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Quel parco all’Abbadia di Fiastra
dove ogni albero ricorda qualcuno:
140 piantati in un anno

CERIMONIA - Un mandorlo, un ciliegio o un albero di Giuda per chi è nato o chi non c'è più. Il progetto della Fondazione Giustiniani Bandini celebrato con il vescovo Marconi: «Questo è il luogo dell’accoglienza, dell’amicizia e dell’incontro»

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di Francesca Marsili 

Un anno fa l’inaugurazione del “Parco della vita”, all’Abbadia di Fiastra, con la messa a dimora della prima pianta. Altre cento (140 comprese quelle già presenti) ne sono state piantate da chi ha scelto di affidare a questo luogo la testimonianza di un legame speciale.

Un luogo, “Il Parco della Vita”, che questa mattina ha festeggiato il suo primo compleanno, il primo step di un progetto che intende celebrare la vita in ogni sua declinazione nei due ettari e mezzo di terreno dedicato all’interno della Riserva naturale, tra Tolentino e Urbisaglia.

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In una mattinata dal sapore estivo, erano presenti tutti coloro che hanno scelto di acquistare e piantare lì un mandorlo, un ciliegio o un albero di Giuda in ricordo di un affetto, nato o scomparso. Un mare di gente fatta di famiglie, amici e parenti che davanti al loro albero hanno rinnovato quell’intimo legame.

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Renato Poletti e il vescovo Nazzareno Marconi

Dopo la messa nella chiesa abbaziale celebrata dal vescovo di Macerata Nazzareno Marconi, è stato il neo presidente della Fondazione Giustiniani Bandini, Renato Poletti, nella sua prima uscita pubblica dopo la nomina, a spiegare il significato avvolto dalle radici degli alberi del “Parco della Vita”.

«Nelle varie culture, sia occidentali che orientali e di qualunque natura, da sempre l’albero viene considerato, probabilmente per la sua conformazione verticale, come l’elemento che unisce terra e cielo, a prescindere dai vari credi religiosi, culturali, sociali o antropologici – ha sottolineato Poletti -. La vita ha un inizio e un termine, quantomeno terreno, e pertanto è costellata da una serie di eventi naturali. Ma per quanto essi lo siano, non sono immuni da ondate emotive sia nei confronti di nascite, quindi di bambini che si affacciamo all’orizzonte della vita, sia nel momento del commiato per le persone care. L’iniziativa di piantare degli alberi a memoria degli eventi che in qualche maniera caratterizzano le vite delle nostre famiglie è a mio avviso estremamente significativa e apre un percorso di memoria: quello della pianta  va avanti e le varie generazioni continueranno a venire a salutare l’albero che identica l’affetto con cui si è voluto piantare».

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Il vescovo Marconi, prima di benedire le cento piante messe a dimora ha sottolineato la bellezza del luogo definendolo «accogliente per tutti, per tutte le comunità e tutti i comuni. L’Abbadia è il luogo dell’accoglienza, dell’amicizia e dell’incontro».

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Cento alberi scelti da una lista di tipologie di piante che fossero aderenti al territorio, legati alla vegetazione naturale della riserva. Su ognuno di essi una targa rossa con una frase che in cinquanta caratteri bianchi ne racchiude e riassume il significato. C’è chi ha voluto ricordare il primo anno di vita del proprio figlio, chi il ricordo del loro primo incontro. Chi invece la scomparsa di un figlio. Come nel caso di una coppia di Treia che moltissimi anni fa ha perduto a soli 4 mesi di vita la loro bambina: stamattina, davanti a quell’albero in cui la loro figlia in qualche modo vive ancora, ha scattato una commovente foto di famiglia. Infinte le dediche dei nonni ai loro nipotini.

Parco-della-Vita-2-325x244C’è anche un albero dedicato a Pamela Mastropietro, la ragazza uccisa e fatta a pezzi nel 2018, a Macerata. Ma anche alberi dedicati a progetti comuni, come quello acquistato e piantato dalla Macerata nordic walking o quello dedicato alle persone affette da problemi psichiatrici realizzato in collaborazione con la Comunità di San Claudio.

Arrivati al Parco si è accolti da una frase tratta dal Libro del Siracide: “Come foglie verdi su un albero frondoso, alcune cadono, altre germogliano, così sono le generazioni umane: una muore e un’altra nasce”. Questa l’essenza del “Parco della Vita”, pensato nel 2018, realizzato dalla Fondazione Giustiniani Bandini e Carima, ma inaugurato lo scorso anno e che oggi festeggia il completamento  del primo nucleo di alberi piantati.

Parco-della-Vita-20-325x244«I due ettari e mezzo potranno contenere in tutto 250 piante – sottolinea Cristina Arra’ della Cooperativa Meridiana, responsabile della accoglienza turistica nella Riserva naturale e che gestisce le prenotazioni -. Sono già arrivate richieste per i prossimi 80 alberi che verranno piantati ad ottobre , seguendo la loro fase vegetativa. Parlando con chi ci contatta si comprende che l’albero rappresenta un legame a cui aggrapparsi, come fosse un mezzo di comunicazione, in un contesto accogliente che celebra la vita e non malinconico».

Paolo Carpera, direttore della Fondazione Bandini, anticipa che i lavori nella Riserva sono work in progress: «In questo momento stiamo lavorando all’area del “Parco della Vita” con una serie di interventi calendarizzati. Come l’area pic-nic, che abbiamo riqualificato – spiega -. C’era un pioppeto molto bello, ma le piante erano oramai arrivate alla fine del ciclo vitale. A loro posto abbiamo piantato dei gelsi, ora rimetteremo dei tavoli con delle sedute. Aree come queste a livello provinciale non ce ne sono. La scelta fatta fin dall’inizio, e quest’anno la Fondazione celebrerà i suoi 50 anni, è che tutto fosse gratuito, è il nostro punto di forza. Il nostro obiettivo è di migliorare l’accoglienza e la fruibilità». 

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