Evasione e riciclaggio, maxi inchiesta
Indagate ventotto persone

L'INDAGINE della Guardia Finanza è partita da un controllo in un calzaturificio di Civitanova. Giro di fatture false, imprese cartiera e soldi all'estero. Giro di affari per eludere il Fisco da svariati milioni di euro

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Fatture false per spese inesistenti, imprese create ad hoc per evadere il Fisco, fiumi di denaro che spariscono all’estero: un giro d’affari di svariati milioni di euro. Che da Civitanova, passa per diverse città d’Italia per poi perdersi in decine di società disseminate tra Portogallo, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Slovacchia, Spagna, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Cina. E’ questo il quadro in cui si muove l’inchiesta della Guardia di finanza, che vede indagate 28 persone, 27 cinesi e un italiano. L’indagine è partita da un controllo in un calzaturificio di Civitanova e i reati contestati a vario titolo agli indagati – alcuni dei quali risultano irreperibili, di età compresa tra i 25 e i 69 anni e residenti a Civitanova, Tolentino, Prato, Firenze, Sesto Fiorentino, Reggio Emilia, Verona, Campobasso e Brindisi –  sono evasione fiscale, impiego di denaro di provenienza illecita, appropriazione indebita e riciclaggio.

In questi giorni il sostituto procuratore Margherita Brunelli ha inviato agli indagati l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Il quadro generale che è emerso secondo gli inquirenti è che alcune aziende realmente esistenti (tra queste anche una nota catena di abbigliamento italiana) al fine di evadere le tasse sul reddito e l’Iva, in alcuni casi si appoggiavano ad altre aziende compiacenti per fatturare spese inesistenti e in altre utilizzavano delle vere e proprie aziende “cartiera”, cioè ditte create con l’unico scopo di emettere fatture bluff per operazioni mai realizzate.  In alcuni casi infine parte di questi soldi evasi veniva inviato alle aziende estere, da qui l’accusa di riciclaggio. Per quanto riguarda il calzaturificio cinese di Civitanova per esempio, gli inquirenti contestano un’evasione di 1.644.000 euro dal 2012 al 2015 per fatture false rilasciate da diverse aziende compiacenti. Inoltre, sempre l’accusa contesta l’appropriazione indebita di oltre 1,6 milioni, soldi dirottati dall’azienda madre ad un gruppo di “cartiere”. E questo è solo un esempio, perché di ditte (tutte nel campo dell’abbigliamento) che avrebbero sfruttato lo stesso metodo ce ne sono nell’inchiesta oltre una decina.   Ora gli indagati tramite i propri avvocati (Pieluigi Benfatto, Esildo Candria, Giuseppe Ferrari, Eleonora Borroni, Olindo Dionisi, Giorgio Sallustri, Lorella Appignanesi, Lidia Vitale, Fabio Generini, Vittorio Di Cola, Piera Giardina, Marco Cavallaro, Alessandro Pettinari, Roberta Ippoliti, Michele Scannone, Carlo Belleggia, Alberto Rossi, Lucia Appignanesi, Elisa Ciciriello, Barbara Recanati, Carlo Buongarzone, Sergio Santacchi, Levino Cinalli, Giuseppe Lupi, Chiara Castellani, Vincenzo Vigilante) potranno chiedere di essere interrogati oppure produrre memorie difensive. Poi sarà il pm a dover chiedere o meno il rinvio a giudizio.

(redazione CM)



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