L’avvocato Giuseppe Bommarito
di Giuseppe Bommarito*
GeOverdose è un sistema informatico geografico, interfacciato ad un sito internet, che visualizza in tempo reale i decessi e gli eventi acuti a rischio morte correlati a droga e alcol (Geoverdose.it), distribuendoli per ogni singola regione e precisando la causa e la sostanza responsabili dell’episodio letale.
Il sito registra però solo le morti sicuramente attribuibili a droga o alcol, non quelle per le cui cause della morte sono incerte oppure da accertare tramite esami autoptici e tossicologici. Quindi i numeri delle vittime della droga e dell’alcol riportati da GeOverdose sono ampiamente sottostimati, anche perché (e questo vale pure per le statistiche ufficiali curate dal Dipartimento Nazionale Antidroga) mancano all’appello quasi tutte le morti dovute alla cocaina – dovrebbero ormai essersi molto avvicinate a quelle dovute all’eroina –, in spaventosa crescita perché le famiglie, quando si verifica un decesso per morte o ictus legato con tutta evidenza alla polvere bianca, preferiscono, per paura dello stigma sociale anche “post mortem”, che si parli di morte per cause naturali. Tuttavia i numeri forniti da GeOverdose, anche se incompleti, sono utili per capire quali sono le zone più colpite, se in alcune regioni si verificano dei picchi di decesso (in tal caso in genere il Dipartimento invia degli “alert” che stanno a significare roba troppo forte in circolazione o tagliata male), se stanno arrivando nuove sostanze sintetiche psicoattive.
Ebbene, il sito in questione registra da gennaio sino alla fine di questo mese di luglio 2025 46 decessi, prevalentemente correlati ad eroina, di cui (come risulta dalla foto allegata) ben 19 attribuiti alla fascia dell’Italia Centrale, così distributi: 4 in Abruzzo, 2 nelle Marche, 1 in Emilia-Romagna, 4 in Umbria, 3 in Toscana e 5 nel Lazio, con una sproporzione notevole, quindi, rispetto ai ben più vasti territori del Nord e del Sud dell’Italia. E, poiché la maggior parte dei rifornimenti delle sostanze spacciate in tutti i territori del centro Italia vengono acquistati a Roma presso i gruppi albanesi che ormai nella capitale hanno preso l’egemonia del traffico di stupefacenti, c’è da cominciare a pensare che queste forniture siano estremamente pericolose per il loro dosaggio o per qualche azzardata sostanza da taglio.
La tabella del sito Geoverdose
C’è anche da pensare ad una regia unica del traffico di droga in tutta questa zona mediana dell’Italia, che parte dai forti gruppi albanesi dediti al traffico e allo spaccio minuto radicati nel versante adriatico che acquistano la morte a Roma, magari a prezzi scontati per familiarità etnica o per qualche parentela, e poi la portano tramite corrieri nelle regioni di loro egemonia criminale e la distribuiscono a piene mani, senza sosta e senza pietà, arricchendosi in maniera spaventosa sulla pelle di tanti giovani. Il tutto favorito dalle infrastrutture veloci che con poco più di due ore collegano la costa adriatica a quella tirrenica. Auto con piccoli vani abilmente nascosti, oppure viaggi di corrieri a volte insospettabili in treno o in autobus, tutto serve a eludere i controlli, necessariamente a campione, delle forze dell’ordine.
Tra questi gruppi c’è sicuramente quello che da decenni egemonizza il traffico di droga a Macerata e dintorni, fortemente impegnato anche nel riciclaggio e nella corruzione diffusa, con una struttura molto articolata e con due grossi locali pubblici cittadini che da anni fungono di fatto da centri di distribuzione. Si tratta di un gruppo albanese di etnia sinti, ben conosciuto dagli inquirenti, che sta in qualche modo recuperando le perdite dovute alla recente fuoriuscita dai suoi ranghi di un elemento molto attivo e capace (ovviamente in senso delinquenziale), già corriere e depositario, impegnato da tempo a costruire un gruppo tutto suo, con nuovi collegamenti e fornitori a miglior prezzo, marcato stretto dalle forze dell’ordine proprio per la sua impetuosa crescita e forse anche per qualche soffiata della concorrenza.
Nel panorama maceratese va altresì registrato il permanere di una diffusa conflittualità tra egiziani, ufficialmente attribuita a questioni di lavoro e alle discutibili decisioni di alcuni “caporali”, ma in buona parte dovuta in realtà a faccende di droga. In particolare, si stanno creando litigi, per motivi di prezzi diversi e quindi di concorrenza, tra alcuni egiziani che acquistano “roba” in zona dai marocchini, come sempre fatto, e altri che invece hanno iniziato a comprare a Bologna, dove esiste una sorta di casa madre di tanti trafficanti di nazionalità egiziana. Da qui i frequenti conflitti.
Giorni fa, a dimostrazione della estrema gravità della situazione, a Civitanova un altro uomo è andato in overdose in un Bed and breakfast, e, per sua fortuna, è stato salvato in extremis dai soccorritori grazie al Narcan, il farmaco salvavita che blocca gli effetti degli oppioidi, in particolare la depressione respiratoria che porta alla morte. Poteva essere l’ennesima vittima di questa tragedia infinita. Altri due giovani erano andati in overdose nelle settimane scorse, a Macerata e sulla costa. Nell’ultimo caso, quello del B&b, si è parlato sulla stampa di un mix di eroina e fentanyl, ipotesi che potrà essere avvalorata solo dagli esami tossicologici in corso, ma che non è certo da escludere.
Il fentanyl, infatti, è un potente analgesico che negli Stati Uniti e in Canada da un decennio sta facendo delle stragi immani (ogni anno tanti decessi quanti ce ne sono stati per tutta la durata della guerra in Vietnam, una cosa allucinante), è cento volte più potente e più tossico dell’eroina, ha minori costi di produzione, è facilmente trasportabile ed occultabile nelle zone di maggior consumo, garantisce una più veloce dipendenza. I trafficanti, dal loro punto di vista, che si basa esclusivamente sulla ricerca del maggior profitto, hanno quindi buoni motivi per farne uso, stando però attenti a non esagerare perché ne basta una quantità minima per mandare in overdose e, spesso e volentieri, anche per uccidere. Purtroppo, anche se con numeri ancora molto limitati, è già successo pure in Italia. E, come è evidente, un tossicodipendente morto non può essere più un buon cliente.
*Presidente Ass.ne “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”
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