Raffaele Cantone a Camerino
di Monia Orazi
«La soluzione per velocizzare la ricostruzione non è quella di lasciare le mani libere, che fanno l’interesse di pochi e non dei cittadini». Parola di Raffaele Cantone, presidente dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), che oggi pomeriggio ha preso parte al convegno organizzato per volontà di Vincenzo Tedesco, direttore generale dell’università di Camerino, dal titolo “Anticorruzione, trasparenza, ricostruzione”, tre parole quasi inconciliabili nell’immaginario comune, visto che la ricostruzione post terremoto è appena ad un misero 4,5 per cento del totale degli edifici danneggiati, nel cratere sismico più grande della storia d’Italia.
Cantone si è trovato a dover fronteggiare diverse argomentazioni, ha risposto anche a provocazioni, delineando il quadro attuale del sistema di leggi che sorregge la ricostruzione. «Si è affastellato un numero di provvedimenti che si fa fatica ad individuare. So che gli uffici della ricostruzione non sanno da dove partire, le norme sono cambiate continuamente. Si è partiti da una legge per un cratere di quattro comuni, molto piccolo nonostante l’elevato numero di vittime, dopo il terremoto di agosto – ha detto Cantone – poi il numero dei comuni si è centuplicato, questa legge non aveva senso in un cratere così grande, il più vasto della storia d’Italia. E’ stata tenuta ferma la situazione di partenza, individuando dei sub-correttivi, è una situazione ingestibile. Non si è avuto il coraggio di dire cambiamo e ricominciamo da capo». Cantone ha poi evidenziato la necessità di un diritto dell’emergenza, «per cui non esistono criteri standard e per cui si deve agire a seconda del caso concreto. Ci sono cose positive, pensiamo alla struttura di missione che concede l’interdittiva antimafia in otto mesi, mentre seguendo l’iter nelle Prefetture ci vogliono due anni ed oggi non avremmo cinquemila imprese iscritte alla white list. Con la vigilanza collaborativa dell’Anac, che funziona ben l’85 per cento delle procedure, non sono più impugnate davanti al Tar, applicata all’Expo di Milano ha permesso di dare appalti veloci». Il presidente ha specificato che «su 650 stazioni appaltanti la vigilanza collaborativa non funziona, ho scritto su questo una lettera il 19 marzo scorso al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma non ho avuto risposta». Cantone ha poi parlato di «cultura dell’aggiudicazione» degli appalti, con un numero elevato di ricorsi giuridici che allungano i tempi e la diffusa presenza di varianti, «che sono necessarie, ma che si aprono ancora prima di entrare in cantiere e sono un sistema finto, da tentata truffa». Parlando ancora della ricostruzione, il presidente Anac ha affermato che all’autorità anticorruzione era stato dato un ruolo preciso, ma «le norme previste sono state cambiate, sono difficili da comprendere, non si sa chi fa cosa, da un unico commissario preposto a fare tutto, si è moltiplicato il numero di soggetti attuatori, questo crea meccanismi di cautela sul piano della responsabilità dei funzionari pubblici, con il ricorso a procedure complicate». Il ritardo nell’installazione delle Sae, in una delle regioni colpite, è stato portato ad esempio dal presidente. «Il terremoto fa parte della cultura geografica italiana, è una costante con cui dobbiamo convivere. La Protezione civile si era organizzata prima, aggiudicando l’appalto di realizzazione delle casette – ha spiegato – nonostante già si sapesse chi doveva farle, andando a controllare, abbiamo scoperto che i funzionari di una Regione, per le opere di urbanizzazione, erano ricorsi all’appalto tramite procedura aperta, più garantista per cautelarsi, al quale avevano preso parte 500 imprese, anziché ricorrere a quanto previsto dal Codice degli appalti sulla procedura negoziata in caso di emergenza». Nel ragionamento di Cantone la mancata assunzione di responsabilità dei dipendenti è stato il problema: «Il problema non sono le regole, ma la soluzione non è di certo quella di lasciare la mani libere, anche di rubare. Non dimentichiamoci quanto accaduto in Italia, le risate dopo il terremoto dell’Aquila, di chi si figurava guadagni sulla ricostruzione. Anche io ho vissuto il terremoto, quello dell’Irpinia, so cosa significa. Non si può speculare sugli eventi di emergenza, dove cento pagano il conto e dieci si arricchiscono enormemente.
Al centro Cantone con il rettore Claudio Pettinari
Vanno utilizzate le regole, specie quelle intelligenti, non vanno cambiate ogni minuto, in nome di una bandiera politica da sventolare, per dire ci sono. Se le regole si cambiano sempre, non si esce mai dall’emergenza». Ha aggiunto: «La fuga dalla responsabilità, la paura della firma, è l’alibi di chi si nasconde dietro la soluzione di una procedura più garantita, con l’obiettivo di scaricare le responsabilità. Non basta la cultura del fare, come nel decreto Sbloccantieri, si deve sposare alla cultura del fare bene, del risultato che ci si propone di ottenere». La ricetta di Cantone, per combattere la corruzione, un fenomeno oscuro, che non si può affidare soltanto al sistema di repressione della magistratura penale, va fatta lavorando sull’organizzazione degli uffici pubblici «per prosciugare il sistema che favorisce la corruzione. Non è vero che questo significa burocratizzare, la semplificazione è una necessità, ma non va fatto in un sistema di deregulation stile ponte di Genova, le regole non sono impedimenti o sovrastrutture. Sono pericolose quelle difficili da applicare, un eccesso di regole favorisce la corruzione». Cantone ha citato Tacito, quando ricordava duemila anni fa che “moltissime sono le leggi quando lo Stato è corrotto”. Altra parola chiave nel contrasto alla corruzione è la trasparenza, intesa anche come controllo dei cittadini sugli atti della pubblica amministrazione, meccanismo di controllo generalizzato. «Nei Paesi dove c’è più trasparenza, come la Svezia che si è dotata di una legge nel 1766, in Italia nel 2013, la corruzione è scarsa». Ultimo aspetto, non trascurabile è l’avere funzionari pubblici «all’altezza della sfida, scommettendo sul fatto che una pubblica amministrazione possa prevenire fenomeni corruttivi, creando al suo interno gli anticorpi». Sono intervenuti al seminario, ricco di scambi e dibattito il rettore Unicam Claudio Pettinari, il preside di giurisprudenza Rocco Favale, il direttore generale Unimc Mauro Giustozzi, Andrea Braschi dell’area edilizia Unibo, i docenti Unicam Felice Mercogliano, Sara Spuntarelli e Francesco Rizzo.
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