Cecilia Cesetti
La minoranza consiliare di Mogliano, composta da Cecilia Cesetti, Alessandro Cinti, Ilenia Marcattili e Flavio Zura, ha abbandonato l’aula nel corso del consiglio comunale del 31 luglio. Una decisione forte, annunciata con una dichiarazione ufficiale, «maturata – spiegano i consiglieri – dopo il mancato inserimento nell’ordine del giorno della mozione di sfiducia politica contro il consigliere di maggioranza Riccardo Castellani».
Il caso era esploso durante la seduta consiliare del 14 maggio scorso, «quando lo stesso consigliere Riccardo Castellani, intervenendo pubblicamente e a microfono aperto, aveva ammesso di aver chiesto all’allora sindaco Cesetti una “interpretazione flessibile” della normativa Imu. Lo scopo? Ottenere per la propria attività economica, un ristorante, una riduzione della tassa pur sapendo di non possedere i requisiti previsti dalla legge. Castellani ha parlato apertamente della possibilità di “raggirare la norma” e di utilizzare un “cavillo normativo” per ottenere un vantaggio personale. Parole gravi – secondo i consiglieri di minoranza -, pronunciate senza esitazioni da un rappresentante istituzionale nel corso di una seduta pubblica del consiglio comunale, integralmente registrata e consultabile».
Di fronte a quella che i consiglieri di minoranza hanno definito «una crisi etica, prima ancora che politica», il gruppo ha depositato il 23 giugno una mozione di sfiducia per chiedere un’assunzione di responsabilità politica. Tuttavia, il documento non è stato inserito all’ordine del giorno del consiglio comunale del 31 luglio, «a seguito di un parere del segretario comunale che ha ritenuto la mozione “improponibile e improcedibile”. Un parere che non trova alcun fondamento né nel Testo Unico degli Enti Locali, né nello Statuto o nel Regolamento comunale», rimarcano i consiglieri di opposizione».
A destare ulteriore preoccupazione al gruppo di minoranza è stata la scelta del sindaco Luchetti «di non prendere posizione sull’inserimento della mozione, delegando ogni decisione al parere tecnico del segretario che ha così esercitato un ruolo politico oltre i propri poteri». Un atto che la minoranza definisce «un’omissione politica grave e una ferita alla democrazia locale. Chi chiede di aggirare le regole – si legge nella nota della minoranza – non può continuare a scriverle. E chi, come la maggioranza, sceglie di tacere, si rende complice di un messaggio pericoloso: che le istituzioni possono piegarsi a convenienze personali».
Con l’uscita dall’aula, i consiglieri di minoranza hanno voluto denunciare «l’assenza di trasparenza e di assunzione di responsabilità da parte della maggioranza. E hanno annunciato la presentazione di una nuova interrogazione consiliare. In attesa della prossima seduta consiliare, la vicenda resta aperta. Ma per la minoranza la questione ha già superato i confini del caso personale: non è solo Castellani a essere in discussione. È la credibilità dell’intero Consiglio. Quando le regole valgono per alcuni ma non per altri, quando la trasparenza viene aggirata con cavilli, non siamo più di fronte a una crisi politica. Siamo dentro una crisi etica».
Qualcuno sopra nei commenti se la ride, ma onestamente cè poco da ridere su certe cose qui si parla di gestione pubblica, non di barzellette.
Qualcuno ha detto ieri sera che la mozione di sfiducia per un consigliere comunale non esiste.....!!! Leggasi art 52 TUEL D.Lgs 267/2000.
Primo, La mozione di sfiducia nei confronti di un consigliere comunale non esiste, ma esiste la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco o del presidente della provincia, e della relativa giunta. Questa mozione, se approvata a maggioranza assoluta dei componenti del consiglio, comporta la decadenza dalla carica degli sfiduciati. L'articolo 52 del TUEL (D.Lgs. 267/2000) disciplina proprio questo. Questa è una cosa seria.
Prima di uscire dall'aula del consiglio, la minoranza ha consegnato al segretario , con riesca di lettura, un chiarimento riguardante il Punto 4 all'ordine del giorno: "Riconoscimento di debito fuori bilancio ai sensi dell'art 194 co. 1, lett. e del d.lgs 267/2000" La somma in oggetto, pari a 83.403,10 non deriva da alcuna irregolarità sostanziale né da scelte politiche poco trasparenti. Si tratta di un incremento dei costi previsto dalla convenzione allepoca in vigore con lIRCR, regolarmente rendicontato dallente gestore e comunicato agli uffici comunali competenti. Lanomalia è di natura tecnica e organizzativa: la comunicazione dellaumento, pur essendo stata ricevuta, non è mai stata trasmessa dall'ufficio finanziario e dalla segreteria allorgano politico, impedendo così lassunzione del relativo impegno formale. Non vi è stato dunque alcun tentativo di occultamento né la volontà di eludere i vincoli di bilancio ma semplicemente un errore interno di trasmissione. Va inoltre evidenziato che anche lIRCR non ha sollecitato il pagamento negli anni successivi, omettendo di richiedere quanto dovuto. Si tratta quindi di un errore condiviso tra amministrazione e gestore, frutto di disattenzioni burocratiche, non di scelte politiche. Proprio per questo, il debito rientra pienamente nella fattispecie prevista dallart. 194, comma 1, lett. e) del TUEL: si tratta infatti del riconoscimento ex post di una prestazione regolarmente eseguita, utile per la collettività e correttamente quantificata. Sono risorse che il Comune ha lobbligo di corrispondere, anche se la spesa è riferita a unamministrazione precedente. Capita, purtroppo, che vi siano delle somme da saldare a causa di errori tecnici degli uffici, e non per scelte gestionali sbagliate. Anche l'amministrazione Zura, prima, e Cesetti dopo hanno dovuto saldare spese, considerati debiti fuori bilancio, di amministrazioni precedenti. Governare comporta lassunzione di responsabilità, onori e oneri compresi.
Solita scena da operetta con lacune nella conoscenza delle leggi anche se amministratori di lungo corso. Ora sarebbe opportuno spiegare la dimenticanza e non fuggire come conigli impauriti.
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