Steve Hackett (al centro) con l’architetto Alberto Romani e il sindaco Andrea Michelini, ha firmato la chitarra elettrica per la promozione della pace nel mondo
Alle 21 precise, in un’Arena Beniamino Gigli gremita in ogni ordine di posto, Steve Hackett, storico chitarrista dei Genesis, ha iniziato il suo show con il suo gruppo composto da ulteriori 6 elementi (basso, chitarra, fiati, tastiere, batteria, voce).
Il concerto di ieri sera a Porto Recanati
In quel preciso istante è calato un velo di magia in una location che ha un suo indelebile fascino e che per la sua unicità rappresenta sempre uno scenario suggestivo e affascinante.
Hackett ha dapprima sciorinato alcuni famosi pezzi del suo personale repertorio da solista, incantando il pubblico con gli assoli della sua chitarra elettrica, e dopo una pausa di 15 minuti la band si è ripresa il palcoscenico ed in quel preciso istante la magia di “Second’s Out”, album doppio dei Genesis che di fatto rappresenta una sorta di “very best” della discografia del gruppo inglese a cavallo degli anni compresi tra il 1971 e il 1977, si è dispiegata nella calda atmosfera della nostra Arena.
È stato un concerto da brividi, con uno Steve Hackett che non conosce il passare del tempo e, nella sua originalissima tecnica con la quale suona la chitarra, riconoscibile tra una miriade di altre, ha preso il pubblico per mano e lo ha accompagnato in un viaggio epico condito dalle note dei pezzi più famosi dei Genesis.
L’attacco di “Squonk” tratta dall’album “A trick of the tail” del 1977 ha dunque dato il via ad una serata indimenticabile condita dalla melodia dei suoni unici caratteristici della famosa band inglese. Da lì in poi è stato un crescendo con tutti i brani del mitico album del 1977 – Second’s Out (una sorta di raccolta di concerti parigini dell’epoca) – che hanno caratterizzato la scaletta del concerto. Brani storici come Afterglow – The capet crawlers – The Cinema Show – The lamb lies down on Broadway – I know what I like e la struggente Firth of Fifth, si sono succeduti al cospetto di un pubblico profondo conoscitore della storia dei Genesis e in totale estasi. La straordinaria ballata “Supper’s ready” ha coinvolto il folto pubblico fino a farlo cantare a squarciagola alcuni frammenti di un pezzo che ha fatto la storia del rock e con i suoi 26 minuti di durata costituisce forse una sorta di record della discografia del rock.
A conclusione “Dance on a Vulcano”, con uno straordinario assolo alla batteria, e “Los Endos” hanno messo il punto esclamativo su un concerto di due ore e quaranta minuti che i 1600 appassionati che gremivano la nostra Arena Gigli siamo certi non dimenticheranno facilmente.
La chitarra con la firma del famoso musicista dei Genesis
Prima della serata, il sindaco Andrea Michelini era stato contattato dall’ingegnere-architetto Alberto Romani che per passione si esercita nella seconda professione di liutaio e insegna questa nobile arte ai ragazzi di un laboratorio pastorale prospettando loro un mestiere dove la manualità ha una sua importanza nei processi educativi del mondo giovanile. Attività che per la sua valenza scientifica, sociale e culturale gode del patrocinio del Comune di Grottammare, della Diocesi di San Benedetto del Tronto e a breve anche dell’ordine degli ingegneri della provincia di Ascoli.
Il suo gruppo di lavoro ha realizzato una chitarra elettrica per la promozione della pace nel mondo e attraverso la conoscenza di questo progetto vari chitarristi di fama mondiale (Pat Metheney, Joe Satriani, Phill Palmer dei Dire Straits, Simone Cristicchi) hanno già firmato lo strumento per diffondere appunto il predetto messaggio.
L’architetto aveva chiest la possibilità di far firmare lo stesso strumento anche a Steve Hackett e ieri sera questa proposta è diventata realtà. Anche Steve si è unito alla firma della chitarra dimostrando la sua sensibilità verso temi di rilievo sociale e culturale.
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Mi permetto alcune precisazioni:
1- Second’s out è un album dal vivo, il secondo nella storia del gruppo, e non è un “Best of”.
2- Supper’s ready è una suite composta da sette movimenti e non una ballata. Dura meno di 23 minuti, non 26. Non è il brano rock più lungo della storia, ce ne sono altri quattro ancora più lunghi: Shine on you crazy diamond dei Pink Floyd, Karn evil di Emerson, Lake e Palmer, Mountain jam degli Allman Brothers e (anche se anomala) Thick as a brick dei Jethro Tull.
3- I brani di Steve eseguiti prima di Second’s out sono Clocks (da Spectral mornings), Held in the shadows (da Surrender of silence), The devil’s cathedral (Surrender of silence) e la meravigliosa Shadow of the hierophant tratta dal primo album Voyage of the acolyte pubblicato nel 1975 quando era ancora nei Genesis.
ops…Ho dimenticato Everyday dall’album Spectral mornings
Mi accodo alle dovute correzioni di chi mi ha preceduto:
Il nome corretto del tanto citato doppio album dei Genesis è SECONDS OUT senza genitivo sassone.
https://it.wikipedia.org/wiki/Seconds_Out