Antonio Tajani con il rettore Claudio Pettinari e il direttore generale Vincenzo Tedesco durante l’inaugurazione a Unicam
di Gabriele Censi
«Chi crede va avanti, chi crede supera le difficoltà, supera gli ostacoli, vince anche le malattie, perché quello che c’è nel cuore è la cosa che vale più di tutto. Senza dei sogni da realizzare non si possono superare le difficoltà. Tutto ciò che avete dentro, la vostra formazione, il vostro bagaglio culturale, che acquisite anche in questa Università, così aperta al mondo, non ve lo toglierà mai nessuno. Questa è la nostra identità, ecco perché siamo Europei e perché vale la pena crederci». Questo l’augurio del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani agli studenti, a conclusione del suo intervento alla cerimonia di inaugurazione del 683° anno accademico di Unicam.
E’ partito dalla battaglia delle Termopili, Tajani, per ripercorrere la formazione dell’identità europea lunga 3000 anni attraverso i Greci, Roma, il Medioevo, Dante, grandi musicisti, letterati e navigatori, fino ai momenti più bui delle due guerre mondiali con milioni di morti, e la rinascita del Dopoguerra: «L’Europa non è quella dei burocrati ma è quella che ci narra la storia, fondata su valori condivisi e confermati nei secoli». Poi ha sottolineato: «L’università è un simbolo di rinascita e ci si può rialzare quando c’è volontà e forza. L’Europa ci difende dalla globalizzazione però ha anche bisogno di una politica industriale che sostiene chi è in grado di poter dare lavoro, perché senza lavoro non c’è libertà, dignità e una società senza lavoro è una società destinata a morire». E ancora l’aumento da 80 a 120 miliardi di investimenti nel progetto Ricerca dell’Unione, subito colto al volo dal rettore Claudio Pettinari: «Unicam è un ateneo all’avanguardia e parteciperà significativamente a questi bandi».
La seconda inaugurazione del mandato di Pettinari inizia con un video evocativo e la colonna sonora è una canzone di Francesco Guccini, la scenografia è tutta in rosso e la modernità è segnata da due grandi schermi laterali che mostrano i relatori in formato gigante e quasi realistico, il primo ologramma proiettato è di Luca Ceriscioli, il presidente della Regione saluta subito gli studenti: «Non hanno mai mollato anche nei momenti più difficili. Si sono adattati prima nei container e poi in altre strutture di maggior qualità, ma non hanno mai abbandonato il territorio e per questo va un plauso per il grande segno di vicinanza straordinaria. Tutte le linee strategiche che la Regione ha attivato in questi ultimi due anni hanno visto come prime protagoniste le università, in particolar modo quella di Camerino. Occorre superare le difficoltà e vedere passo dopo passo recuperate quelle presenze e quelle attività che ci garantiranno il futuro. L’Europa ci è vicina – lo dimostra anche la presenza oggi qui del presidente Tajani – e bisogna ridare alle imprese del territorio strumenti per il rilancio e la rinascita». Poi altra novità già annunciata nel protocollo è l’invito a parlare anche per il sindaco della città. Era mancato negli anni scorsi e Gianluca Pasqui ha salutato con gioia questo “vulnus” sanato: «La città e l’ateneo sono una sola Comunità. Unicam è una università ai massimi livelli europei ma che comunque ha sede qui».
La relazione del rettore è iniziata con il tema lanciato con l’ashtag #universitas, storia e innovazione insieme, l’Europa come orizzonte e il non mollare, con la citazione di Carlo Urbani a cui Unicam ha dedicato una scuola: “Quando c’è necessità se il medico scappa chi resta?”. Poi l’elenco di cosa si sta facendo con le nuove edificazioni, nella consapevolezza che i vecchi edifici saranno disponibili nel medio-lungo termine «Siamo rimasti senza piangersi addosso, radicandoci sempre più e allo stesso tempo allargando gli orizzonti internazionali». Il tema della missione sociale dell’ateneo per il superamento della povertà educativa: «Il nostro ruolo è quello di ascensore sociale, in Italia abbiamo bisogno di più università, il luogo comune che sono troppe è smentito dai numeri». La conclusione è per gli studenti con le parole di Sant’Agostino “noi viviamo in contemporanea in tre tempi. Il presente del passato, che è la storia, il presente del presente che è la visione e il presente del futuro che è l’attesa”: «Abbiamo il compito di alimentare questa vostra attesa, sostanziando la grande opportunità di vivere in una Europa libera e unita»
Prima del rettore sono intervenuti anche il rappresentante degli studenti Riccardo Cellocco («Ci sentiamo parte attiva dell’intera comunità universitaria che esprime differenti anime culturali»), dei docenti e ricercatori Barbara Re ( ha ricordato il tema della violenza sulle donne, c’era anche una sedia vuota sul palco e la praole di mandela sulla natura umana «gli uomini non nascono odiando, lo imparano e allo stesso modo possono imparare ad amare») e del personale tecnico amministrativo Stefano Burotti («Questa fase di riorganizzazione ha comportato sacrifici ma non ci sottraiamo alla sfida»). Il direttore generale Vincenzo Tedesco si è soffermato sul concetto delle persone: «Bisogna investire sulle persone formarle e farle crescere. unicam ha una autorevolezza diversa e un volto riconoscibile» Sulla ricostruzione: «Abbiamo bisogno di procedure per appalti più snelli».
Il coro universitario ha concluso con l’Inno alla gioia la mattinata “europea”, tra gli ospiti c’erano il nuovo vescovo Francesco Massara e il capo della protezione civile Angelo Borrelli, non ospite ma di casa il commissario per il Sisma, nonchè docente Unicam, Piero Farabollini.
Antonio Tajani in zona rossa: «Occorre fare in fretta, porterò a Bruxelles questo messaggio»
L'importante è non sognare gente come voi, sarebbe un'incubo.
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Da una parte non debbono smettere di sognare, dall’altra parte non debbono smettere di avere i piedi ben piantati per terra.
Il discorso all’inizio dell’articolo virgolettato e tutto in neretto, fosse stato fatto da un Martin Luther King o un John F. Kennedy, magari anche dal Mahatma Gandhi o dal Dalai Lama ecc., sarebbe passato alla storia. Chi è d’accordo con me sa che non c’è bisogno di scrivere altro e che quindi la prima parte del commento è bella che esaurita. La seconda è molto meno ideologica ma più spirituale e “costruttiva.”. Ceriscioli ancora non ha capito che deve cominciare ad espiare con una bella cintura da carpentiere, chiodi in bocca e mazza in mano. Luogo di purificazione? Dove c’è una Sae marcia!!. Certo non da solo. Mettetemi un pollicione rosso se pensate di aver capito da chi dovrebbe essere accompagnato.