di Donatella Donati
Addio anima mia è il titolo del libro che raccoglie la corrispondenza di Giacomo Leopardi con Antonio Ranieri. Non sappiamo dove sono le risposte. A casa Leopardi? Nelle mani di qualche collezionista? O sepolte tra le carte napoletane? Noi che di Giacomo abbiamo fatto un mito che teniamo stretto stretto sul cuore, conosciamo invece per la generosità del pronipote in linea indiretta Pier Lorenzo Ranieri Tenti la maggior parte delle lettere o forse tutte quelle che Giacomo scrisse ad Antonio che si ostino’ per tutta la vita a chiamare Ranieri con il suo cognome. La Biblioteca Nazionale di Napoli ha i microfilm delle lettere di Giacomo e ha consentito a questo pronipote di pubblicarle in una edizione elegante ,con la calda copertina colorata e gli ingrandimenti giusti per la lettura. Pier Lorenzo racconta con disinvolta serenità, senza la preoccupazione di interpretazioni malevole, che quelle lettere preoccupavano non poco la sua famiglia e che quando era ragazzo e a scuola studiava Leopardi i suoi professori si guardavano bene dal far cenno alla grande amicizia tra il suo antenato e Leopardi per la preoccupazione che le chiacchiere sparse in giro, anche a causa delle frasi amorose che si scambiavano, gettassero l’ombra del sospetto sui legami tanto stretti che li avevano uniti nel periodo napoletano.
Una cosa è certa: quel linguaggio amoroso Giacomo lo usava con i suoi amici, mai però con l’insistenza che troviamo nelle lettere a Ranieri. Ma se ne capisce bene il perché: preoccupato dell’eventualità di un suo soggiorno definitivo a Recanati, sentiva che l’alternativa che meglio consentiva ai suoi desideri era questo legame così forte e mai tradito che lo legava al giovane napoletano, anche per il fascino che esercitavano su di lui la sua bellezza e la bellezza della città dove sarebbe andato a vivere definitivamente. Riporto alcune delle sue più amorevoli frasi proprio perché se ne sappia sentire la purezza: “Ranieri mio. Io ti scrivo un nulla, ma sempre. Sono la più infelice delle creazioni senza di te, ma ti prego sempre a non precipitare. Addio mille volte..”. “Vorrei ch’ ogni parola che scrivo fosse di fuoco, per supplire alla dolorosa brevità comandatami dai poveri infelici miei occhi”. “Ranieri mio. Ti avviso che io non posso più vivere senza te, che mi ha preso un’impazienza morbosa di rivederti, e che mi par certo che se tu tardi anche un poco, io morrò di malinconia prima di averti riveduto. Addio addio”. Aggiungo per una comparazione diretta un brano della lettera scritta al fratello Carlo nel 1826 da Bologna nella quale si dice “ Carluccio mio caro, io ti amo in quel modo che tu solo sai”, e alla fine ci sono parole tenere e ringraziamenti anche per la madre della quale si accenna al buon rapporto con la servitù, tant’è che una delle sue cameriere sposatasi a Bologna la pensa e la saluta con affetto.
I documenti scritti da Giacomo rivelano sempre la gentilezza del suo animo, la grande signorilità della sua educazione, la laicità completa del suo pensare senza inutili approcci alla convenzionalità della religione. Se poi andiamo a leggere le lettere della sorella Paolina a Marianna Brighenti pubblicate da padre Floriano Grimaldi ci accorgiamo della spregiudicata valutazione dei fatti che Paolina faceva soprattutto in relazione alla sua prigione recanatese e c’è da cogliere quindi con soddisfazione la temerarietà dei giudizi rispetto ai loro tempi dei due fratelli Leopardi e quello che loro pensano della società contemporanea, unica guida per interpretare la loro visione del mondo. Entrambi rivendicano per ragioni diverse la libertà di pensiero. Negli ultimi Canti, La Ginestra e Il Tramonto della Luna, si precisa in modo poetico la funzione dell’intelligenza umana che deve adattarsi ai disastri naturali in nome della coesione tra i viventi e della bellezza della vita anche quando la felicità è messa in discussione dagli eventi. Più moderatamente Paolina, più coraggiosamente Giacomo sentono che il mondo non va accettato così com’è, ma va combattuta una visione negativa perché essere grandi significa essere capaci di affrontare qualunque avversità. Paolina è un’anticipazione della sedicenne Greta, Giacomo, di tutti i giovani che non si contentano del loro mondo e lo vogliono cambiare.
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Scrive Leopardi:”Povero Ranieri mio! Se gli uomini ti deridono per mia cagione, mi consola almeno che certamente deridono per tua cagione anche me, che sempre a tuo riguardo mi sono mostrato e mostrerò più che bambino. Il mondo ride sempre di quelle cose che, se non ridesse, sarebbe costretto ad ammirare; e biasima sempre, come la volpe, quelle che invidia.
Oh Ranieri mio! Quando ti ricupererò? Finché non avrò ottenuto questo immenso bene, starò tremando che la cosa non possa esser vera. Addio, anima mia, con tutte le forze del mio spirito. Addio infinite volte. Non ti stancare di amarmi”
Scrive Ranieri: “io, lasciatone il mio antico letto, dormiva in una camera non mia (cosa che nelle consuetudini del paese, massime in quei tempi, toccava quasi lo scandalo), per dormire accanto a lui”.
“Leopardi era tenerissimo, gelosissimo de’ suoi segreti . Noi, d’altra parte, s’era sdegnosissimi di saper novelle de’ fatti altrui, e rispettosissimi della sua libertà. E non ci avanzò altro partito se non in generale, di astenerci da qualunque altro motto in proposito; ed a me, in particolare, di uscire costantemente dalla stanza quando qualche innominato sopravveniva”.
Nello Zibaldone nel 1821 è annotato: “Il vantato amor platonico, sì sublimemente espresso nel Fedro, non è che pederastia. Tutti i sentimenti nobili che l’amore ispirava ai greci, tutto il sentimento loro in amore, sia nel fatto sia negli scritti, non appartiene ad altro che alla pederastia, e negli scritti di donne all’amor di donna verso donna. Basta conoscere un sol tantino la letteratura greca da Anacreonte ai romanzieri, per non dubitar di questo, come alcuni hanno fatto”.
Se consideriamo che 100 anni più tardi (e a Parigi) Proust si vergognava ancora della propria omosessualità, Leopardi appare un commovente, intrepido eroe…
Alcuni anni fa’ ho visto sia al cinema sia su Sky il film intitolato “il Giovane Favoloso” su GIACOMO LEOPARDI.