I commercianti de Le Casette
ricordano Fabio Andreozzi
«Vuoto immenso, niente è più come prima»

MACERATA - I colleghi commercianti del barman stroncato da un malore a 59 anni hanno organizzato una messa in suo ricordo venerdì alle 15. Fiori e striscioni sulla vetrina del suo Caffettone in corso Cairoli. Ecco i loro ricordi

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Fiori e striscioni sulla vetrina del Caffettone

di Giulia Sancricca (foto di Fabio Falcioni)

Un vuoto immenso. Così i commercianti de Le Casette di Macerata descrivono lo smarrimento di fronte all’improvvisa scomparsa del loro collega Fabio Andreozzi, titolare del bar Caffettone, stroncato da un malore a 59 anni la settimana scorsa, nella sua abitazione di Mogliano.

A otto giorni dalla sua morte, i commercianti hanno deciso di ricordarlo con una santa messa in suffragio in programma venerdì 21 febbraio alle 15 nella chiesa del Sacro Cuore di Macerata. «Crediamo che sia un modo per permettere a tutti – dice Silvia Desideri -, anche a coloro che non hanno potuto partecipare ai funerali, di poterlo salutare come meritava». Sono stati tanti, in questi giorni, i messaggi di cordoglio arrivati ai negozianti de Le Casette, la seconda famiglia per il barman, volto noto e molto amato di Macerata. Anche l’ex questore Luigi Silipo e l’ex direttore artistico dello Sferisterio Francesco Micheli hanno scritto ai referenti dei negozianti della zona per ricordare Andreozzi. 

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«Caro Fabio, sei stato uno di noi per vent’anni – scrivono i colleghi de Le Casette -. Abbiamo brindato con te nella festa e nel dolore, nei momenti di felicità e nelle difficoltà. Le nostre giornate di lavoro si concludevano davanti al bancone o seduti insieme su una panchina, con una chiacchierata che spesso valeva più di mille parole. Conoscevi tutto di noi: le storie, i segreti sussurrati con un martini in mano, le debolezze e le gioie più grandi. Eri lì in ogni festa, quando non sapevamo dove andare, e mai una volta hai detto no a una richiesta. Il vuoto che hai lasciato è immenso, perché immenso era lo spazio che occupavi nelle nostre vite. Ci mancherai, amico». Franca Ercoli, di Pizzi e Ricami ha scritto: «Hai lasciato corso Cairoli e tutti noi in un silenzio assordante, non sarà più come prima». Ricordi che hanno trovato spazio anche nelle vetrine del bar di Andreozzi dove in questi giorni non sono mancati mazzi di fiori e striscioni per omaggiare il collega e amico di una vita.

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«Te ne sei andato nel giorno dedicato all’amore – le parole di Giacomo Berdini -. L’amore che hai dedicato alla tua attività da quasi un ventennio e che era un punto di aggregazione per molti, forse di nuovi amori, di nuove amicizie e di nuove opportunità. L’amore che hai dedicato alla tua professione iniziata da autodidatta. E con la tua caparbietà, sempre alla ricerca di novità, nuovi prodotti e metodologie per offrire un servizio ed una qualità migliore. L’amore verso i tuoi clienti, alcuni anche amici che a volte facevi partecipi del tuo privato. Nonostante il tuo carattere a volte burbero e scontroso avevi il cuore ricco di tenerezza e compassione per le persone in difficoltà che spesso aiutavi. Rimarranno in me le serate passate insieme a programmare e organizzare per le Motti dell’opera; la tua idea del videomapping sulla facciata dello Sferisterio. Il bancone del Cafè Momus ora lo allestirai ovunque tu sia».

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Fabio Andreozzi

E poi le parole di Daniel Tartabini: «Quanto ho sperato fosse solo un sogno – scrive -. Quando nel pomeriggio saresti venuto da me a prendere ciò che ti serviva, ti avrei detto “Oh Fa, sai stanotte….” e tu avresti fatto un gesto scaramantico e, sorridendo, te ne saresti andato con la tua camminata inconfondibile.
Invece non lo era. Stamattina ho trovato tutto come ieri: bar chiuso, striscione appeso e tanto vuoto.
Noi de Le Casette ( e dico noi, perché se anche non ci abiti, quando hai un’attività nella quale passi praticamente tutta la giornata, diventi parte del posto, della via, del corso), abbiamo assistito a un terremoto. Uno di quelli forti, che mandano il cuore in gola. Il terremoto ha tirato giù una delle nostre casette. C’è un vuoto che fa rumore e che ci fa sentire tutti tanto più soli».

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