«Noi siamo vincitori e invece
ci troviamo senza ruolo e senza tutele.
Qual è questo errore insanabile?»

SCUOLA - Lettera aperta dei 59 insegnanti che si sono visti cancellare il decreto con il quale entravano in ruolo nelle primarie della regione: «Avevamo confermato disponibilità, organizzato trasferimenti, affitti, vite e ci ritroviamo senza nulla in mano. Con il paradosso che chi ha fallito avrà una seconda possibilità. Chiediamo rispetto, ci sentiamo dei figli di nessuno»

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banchi«Siamo un gruppo di vincitori. Non idonei, non rinunciatari, non assenti. Vincitori. Eppure, oggi ci troviamo senza un ruolo, senza risposte, senza tutele». È l’amara condizione in cui si trovano i 59 insegnanti che hanno visto annullata la graduatoria per le scuole primarie delle Marche che li avrebbe fatti diventare di ruolo. Una beffa atroce che li priva di un risultato raggiunto dopo mesi di lavoro, studio ed esami.

«Nel frastuono di comunicazioni, decreti e smentite, manca qualcosa di essenziale: la nostra voce – scrivono i 59 in una lettera aperta – nessuno sembra ascoltarla, nessuno pare preoccuparsene. Siamo diventati spettatori silenziosi di una vicenda che ci riguarda profondamente e che sta cambiando radicalmente le nostre vite. Nessuno di noi avrebbe mai voluto trovarsi in questa situazione. Abbiamo affrontato prove, attese, sacrifici personali e familiari. E infine, con emozione, accolto la notizia della vittoria in un concorso tanto atteso quanto temuto. Avevamo scelto scuole, confermato disponibilità, organizzato trasferimenti, affitti, vite. Ma tutto questo è stato spazzato via da un decreto che annulla la graduatoria e le prove orali a causa di un “errore materiale insanabile”, di cui, ad oggi, non conosciamo né l’entità né il contenuto. Nessuna spiegazione ufficiale. Le griglie? “Presunte”. Per conoscerle dobbiamo ora avviare noi una richiesta di accesso agli atti. Eppure, le valutazioni ci sono state: le domande erano chiare, precise e coerenti con la classe di concorso. Abbiamo sostenuto prove che hanno toccato aspetti disciplinari, linguistici, normativi, didattici. Dov’è, allora, l’errore insanabile? Chi lo ha commesso? E perché, se esiste, si colpiscono solo i vincitori?».

C’è un ulteriore aspetto che i docenti non vogliono ignorare. «La prova scritta era unica e identica per entrambe le classi di concorso: infanzia e primaria – sottolineano – stesse domande, stesso tempo, stessa struttura, stessa valutazione numerica. A cambiare era solo la griglia di correzione della prova orale. Ma allora ci chiediamo perché? Perché si sceglie la via più distruttiva, la più penalizzante, la più ingiusta? Noi non stiamo chiedendo favori, né scorciatoie. Stiamo chiedendo che venga esercitata una volontà istituzionale chiara, una responsabilità amministrativa che valuti soluzioni giuste e proporzionate, nel rispetto di chi ha superato tutte le prove, con le proprie competenze e il proprio impegno. Il paradosso è evidente: mentre noi veniamo estromessi senza appello dalla nomina in ruolo, con sede già accettata, a tutti indistintamente verrà concessa una seconda possibilità. E mentre l’Ufficio scolastico regionale si protegge dietro l’autotutela e il parere tecnico di non sanabilità (tutto da verificare), a noi non viene riconosciuta alcuna tutela. Siamo costretti a rinunciare a ruoli già assegnati, sacrificare spese, stabilità, serenità. È giusto questo? È questa la scuola meritocratica che ci viene promessa?».

Nelle Marche, il contingente di immissioni in ruolo per il 2025 è ampio. Ma ora tutto è fermo, nonostante le rassicurazioni dell’Ufficio scolastico regionale. «Blocchiamo, nostro malgrado, nomine attese da anni da colleghi di concorsi precedenti – proseguono i 59 – non per nostra volontà. Siamo diventati, senza volerlo, il capro espiatorio di un sistema che fatica a prendersi le proprie responsabilità. Lo diciamo chiaramente: non ci opponiamo alla giustizia. Vogliamo che sia fatta chiarezza. Vogliamo leggere gli atti, comprendere gli errori. Ma non accettiamo che l’unica soluzione sia ricominciare da capo, come se nulla fosse accaduto, come se il nostro merito fosse carta straccia. Come se la nostra dignità professionale non avesse valore. Chi pagherà per le conseguenze? Per i danni morali, economici, familiari? Chi ci restituirà il tempo, l’energia, la salute sottratta? Chi ci garantirà che non accadrà di nuovo? Siamo 59 vincitori. E oggi siamo, a tutti gli effetti, “figli di nessuno“. In un Paese che proclama a gran voce la meritocrazia, ci chiediamo se esistano ancora figli di qualcuno e figli di nessuno. Perché oggi, a guardar bene, chi ha studiato, ha superato tutte le prove ed è risultato vincitore, è proprio colui che viene lasciato per ultimo. Chiediamo rispetto. Chiediamo giustizia. Chiediamo di essere ascoltati. Chiediamo semplicemente il ruolo che ci siamo onestamente meritati».

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