Porto Recanati, caporalato e fondi Pnrr:
«Ha ottenuto più soldi della Calabria,
ma non ci sono braccianti né baraccopoli»

REPORT ha dedicato un servizio alla cittadina costiera, che ha ottenuto 8 milioni destinati a dare una sistemazione dignitosa ai migranti che lavorano nei campi. Il Comune ne ha censiti 500. «Avete messo un numero a caso», ha obiettato l'inviato di Rai3. Il sindaco Andrea Michelini difende la scelta e risponde anche agli attacchi del centrodestra: «La nostra Amministrazione non ha nessuna intenzione di creare ghetti di accoglienza, ma allo stesso tempo non ha voglia di far finta che nel nostro territorio non dimorino stranieri sfruttati». La Lega incalza: «Il Comune pensi ad altri progetti, questa vicenda ha leso l'immagine della città a livello nazionale»

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Report ieri sera si è occupato dei fondi Pnrr destinati al caporalato con un focus su Porto Recanati

di Laura Boccanera

«Porto Recanati ha ottenuto il primato dei finanziamenti per liberarsi dai ghetti e dare sistemazioni ai migranti braccianti, ma i ghetti non li abbiamo trovati e a Giugno di braccianti non ne abbiamo visti». Così ha esordito ieri Sigfrido Ranucci di Report. La trasmissione giornalistica investigativa di Rai 3 si è occupata della cittadina costiera maceratese, al centro dell’inchiesta di Bernardo Iovene sul caporalato. In particolare a finire nell’occhio attento del programma è stato l’uso che i Comuni fanno dei fondi del Pnrr destinati al superamento delle condizioni ghettizzanti e disumane in cui vivono i migranti che lavorano come braccianti.

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500 il numero di migranti dichiarati dal comune all’Anci

Dopo aver analizzato la situazione di alcuni comuni del sud come Rosarno, San Ferdinando e l’esempio invece virtuoso di Taurianova, Report fa un salto nelle Marche per un “paradosso” come lo chiama Sigfrido Ranucci. Ovvero Porto Recanati ottiene 8 milioni di euro per il superamento del caporalato e sistemazione delle baraccopoli e conteggia, nell’autocertificazione Anci 500 migranti di stanza in città. «Porto Recanati in pratica ottiene più soldi di Campania, Puglia, Calabria, Lazio, Abruzzo, Piemonte, Liguria Toscana e Veneto», racconta Iovene.

L’inviato di Report intervista anche l’ex sindaca Rosalba Ubaldi e il consigliere comunale Alessandro Rovazzani che spiegano che di ghetti e baraccopoli a Porto Recanati non ce ne sono e che 500 è un numero ampiamente sovrastimato.

Al confronto col giornalista, il sindaco Andrea Michelini spiega che «500 è il numero del flusso di persone nell’arco di un anno» e che i braccianti risiedono «nei casolari abbandonati». «Avete messo un numero a caso», eccepisce Iovene che documenta anche la richiesta di chiarimento fatta pervenire al comune dal Ministero in cui si chiedono spiegazioni dal momento che Porto Recanati ha richiesto fondi per 500 migranti ma con gli 8 milioni di euro ha presentato progetti solo per 115 posti letto. Nella vicenda entra di riflesso anche l’Hotel House: nel servizio viene intervistato Luca Davide che ribadisce: «Qui il caporalato non c’è». «Porto Recanati è famosa anche per l’Hotel House –  si racconta nell’inchiesta – 480 appartamenti, percepito come un ghetto di spaccio, ma anche grazie al fatto che qui abitano molti migranti arrivano i fondi al comune. Ma lo stabile è privato e viene usato come scudo e con gli 8 milioni di euro l’idea è di acquisire dei casolari privati per ricavare posti letto. In pratica un altro paradosso – conclude Report – per ottenere finanziamenti viene messo nel modulo l’Hotel House, ma i fondi ottenuti per sistemare i migranti non andranno a beneficio dei migranti che abitano qui. Ma per ristrutturare casolari privati per massimo 115 posti letto».

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Il sindaco Andrea Michelini

A puntata terminata non sono mancate le precisazioni e le reazioni: la prima è proprio del sindaco Andrea Michelini che in maniera esaustiva cerca di rimediare alle accuse di aver falsificato i dati sui migranti braccianti presenti in città: «Quando ad ottobre del 2021, precisamente cinque giorni dopo il nostro insediamento, abbiamo risposto al questionario Anci in relazione alla problematica del caporalato, non ci siamo inventati una realtà parallela – dice Michelini –  ma ci siamo limitati a rispondere fornendo tutte le informazioni richieste circa la presenza di lavoratori agricoli sul nostro territorio e le condizioni alloggiative dei migranti. I dati che abbiamo riportato nel questionario sono stati forniti dall’ufficio dei servizi demografici, la cui dirigente ha lavorato insieme a noi per rispondere in modo puntuale e dettagliato alle informazioni richieste. La domanda era molto chiara: “Ci sono lavoratori agricoli che soggiornano nel vostro territorio?”. Altrettanto chiara è stata la risposta, ovvero che ci sono sia lavoratori stagionali temporanei sia lavoratori stanziali nel lungo periodo. Il numero 500, comunicato in occasione dell’indagine, è frutto dell’analisi delle residenze e delle ospitalità che annualmente vengono depositate presso i nostri uffici. I dati provengono dalle dichiarazioni che i richiedenti la residenza rendono ai vigili in sede di verifica della dimora abituale. Provengono inoltre dalle dichiarazioni di ospitalità che gli stranieri stessi depositano alla polizia locale per la pubblica sicurezza. Sono inoltre confermati dalle indagini dell’ispettorato del lavoro, dei carabinieri e della guardia di finanza che hanno fatto emergere questo fenomeno dello sfruttamento in agricoltura, che trova nel nostro Hotel House la dimora abituale dichiarata».

