Una scena dello spettacolo con Clint Eastwood sullo sfondo
di Marco Ribechi (foto di Luna Simoncini)
Lo Sferisterio si apre alla grande danza ma la Notte Morricone divide il pubblico in arena. Ė stata una serata capace di toccare gli spettatori su più fronti quella andata in scena ieri per il Macerata Opera Festival, dedicata al ricordo del compositore romano autore di centinaia di colonne sonore iconiche che hanno segnato la storia del cinema mondiale.
In uno Sferisterio tutto esaurito da settimane in ogni ordine di posto ha trovato spazio l’arte del regista Marcos Morau, eletto coreografo dell’anno nel 2023 e successivamente nominato Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere dal Ministero della Cultura francese. Lo spettacolo Notte Morricone, realizzato dalla Fondazione Nazionale della Danza – Arterballetto, in collaborazione con dodici teatri italiani, dopo oltre un anno di prove e di gestazione ha finalmente debuttato proprio a Macerata, da dove partirà per una lunga tournée. Un evento davvero internazionale, come dimostra anche il pubblico dell’arena rinnovato e formato in gran parte da appassionati di danza, desiderosi di ammirare questa arte non troppo presente nel tempio della lirica.
Notte Morricone, come era stato ribadito anche nell’incontro mattutino degli Aperitivi Culturali (leggi l’articolo), è un tentativo di cogliere gli aspetti emozionali dell’atto creativo di cui Morricone diventa emblematico rappresentante. Chiuso nella sua casa, sui suoi strumenti e sul suo tavolo, il compositore si muove tra angosce e lampi di genio, tra stanchezza e esplosioni di vitalità, sempre nel tentativo di riportare in musica quelle che sono sensazioni ancora inespresse. Nell’intimo del protagonista, attraverso notti insonni e allo stesso tempo rivelatorie, il silenzio non è altro che una forma di musica ancora non scritta, ancora non materializzata in nessuna composizione, ancora dominata da semplici battiti. Ecco quindi che Marcos Morau, in un linguaggio estremamente contemporaneo, innovativo e a tratti anche disturbante, cerca di materializzare in un atto visivo questa tensione introspettiva propria dell’atto creativo del genio che, in un sol colpo, trasforma il caos in un’orchestrazione compiuta.
Al suono della terza campanella che invita gli spettatori a prendere posto in arena il palco si presenta con dei grandi pannelli in stile industriale, collocati a formare un angolo di una casa o di un cantiere, richiamando nei colori e nei materiali un hangar di un porto o di una stazione. Gli stessi pannelli saranno poi fatti ruotare durante le danze a formare altri scenari, uno studio di registrazione, una sala d’opera e altri luoghi propri dell’attività del compositore. Alcune curiose figure già si muovono sul palco da prima dell’inizio, mentre giocano con un metronomo ticchettante.
Il suono del metronomo, a volte fuso con dei battiti di cuore, con dei tuoni roboanti o ancora con gorgheggi industriali sarà uno dei motivi ricorrenti per tutta la durata dello spettacolo che unirà suoni più concreti e reali a degli accenni alle arie morriconiane. Metronomo inteso anche come battito del cuore del compositore che ha trascorso l’intera esistenza a cercare di sintetizzare in musica ogni singola emozione umana seguendo il mantra, più volte reputo: “Mi chiedo quale è il suono di una persona quando non viene vista”. Lo spettacolo in fondo è proprio questo, cogliere l’umanità di Morricone spiandolo, in un certo senso, dal buco della serratura del suo studio mentre è dominato dalla tensione tra il nulla prima della creazione e il tutto della composizione avvenuta.
Ciò che però caratterizza la produzione è la capacità di mostrare questi aspetti emotivi tramite i corpi e la danza, ovvero tramite una modalità concreta incaricata di svelare l’invisibile. Sedici ballerini, come sedici sono i pezzi di una scacchiera, compongono l’esercito dei Morriconi che popolano il palco come amorfe figure, alter ego del protagonista che interagisce con le sue varie personalità e stati d’animo.
Come in un informe biologico l’ammasso dei corpi dei danzatori a volte si gonfia, altre si libera attraverso corse lungo lo spazio scenico, altre si plasma per mezzo di conflitti o armonie. Sono tutti aspetti dello stesso soggetto in lotta con se stesso e con la sua frenesia creativa, con la stanchezza del corpo e con il desiderio di produrre ancora. Nei vari momenti della notte i morriconi dialogano tra loro in un modo onirico che non rispetta le leggi del mondo che conosciamo: movimenti fatti di scatti, posizioni instabili, passi allucinati e spesso contro ogni legge fisica arrivano a mostrare ciò che la realtà ordinaria non potrebbe mai cogliere, ovvero l’intimo inespresso del compositore che, nel cuore della notte, assume forme ultraterrene.
