De Piscopo rapisce il Lauro Rossi:
il racconto di una vita nel jazz
tra aneddoti e percussioni (Foto)

MACERATA - Teatro sold out per il secondo appuntamento con il festival "Macerata jazz". Ospite il maestro napoletano della batteria che ha offerto un'esibizione elettrizzante alternata con incredibili ricordi. Forte il pensiero all'amico fratello Pino Daniele

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Tullio de Piscopo abbraccia il teatro Lauro Rossi tra gli applausi

di Marco Ribechi

Tullio De Piscopo infiamma il Lauro Rossi, pienone e pioggia di applausi al secondo appuntamento di Macerata Jazz. È stato un concerto speciale quello offerto al pubblico maceratese da uno dei pilastri della batteria italiana. “I colori della musica”, show che ha ripercorso gli oltre 60 anni di carriera dell’artista napoletano, ha catturato l’attenzione e i cuori degli spettatori presenti in sala, travolti da un livello musicale eccelso e da uno spirito partenopeo davvero coinvolgente.

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De Piscopo, 80 anni il prossimo gennaio, accompagnato da Stefano Gajon ai sassofoni e tastiere, Gianluca Silvestri alle chitarre, Daniele La Belli al piano e tastiere, Alessandro Simeoni al basso e infine Rosario Di Giorgio alle percussioni, ha alternato le suite strumentali a piacevoli racconti in cui ha ricordato la collaborazione con molte star della musica nazionale e internazionale.

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Il primo saluto è per James Senese, tra i sassofonisti più noti al mondo, ma in seguito sono stati ricordati anche il pilastro della musica argentina Astor Piazzolla, il maestro Franco Battiato, il celeberrimo produttore Quincy Jones, e poi Chet Baker, Tony Mimms, e moltissimi altri produttori e musicisti della scena jazz e leggera mondiale. Citato a più riprese anche il pianista e compositore maceratese d’adozione Mike Melillo, a cui è stato dedicato più di un applauso. I ricordi più sentiti però sono andati ovviamente all’amico-fratello Pino Daniele con cui ha praticamente condiviso un’intera vita musicale.

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Il concerto si è aperto con un’introduzione dal sapore metropolitano, di periferia, dove suoni disturbanti hanno poi lasciato il posto ai vari generi musicali presentati durante l’esibizione. Sono appunto i colori della musica, come titola l’appuntamento, che nel caso di Tullio De Piscopo vanno dal jazz al funky, dal blues al rock passando ovviamente per il piglio napoletano fuso con un’anima latina. De Piscopo ha infatti avuto molte collaborazioni con i pilastri della musica brasiliana come Toquinho e Vinicius de Moraes. I racconti degli anni passati si accompagnano ai brani musicali. Il pensiero torna alla prima batteria, comprata con le cambiali, e al fratello Romeo, musicista anche lui, scomparso a 21 anni dopo un concerto alla base Nato di Bagnoli. I brani sono “Namina”, «una melodia che avevo sempre in testa mentre prendevo il treno da Napoli per Milano e ritorno, dove andavo ad incontrare i grandi produttori musicali», “Stop Bajon”, “E allora allora”, «Era ancora senza testo quando un sacerdote a Faenza mi diede un bigliettino. Dentro c’era scritto un sorriso vale tanto e così nacque la canzone. Sono quelle cose che in qualche modo devono succedere».

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Ogni sessione musicale travolge il pubblico che, a più riprese, non può trattenere il battito delle mani a tempo mentre qualcuno si alza anche per ballare. Ma a creare ancor più l’atmosfera di un locale jazz-blues sono gli infiniti aneddoti, raccontati in dialetto napoletano, che De Piscopo utilizza per condire la sua performance strappando a volte risate a volte calorosi applausi. «Oltre 3800 registrazioni ho eseguito nella mia vita» confida il batterista prima di raccontare del suo fantastico incontro con Astor Piazzolla «che in principio credevo essere un fisarmonicista romagnolo», con cui ha poi scritto la parte delle percussioni della celeberrima Libertango.

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A chiudere lo show l’immancabile “Andamento lento”, forse il suo successo più radiofonico, seguito da un omaggio a James Brown e ai Blues Brothers. Richiamato dai lunghi applausi dopo i saluti Tullio De Piscopo rientra sul palco per un ultimo aneddoto e un ultimo brano: «Ogni mattina mi alzavo verso le 9, Pino era già in piedi con la chitarra in mano. Ci facevamo un caffè e poi mi diceva “Iamme a”, che significava che dovevo suonare qualcosa da solo improvvisando, per avere nuovi spunti. Così sono nate le Conversazioni con Pino». A questo punto, il momento di pathos, luci abbassate, una fioca illuminazione rossa fa appena intravedere l’artista alle prese con un lungo assolo di batteria che, in una dimensione più universale, ha intrecciato ancora una volta i fili delle sue bacchette alle magiche corde della chitarra di Pino Daniele. E appunto una delle loro conversazioni.

Il prossimo appuntamento con Macerata Jazz sarà l’8 novembre sempre al Lauro Rossi con Emiliano d’Auria e Brooklin Bound nello spettacolo “Meanwhile.

(foto Silvestro Viale)

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