Riparte già dallo spettacolo “Falstaff – Gli allegri giocattoli di Windsor” per “Lo Sferisterio a scuola 2025 – Macerata Opera Family”, il progetto InclusivOpera, che in 17 anni di vita ha rivoluzionato il concetto stesso di inclusività nel mondo delle arti performative per persone con ogni tipo di disabilità, da quelle fisiche a quelle cognitive, di ogni età, ma con particolare focus sui giovani, senza dimenticare i minori vittime di emarginazione sociale.
Il ricco calendario di iniziative come ogni anno si snoderà dal 6 giugno fino alla fine del festival, rendendo l’esperienza dell’arte accessibile, comprensibile e godibile a persone con disabilità da tutt’Italia e non solo, ma soprattutto continuando a seminare il modello scientifico ed operativo elaborato a Macerata in teatri come La Scala e l’Arena di Verona, pur rimanendo sempre il riferimento principale, il laboratorio fondante i nuovi metodi e le loro declinazioni operative, che in 17 anni hanno davvero fatto la storia dell’inclusività nel mondo dello spettacolo, inteso come fonte di benessere psicofisico.
Ideato e guidato da Elena Di Giovanni dell’Università di Macerata su sollecitazione del Macerata Opera Festival nel 2009, quindi sviluppato col coordinamento di Francesca Raffi dell’Università di Macerata e con il supporto di Marco Luchetti, oggi InclusivOpera è un pluripremiato benchmark mondiale per chiunque lavori sul tema dell’inclusività in ambito culturale e da molti anni opera ormai sia per la costruzione ed il sostegno dei progetti da esso derivati in altri teatri, sia in strettissima collaborazione con partner essenziali quali l’Ente nazionale sordi (Ens), il Museo tattile statale Omero di Ancona, l’Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uici), l’Università degli Studi di Macerata e la University of Pittsburg e per i minori emarginati con l’associazione Piombini-Sensini Onlus.
InclusivOpera inoltre ha portato alla formazione di giovani operatori e ambasciatori dell’accessibilità che ora lavorano in Italia e negli Stati Uniti. Presentato a New York, a Melbourne, a Rotterdam, a Londra, ad Anversa e in tanti altri paesi, resta ancora oggi un’iniziativa esemplare, ma soprattutto rimane la più vivace fucina di idee scientificamente informate per un’inclusività attenta, efficace, sensibile, sostanziale, mai superficiale o di facciata, come dimostrano i dati minuziosamente raccolti ogni anno attraverso i sondaggi di gradimento effettuati sistematicamente col pubblico disabile o emarginato.
La media di pubblico coinvolta dai servizi InclusivOpera si è attestata attorno ai 400 partecipanti per anno nelle ultime due edizioni del Mof, con persone provenienti da tutta Italia, di età compresa tra i 5 e gli 85 anni. Inoltre tutti i percorsi sono guidati da giovani con disabilità fra i 15 e 21 anni, già formati come guide, e dunque parte attiva del team InclusivOpera. «InclusivOpera resta il progetto del cuore, oltre a essere stato il primo d’Italia – dice Di Giovanni – h ìa ispirato tante altre realtà e attività, ma soprattutto ha creato importanti legami con il territorio e con le persone disabili. Alcune di loro, sulla scia delle esperienze vissute con InclusivOpera, hanno deciso di lavorare proprio nel mondo dello spettacolo e della cultura e questa per noi non può che essere il più grande incentivo per proseguire nel lavoro».
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