Ecco quindi che la danza di Morau diventa qualcosa di altro dalla danza stessa, si fonde con il teatro, con la musica, con l’illuminazione, con il cinema, consegnando uno spettacolo capace di disturbare e attrarre allo stesso tempo perché questa è la natura di ciò che ancora non è concluso, di ciò che è in divenire. Di Morricone vengono raccontati alcuni tratti salienti della sua personalità. La scoperta della tromba, lo strumento che lo accompagnerà in moltissimi film, tratto distintivo delle sue opere, gli scacchi, altra sua grande passione, gioco che lo stesso compositore avvicinava alla capacità di comporre e alla matematica, l’attività di direttore d’orchestra che lo esalterà e sfinirà all’estremo. E poi ancora i successi, i premi rincorsi e ottenuti dopo una lunga carriera, i sogni di bambino raccontati attraverso le parole di alcuni pupazzi, cifra stilistica dello stesso Morau anche in altri spettacoli come Firmamento.
I pensieri e le personalità di Morricone divengono così dei burattini, marionette dispettose e irrequiete ma tutte legate agli stessi fili. È proprio nei momenti di lucidità creativa che i fili si tirano, che le marionette iniziano a muoversi in armonia, in coreografie collettive che vogliono richiamare l’unità dell’essere artistico, ovvero il momento di genio creativo che allinea tutti i dubbi e le angosce per produrre un capolavoro coerente. Questo era anche il modo di procedere di Morricone, come ricordano alcune delle interviste che vengono trasmesse in sottofondo.
L’artista stesso spiega infatti come la contaminazione sia l’unico modo per comporre qualcosa di innovativo, come richiede l’arte cinematografica sempre alla ricerca di nuovi linguaggi mai ascoltati. Nello spettacolo di Morau quindi il Morricone che tutti conoscono è presente solo a tratti attraverso brevi estratti musicali, quella che viene restituita invece è l’essenza di Morricone, a metà tra genio e uomo fallibile che si trascina stanco nelle traiettorie imprevedibili della sua mente. Non mancano anche i riferimenti alle canzoni più popolari come Se telefonando, composta per Mina, o Il Mondo del nostrano Jimmy Fontana. Morricone non è solo cinema, anzi le sue composizioni trascendono e oltrepassano la pellicola trasformandosi in oggetti di cultura popolare che superano la necessità del supporto video.
Al termine dello spettacolo alcune sedie all’inizio occupate sono rimaste vuote, segno di defezioni anzitempo. Una parte dello Sferisterio non ha applaudito mentre il resto del pubblico, la grande maggioranza, batteva le mani in visibilio sia per l’aver potuto assistere a uno spettacolo dal linguaggio innovativo, di ricerca e mai banale, sia per aver portato allo Sferisterio qualcosa che supera i confini provinciali di una piccola città come Macerata, forse troppo abituata a farsi coccolare con spettacoli rassicuranti. C’è il sospetto infatti che molti siano arrivati in arena confortati dalla sicurezza di assistere a un concerto suonato dall’orchestra mentre invece sono stati costretti a fare i conti con un linguaggio simbolico, capace di trascendere non solo lo spazio di realizzazione ma anche l’immaginario stesso che si ha sulla danza. Uno spettacolo in un certo senso sconvolgente perché così è stato concepito, per lasciare il segno, e il dubbio, nello spettatore.
Un plauso finale va ai favolosi danzatori del Centro Coreografico Nazionale capaci letteralmente di spingere più in alto l’asticella sulle capacità motorie di un corpo. Movimenti molto impegnativi a livello individuale ma che diventano addirittura impossibili quando concertati insieme attraverso ipotetiche dissonanze motorie. I corpi informi e disarticolati, amalgamandosi come in un blob, acquisiscono coerenza, armonia e bellezza, abbandonando la condizione individuale per riunirsi al tutto in una nuova coerenza che va oltre il singolo.