reporto-porto-recanati2-325x169Michelini cerca poi anche di spiegare perché nell’analisi entra anche l’Hotel House: «Che a Porto Recanati non ci siano campi da coltivare è abbastanza evidente, così come è evidente che non ci sono baraccopoli o tende. Se nel questionario fosse stato questo l’unico dato ad essere richiesto, allora la polemica avrebbe avuto certamente un senso. Al contrario, in linea con le informazioni richieste dall’indagine, abbiamo riportato scrupolosamente la natura delle condizioni alloggiative, descrivendo la realtà delle condizioni degli stranieri che dimorano in città. Ne abbiamo sottolineato l’informalità e l’abusivismo, spiegando che gran parte degli alloggi sono sotto procedura esecutiva, all’asta o con all’interno inquilini morosi o sotto sfratto che, tuttavia, subaffittano gli appartamenti, superando di gran lunga il numero degli inquilini permessi. In pratica non abbiamo fatto altro che descrivere quella che è la realtà del condominio Hotel House».

E infine la valutazione politica: «Ci sorprende che le opposizioni continuino ad affermare che abbiamo mentito allo Stato descrivendo una situazione non veritiera. Per l’ennesima volta, come gli struzzi, mettono la testa sotto la sabbia senza andare a verificare la realtà dei fatti. È questa loro polemica sterile, insieme al continuo susseguirsi di denunce a trasmissioni televisive, a ledere l’immagine della città, non la nostra risposta al questionario che fotografa una realtà presente. Troviamo paradossale che una minoranza che ha governato Porto Recanati per vent’anni non abbia contezza dei flussi di migranti nel proprio territorio. La nostra Amministrazione non ha nessuna intenzione di creare ghetti di accoglienza, ma allo stesso tempo non ha nessuna voglia di far finta che nel nostro territorio non dimorino stranieri sfruttati in agricoltura, che vivono in condizioni alloggiative poco dignitose e che quotidianamente si spostano per andare a lavorare nei campi della vallata del Potenza. In ogni caso, ad oggi siamo ancora in attesa di evoluzioni circa la progettualità della missione, così come tutti gli altri comuni beneficiari. Non a caso quel finanziamento non è stato inserito a bilancio».

report-porto-recanati-2-325x126«E’ da marzo 2022 che quasi ogni mese affermiamo in ogni dove, a partire dalla sede istituzionale per eccellenza, che il caporalato in agricoltura non è un problema di Porto Recanati – ribatte il centrodestra – nonostante le ricerche affannose, allargate allo scopo anche lungo la vallata del Potenza, non ci sembra che il sindaco abbia saputo dare un numero realistico tanto che gli è stato fatto notare che sono stati dati numeri “fantasiosi”. Talmente convinti della figura rimediata, o che avreste rimediato, che in anticipo gli scrivani avevano preparato la “giustificazione”. Con un risultato: la toppa peggio del buco».

«Il Comune – incalza la Lega di Porto Recanati – dovrebbe pensare a partecipare a bandi di altro tipo, dato che ora le possibilità col Pnrr ci sono. Dove è finita la tanto promessa task force in grado di intercettare i fondi europei promessa in campagna elettorale? Alla nostra città servono finanziamenti per il settore turistico, per le opere pubbliche, per il sociale.  Questa vicenda ha solamente leso l’immagine di Porto Recanati a livello nazionale. La recente nota fatta del sindaco butta la colpa, ancora una volta, come nel caso della determina della dottoressa Fermani per la multa presa dal primo cittadino a Macerata, sui dipendenti comunali. Stavolta è toccato alla dirigente dell’Ufficio anagrafe. Insomma se sbaglia la politica è sempre colpa dei dipendenti comunali. In questo modo si stanno già costruendo una auto difesa scaricando la responsabilità sull’Ufficio anagrafe. Per mascherare la loro incompetenza i nostri amministratori sanno solo attaccare le opposizioni e chi ha governato in precedenza. Addirittura si cerca di sminuire il grave fatto incolpando le opposizioni di un mancato controllo. Citate l’Hotel House privato all’occorrenza e pubblico quando è utile per prendere i soldi, e mistificate i fatti parlando di casolari fantasma e caporalato mai esistiti».

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