Fondazione Carima in Apm:
«Interesse per quota di minoranza»

MACERATA - L'ente presieduto da Rosaria Del Balzo Ruiti in una nota conferma l'intenzione di acquistare delle quote: «Operazioni come quella in esame sono già presenti nel mondo delle Fondazioni bancarie». Confermato anche l'incontro con il sindaco Romano Carancini

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Rosaria Del Balzo

 

La Fondazione Carima conferma i contatti per entrare in Apm, azienda pluriservizi Macerata. Uno «scambio di opinioni» con il sindaco Romano Carancini, avvenuto «con l’unico obiettivo di valutare le condizioni di reciproca convenienza di un eventuale ingresso della Fondazione, con quote di minoranza, nel capitale della predetta società», aspetto che si inquadra nel «dialogo con le istituzioni del territorio costante oltre che improntato alla massima correttezza e trasparenza nell’ottica di sostenere lo sviluppo sociale, culturale ed economico della provincia di Macerata». L’ente presieduto da Rosaria Del Balzo Ruiti precisa la sua posizione in una lunga nota stampa, in cui si evidenzia che «negli ultimi anni molte Fondazioni sono entrate in realtà connesse ai rispettivi territori di riferimento» e l’interesse nel caso specifico «è circoscritto ad una quota di minoranza, in linea con i pacchetti azionari detenuti dagli altri Comuni, diversi da quello di Macerata, che complessivamente non raggiungono l’1% del capitale dell’Apm».

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Romano Carancini con Rosaria Del Balzo Ruiti

La Fondazione Carima evidenzia: «Operazioni come quella in esame sono già presenti nel mondo delle Fondazioni bancarie, tanto che è la stessa normativa di settore a promuovere forme d’investimento connesse con le finalità istituzionali delle Fondazioni ed in particolare con lo sviluppo economico e sociale del loro ambito territoriale attraverso il mantenimento o l’acquisizione di partecipazioni “non di controllo” in società a forte valenza territoriale. L’associazione di categoria delle Fondazioni bancarie (Acri) si è espressa, da tempo, a favore di impieghi che riguardano attività territoriali strategiche coerenti con i settori d’intervento in cui operano le associate, così da poter mettere a disposizione della collettività risorse più ampie di quelle compatibili con la mera attività di elargizione dei contributi. Questi programmi d’investimento – prosegue l’ente – avvengono in coerenza con la pianificazione degli enti locali e con l’obiettivo di attivare un processo partecipativo che abbia come fine la realizzazione di infrastrutture strategiche, materiali e immateriali, fondamentali per una comunità». La Fondazione sottolinea che l’eventuale «forma d’intervento, se di interesse, potrebbe essere estesa anche ad altre realtà presenti in altri Comuni della provincia» quale ulteriore «segnale di vicinanza al territorio». La Fondazione conclude «non è mossa da finalità speculative, derivanti dall’incasso dei dividendi distribuiti dalla società, ma unicamente dall’obiettivo di attivare una “dimensione comunitaria” che coinvolga le molte forze attive del territorio secondo una logica di compartecipazione. Infine – precisa l’ente nella nota – è bene ricordare, che l’eventuale ingresso della Fondazione in Apm o in altra società richiederebbe in ogni caso un’attenta e preliminare valutazione degli aspetti economici e gestionali di questa, poiché la Fondazione ha il dovere di preservare il proprio patrimonio (esigenza divenuta più pressante dopo la vicenda di Banca delle Marche) attraverso un’accorta politica d’investimento che privilegi impieghi remunerativi, con rischio accettabile e fortemente diversificato».

 

Un tesoretto da investire, Fondazione Carima guarda all’Apm

 



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