Una prova estetica e fisica notevole, accompagnata da un minuzioso studio delle forme fin nei più minimi particolari. Lo Sferisterio ha quindi in conclusione dimostrato ancora una volta che la danza può trovare spazio davanti al suo immenso muro assegnando un’ulteriore identità allo spazio nato in origine per il gioco della palla a bracciale. L’ampia presenza di pubblico ha sottolineato l’apprezzamento per questo tipo di appuntamenti che non per forza devono confortare e coccolare i gusti dei presenti, soprattutto quando si è di fronte a grandi professionisti che fanno della ricerca e dell’innovazione la linea guida della loro arte. Anche le sensazioni più scomode sono proprie dell’intimità di ogni essere umano e dell’arte stessa che, lungi dal riproporre sempre gli stessi schemi, può sopravvivere solo attraverso la sperimentazione e il raggiungimento di traguardi prima addirittura inesistenti perché mai pensati.
Comunicazione volutamente sbagliata per trarre in inganno la maggior parte del pubblico lì per ascoltare le musiche del maestro Morricone suonate dal vivo dall'orchestra... che non c'era!
Pubblicità ingannevole: cosi bisogna chiamarla! altrimenti il pienone se lo scordavano. Spettacolo imbarazzante, audio pessimo e pubblico che ha abbandonato l'arena mugugnando rumorosamente. La Verità bisogna dirla sempre.... non solo quando fà comodo.
Credo che più del novanta per cento di spettatori si aspettava un altra cosa
Il problema è dello spettatore che si aspettava altra cosa, quando era chiaro fosse un balletto dell'Aterballetto con musiche registrate. Un omaggio scenico di danza al Maestro! Qui trovate le info dello spettacolo. Bastava informarsi. https://www.fndaterballetto.it/.../notte-morricone.../
E stato uno spettacolo innovativo e molto bello se si vuole la solita zuppa basta andare sulle piattaforme e trovi tutto
Io non ho visto nessuno andare via prima della fine, anzi tutto il pubblico era in piedi ad applaudire con molto entusiasmo.
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Non metto in dubbio le capacità del Centro Coreografico Nazionale anche perchè non ho la competenza per giudicare. Mi sono parsi eccellenti nella coordinazione dei movimenti nell’esecuzione delle musiche di Morricone. Ma intitolare “notte Morricone” ad una esibizione di balletto dove le opere del Maestro sono state poche in confronto al suo grande repertorio, mi è sembrato eccessivo. Uno “uno specchietto per le allodole” per fare cassa.
Il gregge…..il pienone c’era perché le musiche erano di Morricone, forse se le potevano godere meglio al fresco sul divano in casa….a nessuno è venuto in mente di capire che tipo di balletto accompagnavano queste musiche….tutto si da per scontato…se si informavano oppure andavano agli aperitivi di Cinzia Moroni avrebbero visto con altri occhi…ora basta leggere tutto l’ articolo qui in calce di cronache per farsi una idea….
Tutto straordinari, innovativo, i ballerini di una bravura a cui qui in provincia non capita di vedere…..serata nuova di altissimo livello …mi auguro che il prossimo anno ci siano ancora….
Comprendo che “per carità di Patria” in questo spettacolo l’articolista abbia cercato di porre in luce le cose riuscite (poche) minimizzandole quelle riuscite molto meno (una vagonata)
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Con inutili iperbole si da nota di una serata che ha certamente colto di sorpresa gli spettatori (in tantissimi si aspettavano altro), ma non sarebbe verità se si dicesse che questa sorpresa è positiva…
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Tra l’altro, a fine spettacolo, non vi è stato assolutamente uno scroscio di applausi (anzi sembrava una claque ben organizzata), ma si sono levati molti sonori fischi (una rarità allo Sferisterio) e la maggioranza degli spettatori è rimasta attonita e sbigottita e si è affrettata ad abbandonare l’Arena.
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Anche fuori, i commenti, sono stati diversi ma quelli “positivi” non erano sicuramente maggioranza, anzi qualcuno senza tanti giri di parole ha stroncato la serata.
Ed anche i politici/personaggi conosciuti maceratesi ivi presenti hanno preferito eclissare, piuttosto che vedersi costretti a commentare una performance quantomeno discutibile.
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E non è questione di balletto moderno o coreografie di rottura.
Non è questione di cercare di entrare nell’animo di Morricone o immaginare come e perché il Maestro abbia realizzato questo o quel motivo.
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Diversi anni fa, allo Sferisterio, venne Bolle e la compagnia di ballerini si cimentò in pezzi “classici” e “moderni”, addirittura alcuni pezzi sarebbero forse oggi catalogati come “postmoderni” o avanguardia spinta…
… Eppure, in quella esibizione, sul “nuovo” nessuno ebbe da esprimere un commento negativo come invece ieri è stato fatto.
