di Gianluca Ginella
Mercato sommerso di permessi di soggiorno, chiuse le indagini per il titolare di una azienda agricola che ha sede a Recanati. L’indagine è dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Macerata ed è stata coordinata dalla procura di Macerata. Sotto la lente le mosse di un pakistano la cui azienda era già finita sotto amministrazione giudiziaria per caporalato nel 2019. I carabinieri del Nil di Macerata, comandato dal maresciallo Martino Di Biase, hanno notato che il titolare di questa azienda agricola presentava molteplici contratti di lavoro utili all’emersione.
Gli inquirenti hanno deciso di vederci chiaro sospettando che i contratti fossero stati stipulati ad hoc per consentire un illecito arricchimento del datore di lavoro. Dalle indagini è emerso che l’uomo aveva messo in piedi un illecito mercato sommerso di permessi di soggiorno sfruttando la procedura della recente emersione.
I militari del Nil hanno accerto che tutti i cittadini stranieri sarebbero stati costretti a pagare 6mila euro per regolarizzare la loro posizione in Italia. Una somma che veniva consegnata in contanti al titolare dell’azienda che poi si occupava di fare i contratti di lavoro. Ma non tutti i lavoratori venivano poi effettivamente impiegati nell’azienda, in alcuni casi secondo i carabinieri erano dei contratti fittizi.
L’indagato era diventato conosciuto anche fuori provincia. Da varie parti d’Italia cittadini stranieri si sarebbero rivolti a lui per la stipula di contratti di lavoro. Dietro al compenso di 6mila euro, sempre secondo gli inquirenti, l’uomo avrebbe garantito loro un posto letto. Sempre secondo i carabinieri però le case sarebbero state insalubri o non agibili. Inoltre avrebbe utilizzato i lavoratori, privi di permesso di soggiorno ma in fase di emersione, nei campi della provincia di Macerata e Fermo sottoponendoli, sostengono gli inquirenti, a gravi condizioni di sfruttamento. I lavoratori percepivano la paga ma venivano costretti a restituire gran parte dello stipendio. I militari hanno raccolto anche le denunce di alcuni di questi lavoratori, stranieri, indigenti e alla ricerca di un rapporto di lavoro i quali, ormai esasperati dalle continue minacce del “caporale” e avendo percepito di essere stati raggirati dallo stesso, hanno deciso di rivolgersi ai carabinieri del Nil. Alcuni lavoratori, secondo quanto previsto per legge, visto che hanno denunciato gravi condizioni di sfruttamento, hanno ottenuto un permesso di soggiorno provvisorio tramite l’Ufficio immigrazione della Questura. In totale una ventina le persone che avrebbero ottenuto il contratto volto alla richiesta del permesso di soggiorno.
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