«Rsa, Acquaroli incrementa le rette:
aumenti fino al 75%»

IL CASO sollevato da Pd e Avs. I dem Romano Carancini e Antonio Mastrovincenzo: «Cinica, ostinata e implacabile volontà della giunta di fare cassa sulla pelle delle famiglie che vivono situazioni di fragilità». I candidati di Alleanza Verdi Sinistra Tommaso Corvatta e Patrizia Sagretti: «Solo nelle Marche meloniane a carico del paziente pure i minuti in più dell'infermiere»

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Romano Carancini, consigliere regionale Pd

Centrosinistra in subbuglio dopo che la giunta regionale, lo scorso 29 luglio, ha dato l’ok alla delibera con la quale aumenta le rette a carico degli ospiti delle residenze protette.

Pd all’attacco con la coppia Romano Carancini-Antonio Mastrovincenzo. «Non conosce fine la cinica, ostinata e implacabile volontà della giunta Acquaroli di fare cassa sulla pelle delle famiglie che vivono situazioni di fragilità – tuonano i due consiglieri regionali – neanche al termine di questa legislatura che passerà alla storia delle Marche come quella che più si è accanita sui più deboli, si prova a dare un segnale di controtendenza. È dello scorso 28 luglio, infatti, la delibera della giunta regionale che, con valore retroattivo, dal 1 luglio aumenta le rette a carico degli ospiti delle residenze protette, portando l’attuale quota di 33 euro al giorno a 40,57 euro e fino a 54,48 euro per le persone affette da demenza. Non solo, è prevista pure la possibilità di un ulteriore aumento fino al 75% della quota. Di fatto, un utente potrebbe arrivare a pagare fino a 95,34 euro al giorno. Si tratta di un ultimo colpo pesantissimo per le famiglie marchigiane che mostra ancora una volta l’insensibilità della destra in tema di politiche sociali. D’altra parte, il fatto non ci sorprende più di tanto, considerato che fin dall’inizio del loro mandato, Acquaroli e Saltamartini hanno sempre evitato di affrontare il tema delle Rsa in maniera sistemica, come invece sarebbe stato necessario e come abbiamo ripetutamente (e inutilmente) chiesto in aula con mozioni, interrogazioni ed emendamenti al bilancio, specialmente dopo la fine della pandemia da covid-19, i rincari dell’energia e l’impennata dell’inflazione: tutti fattori che hanno fatto drammaticamente moltiplicato i costi a carico degli enti gestori».

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Tommaso Corvatta, candidato consigliere regionale di Avs

Stesso tono per Alleanza Verdi Sinistra, che rilancia con i due candidati alle prossime regionali Tommaso Corvatta e Patrizia Sagretti. «Probabilmente, per Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia è giusto che sia così – ribadiscono i due – è dal periodo covid che i gestori lamentano insufficienza di risorse. Questi hanno avuto due ristori per una cifra complessiva di circa 20 milioni che hanno ritenuto insufficiente. Per questo motivo, hanno aumentato le rette in modo variabile fino a 300 euro al mese, fino a richiedere l’aumento della quota sanitaria, ottenuta nel 2023 (da 33,5 a 40,57, a 50,48 per le demenze). La protesta di questi enti è proseguita fino ad oggi, quando la maggioranza di destra, con l’intervento Multileva ha trovato 20,9 milioni di euro, aumentando la quota sanitaria e affermando di applicare la normativa sui Livelli essenziali di assistenza. La normativa dei Lea del 2017 stabilisce che le rette per le residenze protette convenzionate sia costituita per il 50% a carico del Sistema sanitario nazionale e per il 50% a carico dell’utente o della sua famiglia come quota di compartecipazione. Questo è vero ovunque, tranne nelle Marche meloniane. Esiste un allegato nella normativa regionale che prevede quote aggiuntive a carico degli ospiti non solo per richieste individuali, come può essere il parrucchiere, ma anche per spese generali di benessere o di gestione della struttura, ad esempio la manutenzione del giardino o la certificazione Iso e così via. Viene compresa la possibilità per l’ente di far pagare all’assistito anche i minuti in più dell’infermiere o dell’operatore sociosanitario. Insomma, Acquaroli rischia di far aumentare la quota da pagare dei nostri anziani e delle loro famiglie fino al 75%. C’è di più: la norma proposta è retroattiva, quindi questo meccanismo si è innescato lo scorso 1° luglio e ha comportato che per entrare in queste residenze si firmi un contratto con una quota sociale diversa. La domanda è se gli aumenti mensili applicati (fino a 300 euro), in questi ultimi anni, siano assorbiti o meno dalle nuove rette. La posizione di Alleanza Verdi Sinistra è chiara: va valutato il costo reale del servizio e su questo ci sarà una suddivisione 50 e 50 tra Ssn e compartecipazione dell’utente e della sua famiglia. La quota deve essere determinata seguendo i criteri del suo Isee. Inoltre, è necessaria un reale definizione del fabbisogno di letti, della nuova residenzialità e un ragionamento sulla qualità della vita degli ospiti di queste strutture».



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