Allora fu più bravo il coreografo?
Allora fu più capace il regista?
Allora la compagnia di ballerini era immensamente più brava?
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Chissà di certo all’epoca sfilarono degli autentici fuoriclasse.
Ieri sera invece c’era, forse, qualche piazzato ma nessun purosangue
“panem et circenses”.
Cara Giovanna Capodarca Agostinelli,
del suo incipit sul gregge mi sfugge il significato. Si riferisce ai detrattori dello spettacolo?
Vede, cara Signora, se uno viene attratto (sacrosanta precisazione di Filiberto Pagnanelli) da una pubblicità ingannevole (“Notte Morricone”), si reca in un’arena nota per l’esecuzione dal vivo di opere liriche (e lo scorso anno anche di opere sinfoniche) convinto che l’omaggio a Ennio Morricone avvenga quanto meno in presenza di un’orchestra. Se poi c’è anche un balletto a suggellare l’esecuzione tanto meglio. Ma Morricone – si sa – è stato compositore di colonne sonore per opere cinematografiche, non mi risulta abbia composto partiture per balletto; dovrebbero esistere, a quanto ne so, anche sue composizioni da camera/sinfoniche, ma esse sono pressoché introvabili (peccato: quello – se confermato – sì, che sarebbe un colpaccio!).
Per fare una cosa seria, lo spettacolo si sarebbe dovuto chiamare qualcosa tipo “Omaggio a Morricone”/”Ricordando Morricone” e sottotitolo “Balletto liberamente ispirato all’opera di Ennio Morricone”. Nessuno, credo, avrebbe storto il naso scoprendo che i brani del Maestro erano registrati e diffusi a colonna sonora dei ballerini in scena (altro che notte Morricone!).
In questo senso si spiegano i fischi, le delusioni, i “no comment”; non al corpo di ballo magnificato in questo articolo (non c’ero, non saprei dirlo. Sto a quanto mi hanno riferito tanti, troppi conoscenti, anche implicati nel settore). Ma senza dubbio al trappolone (senz’altro involontario, ci mancherebbe) rifilato al pubblico pagante (e non poco).
Risposta al signor Davoli.
Marco Morau, ritenuto il coreografo più bravo e famoso del momento, con i suoi 41 anni; il suo linguaggio estremamente innovativo, contemporaneo, quasi aggressivo.
Il gregge inteso disinformato, in questo caso manca di curiosità; se lo pensavo come compositore me lo godevo nella frescura di casa, in silenzio, mi ha intrigato il balletto, cerco di informarmi la curiosità di vedere cosa Marcos ha realizzato. È partita la ricerca di un biglietto….nulla…il giorno dello spettacolo mi arriva l’ offerta di un biglietto, erano le 18, avevo impegni che annullo….non so dirle le emozioni che ho provato, brutte e belle….concretizzare con la danza un pensiero, uno stato d’animo, del cuore,del cervello, per me è stato di forte commozione; a fine spettacolo avrei voluto urlare di soddisfazione, ma l’età mi ha trattenuto insieme allo sbigottimento negativo e di sorpresa da chi mi era intorno, non conoscevano nulla volevano le bellissime musiche di Morricone su un giradischi allietate da 4 salti classici.
Si sa a Macerata le innovazioni hanno bisogno di più tempo, nella storia dello Sferisterio c’è ne sono di precedenti.
Voglio vedere positivo, la serata è anche un incontrarsi con conoscenti che ci si vede solo in queste occasioni.
Signora Capodarca Agostinelli,
il disinteresse per la curiosità non c’entra nulla, lei va fuori tema (non so se di proposito).
Per attivare questa bella curiosità di cui dice si sarebbe dovuto intitolare la serata “Notte Marco Morau” e non si sarebbero creati disdicevoli equivoci.
Il cuore dello spettacolo, infatti, era un balletto di questo famosissimo coreografo su brani liberamente estrapolati dall’opera di Ennio Morricone.
E’ un bisticcio linguistico e/o di marketing pubblicitario, quello che abbiamo di fronte; non una mancanza di curiosità o un “effetto gregge”.
Cordialmente.
@@”Io non ho visto nessuno andare via prima della fine, anzi tutto il pubblico era in piedi ad applaudire con molto entusiasmo.”
Quando si prende una bella fregatura si fa del tutto per rimanere indifferenti e mostrarsi soddisfatti