«Maxi frode sui bonus edilizia»
In sette finiscono a processo

INDAGINE - Ieri si è svolta l'udienza davanti al gup del tribunale di Macerata. I reati contestati, a vario titolo, vanno dall'associazione per delinquere, al riciclaggio, autoriciclaggio, truffa o indebita percezione di erogazioni pubbliche e trasferimento fraudolento di valori. Marsel Mati, uno degli imputati, si difende: «Agito in piena regola con le normative vigenti. La famiglia Mati per il biennio di questi cantieri ha versato allo Stato circa 3 milioni di euro di tasse. Siamo totalmente tranquilli, confidiamo nella giustizia, proveremo la nostra totale innocenza ed estraneità ai fatti»

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guardia-di-finanza-2-325x183di Alessandro Luzi

Frode milionaria sui bonus per l’edilizia, in sette rinviati ai giudizio. Ieri si è svolta l’udienza preliminare davanti al gup Daniela Bellesi del tribunale di Macerata per Marsel Mati, imprenditore di 34 anni, la madre 62enne Shpresa Mati, la sorella 32enne Marsida e la moglie 28enne Alba Mati, tutti residenti a Tolentino, l’architetto 69enne di Martinsicuro Pier Luigi Lunghi, Carlo Pisciotta, 68 anni, e il consulente del lavoro di 59 anni Giuseppe Ruiti Spurio, entrambi di Tolentino.

I reati contestati, a vario titolo, vanno dall’associazione per delinquere, al riciclaggio, autoriciclaggio, truffa o indebita percezione di erogazioni pubbliche e trasferimento fraudolento di valori. Marsel Mati si difende: «Agito in piena regola con le normative vigenti, siamo tranquilli».

A tutti viene contestata l’associazione per delinquere. Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Vincenzo Carusi, a capo del sodalizio ci sarebbe Marsel Mati, imprenditore edile, che avrebbe diretto e coordinato tutti gli altri.

Il gruppo, dice l’accusa, avrebbe gonfiato le fatture dei lavori di miglioramento energetico e adeguamento anti sismico di 12 edifici a Tolentino, Civitanova, Serrapetrona, Belforte e Treia così da ottenere, grazie al sisma bonus e all’ecobonus, crediti di imposta non dovuti per svariati milioni. E, continua l’accusa, sarebbero stati proprio l’architetto e il consulente del lavoro a certificare i lavori e caricare le pratiche per ricevere i crediti.

Due le società al centro dell’inchiesta: la Gruppo Marma e la Immobiliare Centro Italia. La prima utilizzata per effettuare i lavori, la seconda per acquistare e rivendere immobili. Secondo gli inquirenti di fatto farebbero tutte e due capo a Marsel Mati, che però avrebbe utilizzato come prestanome i suoi familiari e Pisciotta.

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Marsel Mati con l’avvocato Gabriele Cofanelli

Che a loro volta sono accusati da una parte di aver favorito la frode, dall’altra di aver contribuito a reinvestire i presunti guadagni illeciti. I soldi ricavati, secondo l’accusa, sarebbero stati in parte reinvestiti per comprare altri immobili, spesso con triangolazioni di denaro da una società all’altra o tra componenti del presunto sodalizio, auto di lusso (come una Mercedes da 104mila euro rivenduta poco dopo a 98mila euro) e gioielli.

A Marsel Mati inoltre viene anche contestato di aver minacciato un militare della Finanza durante le indagini svolte dalle fiamme gialle e dai carabinieri tra maggio e giugno 2022. In quel periodo, la Guardia di finanza ha effettuato un’ispezione alla Gruppo Marma e Mati. Secondo l’accusa, proprio per cercare di impedire gli accertamenti Mati in un caso gli avrebbe detto che sapeva abitava a Spello. In un altro gli avrebbe detto: «L’altro giorno sono passato a Spello e ti ho pensato, abiti in centro o in periferia?».

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L’avvocato Gianluca Gattari

Al consulente del lavoro Giuseppe Ruiti Spurio, 59 anni, di Tolentino, oltre all’associazione per delinquere, gli viene contestata la truffa o la falsità ideologica, perché avrebbe apposto dei falsi visti di conformità necessari ad attestare la sussistenza dei presupposti per ottenere le detrazioni d’imposta. L’uomo, difeso dagli avvocati Gianluca Aliscioni e Giulia Vitali, durante l’interrogatorio di garanzia del 10 febbraio 2023, aveva negato di avere a che fare con l’attività del presunto sodalizio e aveva riferito di avere solo messo dei visti.

«Le donne della mia famiglia non c’entrano niente – ha detto Marsel Mati, difeso dal legale Gabriele Cofanelli -, abbiamo agito in piena regola con le normative vigenti. Tutti i lavori nei dodici cantieri sono stati eseguiti a regola d’arte e nessuno dei clienti ha speso nemmeno un centesimo. E’ stato applicato il famoso sconto in fattura, nessuno dei cittadini coinvolti ha subito un euro di danno. I lavori sono stati fatti a regola d’arte, oltre al gruppo Marna, la mia famiglia ha una esperienza pluridecennale in questi ambiti. Tutti i cantieri intenti in questo procedimento sono stati tutti verificati da enti qualificati come l’Agenzia delle entrate. L’accertamento della veridicità della documentazione inerente i cantieri e i lavori, oltre che dall’Agenzia delle entrate, è stato svolto dalla società Ernest & Young e Pwc. In tutti i cantieri sono stati svolti sopralluoghi da chi doveva verificare il credito. Ultima cosa: la famiglia Mati per il biennio di questi cantieri ha versato allo Stato circa 3 milioni di euro di tasse. Siamo totalmente tranquilli, confidiamo nella giustizia, proveremo la nostra totale innocenza e la nostra estraneità ai fatti». Anche gli altri imputati negano le accuse a loro carico. Pisciotta è tutelato dall’avvocato Gianluca Gattari e Lunghi dall’avvocato Enrico Di Bonaventura.

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L’avvocato Simone Santoro

Si sono costituiti parte civile la Enel x Italia srl tramite l’avvocato Elisa Scaroina (sostituita da Alessandro Brunori) e quattro committenti tutelati dai legali Simone Santoro e Claudio Cegna.

Il processo si aprirà il 25 novembre davanti al collegio del tribunale di Macerata.

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