di Gianluca Ginella
Era andato a riempire la bombola di gpl che però esplose uccidendolo: oggi sono stati condannati per omicidio colposo un dipendente dell’impianto di metano di Sarrocciano, a Corridonia, e il legale rappresentante della ditta (che è invece stata assolta). Il processo si è chiuso oggi al tribunale di Macerata. I difensori annunciano appello. Il giudice ha deciso anche una provvisionale di 270mila euro per i parenti della vittima, Antonio Mercuri, che perse la vita a 43 anni.
Due anni per Jacopo Ilari e 1 anno e 6 mesi per Antonio Lazzarini. Queste le condanne decise oggi pomeriggio dal giudice Chiara Minerva del tribunale di Macerata per la morte di Antonio Mercuri che aveva perso la vita il 6 agosto del 2015 a causa dell’esplosione di una bombola di gpl mentre faceva rifornimento. Ilari, 26, di Petriolo, era sotto accusa come dipendente, all’epoca dei fatti, dell’impianto di metano, mentre Lazzarini, 73, di Morrovalle, quale legale rappresentante dell’azienda Metano 96 srl che aveva la proprietà dell’impianto. Per l’azienda, chiamata in causa quale responsabile civile, il giudice ha deciso l’assoluzione. Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Raffaela Zuccarini, Ilari la mattina dell’incidente si trovava al lavoro all’impianto e avrebbe responsabilità nella tragica fine del 43enne. Il pm sostiene che Ilari aveva riempito la bombola di gpl con gas metano che a causa della maggiore pressione con cui viene caricato (fino a 220 bar mentre per il gpl la pressione è al massimo di 8 bar) aveva provocato l’esplosione. Per caricare la bombola di gpl col metano il dipendente, prosegue l’accusa, aveva usato un particolare raccordo adattatore per la pistola erogatrice. Ma per l’accusa anche il legale rappresentante, Antonio Lazzarini, avrebbe responsabilità in quanto il dipendente non sarebbe stato adeguatamente formato e informato per quanto riguarda le mansioni che gli erano state assegnate. Per entrambi oggi il pm aveva chiesto la condanna a 3 anni. Le difese sono pronte a fare appello.
«Nel capo di imputazione la condotta contestata al mio assistito è di aver prima acconsentito alla richiesta di Mercuri e poi tramite adattatore di aver iniziato a inserire il metano nella bombola gpl poi scoppiata – dice l’avvocato Paolo Rossi –. Però la cosa che ha detto il consulente di Lazzarini, che non è stato smentito da nessun altra consulenza, è che dal momento in cui il metano ha iniziato a entrare a quando c’è stata l’esplosione sono passati 7 secondi. Mi devono spiegare perché se, come dice l’accusa, il metano è stato inserito da Ilari lui non sia morto e Mercuri sì. Se Ilari avesse fatto l’operazione che gli contestano sarebbe morto pure lui. Quindi è evidente che non sia stato lui a immettere il metano nella bombola – dice ancora Rossi –. Inoltre non c’è prova che abbia avallato l’operazione chiesta da Mercuri.
Anzi, oggi in udienza è stato sentito un testimone che ha detto che 20 giorni prima del fatto era andato a fare il pieno e Ilari non gli aveva messo nemmeno un atomo di metano perché non aveva le bombole revisionate. E parliamo di una persona che Ilari conosceva. Qualcuno dovrà spiegare – conclude Rossi – perché Ilari avrebbe invece dovuto assecondare la richiesta di un perfetto sconosciuto, quale era per lui Mercuri». «Già è significativa l’assoluzione della Metano 96, siamo certi che in appello riusciremo ad ottenere la riforma della sentenza con l’assoluzione anche del legale rappresentante» dice l’avvocato Renato Coltorti che assiste sia la Metano 96 srl che Lazzarini. Il giudice ha deciso una provvisionale di 270mila euro per le parti civili, si erano costituiti i genitori di Mercuri, assistiti dall’avvocato Massimo Cesca, la moglie e il figlio del 43enne, tutelati dal legale Pietro Siciliano. «Grande soddisfazione soprattutto per i famigliari e per quello che questa sentenza rappresenta per tutti loro – ha detto l’avvocato Cesca -. Vedremo quello che sarà il futuro dell’iter processuale».
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