi è Gaza City ma non c’è un palazzo che non abbia ricevuto un colpo, non c’è una casa dove non si pianga un morto. Dicono che la tregua regge, non abbiamo i bombardamenti forti ma da ieri ad oggi abbiamo avuto 94 morti. Entrano pochissimi aiuti umanitari. Chi può aiutare anche economicamente lo faccia, bisogna essere generosi e pensare al bene degli altri».

La riflessione dell’arcivescovo Mauro Lalli: «Una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante ha detto Papa Leone XIV. La Chiesa può essere osservatrice del barometro della storia, non basta però osservare ma giungere all’azione con comportamenti concreti e coerenti. Ogni azione per la pace deve essere concorde e ordinata per essere efficace e per tutelare i più vulnerabili. Il disarmo è un imperativo morale, la produzione e l’accumulo di armi nucleare vanno in senso contrario. Il piano di tregua è un passo avanti, la pace non è solo la firma, è la costruzione di fiducia. Dovremo uscire dalla logica di emergenza, la pace deve essere un metodo, un sistema di vita».
Conclusioni affidate al segretario nazionale Cisl Andrea Cuccello: «La maratona è una marcia lunga che va affrontata con passo lento, ma deciso. Viviamo una fase complessa, segnata da troppe guerre, alcune dimenticate. Ci sentiamo artigiani della pace e come tali vogliamo agire nella società, con responsabilità, discernimento e consapevolezza del contesto in cui operiamo, lontano da ogni populismo. Guardiamo al mondo, ma anche dentro di noi: la Maratona della Pace prosegue in tutta Italia».
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