Federico Talè
di Fabrizio Cambriani
Botta e risposta tra il consigliere delegato alla sanità e le organizzazioni sindacali. Tutto comincia questa mattina quando attraverso una nota stampa, il consigliere regionale del Partito democratico Federico Talè, che ha recentemente ricevuto dal presidente Ceriscioli il mandato per seguire da vicino le questioni sanitarie, diffonde una dichiarazione nella quale comunica la calendarizzazione del nuovo piano sanitario. «Il 28 gennaio il Piano socio-sanitario delle Marche verrà portato in giunta – annuncia Talè, che nella serata di lunedì scorso ha pure incontrato le organizzazioni sindacali –. I sindacati hanno molto apprezzato il percorso di condivisione intrapreso – aggiunge inoltre Talè -. Cercherò sempre di coinvolgere i rappresentanti dei lavori nelle scelte da adottare e sugli obiettivi da raggiungere. L’altro giorno ci siamo confrontati sul Piano socio-sanitario che verrà portato in giunta il 28 gennaio dopodiché verrà calendarizzata la discussione, con relative audizioni, in commissione e poi finalmente il passaggio in consiglio. L’obiettivo è di portarlo in aula prima dell’estate. La prossima settimana si terrà un nuovo incontro con i sindacati nel corso del quale ci illustreranno le loro osservazioni al Piano».
A distanza di qualche ora, però, arriva la secca presa di distanza da queste ultime affermazioni. Attraverso un comunicato congiunto, le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil, precisano che «in riferimento a quanto riportato nel comunicato di oggi della Regione, le segreterie di Cgil, Cisl e Uil Marche confermano di essersi impegnate a esprimersi sulla bozza del nuovo Piano sanitario che è stata portata alla loro attenzione, nell’incontro di lunedì scorso, entro la prossima settimana». Tuttavia, «a differenza di quanto affermato dal consigliere Talè, proprio in vista di tale pronunciamento, non hanno però fatto valutazioni di merito, né espresso apprezzamenti di alcuna natura sul percorso». In coda alla nota stampa arriva la bacchettata finale, nel momento in cui le stesse organizzazioni sindacali dichiarano che «ritengono fuorviante e scorretto attribuire loro valutazioni non fatte».
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