«Liste d’attesa, gravi le parole di Maccioni:
ha scaricato le colpe sui medici»

SANITA' - L'ex assessore provinciale Andrea Blarasin interviene su quanto dichiarato dal direttore dell'Area Vasta 3

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Andrea Blarasin

 

«Inaccettabili le dichiarazioni del direttore Area Vasta 3 dell’Asur Alessandro Maccioni, “portavoce” del presidente e anche assessore alla Sanità Ceriscioli. Gli consiglio di concentrarsi sui bisogni del sistema sanitario maceratese e di fare il suo dovere di dirigente nel migliorare il funzionamento della sanità pubblica e di assumersi le proprie responsabilità invece di indignarsi e dare la colpa ad altri». Sono le parole di Andrea Blarasin, ex assessore provinciale e da qualche mese passato alla Lega, che mette nel mirino quanto affermato giovedì scorso dal direttore dell’Area Vasta 3 al convegno organizzato dall’Avulss. Durante l’incontro infatti erano emerse alcune critiche sulle liste d’attesa e sul mondo Cup e Maccioni aveva dichiarato che se esistono criticità, queste sono dovute al fatto che troppe prescrizioni mediche vengono rilasciate non seguendo le procedure standard. «Gravissime le dichiarazioni del direttore Maccioni – replica Blarasin – soprattutto sul piano della prevenzione. E’ inammissibile che, dai massimi vertici della sanità regionale, si parli di “troppe prescrizioni” solo per scaricarsi la responsabilità, che invece è oggettiva, in merito a quello che deve invece essere, anche secondo l’Oms, la linea guida principale per la promozione della salute.  Infatti, a fronte di alcune critiche sollevate nel corso del convegno da alcuni presenti circa le liste d’attesa con prenotazioni che superano abbondantemente l’anno, agende chiuse, errori e burocrazia senza limiti, Maccioni avrebbe dato la colpa alle troppe prescrizioni mediche, additando i medici di base e “chi la mattina invece di un cappuccini, si fa un esame diagnostico”.  Un vizio che evidentemente lo accomuna al suo predecessore Ciccarelli che, già a suo tempo, accusava i sindacati di fornire dati inattendibili circa il problema delle liste d’attesa e investiva il suo impegno di dirigente più a far quadrare bilanci per attesi avanzamenti di carriera che non per nominare i primari vacanti e diminuire le liste d’attesa».

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