
Dopo la folgorante apertura con Eva Cantarella e Lucia Tancredi, “Non a Voce Sola”, rassegna di filosofia, letteratura, poesia, musica ed arti, continua il suo dialogo fra i generi sul problema della presenza/assenza delle donne all’interno dell’ordine simbolico della nostra cultura. Ospite questa volta sarà Umberto Galimberti: l’appuntamento è al Lido Cluana di Civitanova sabato alle 19,30. Il filosofo e sociologo proporrà un intervento dal titolo “La parola ai giovani”. Per Galimberti i giovani uomini e le giovani donne sono una generazione simbolicamente designata dalla privazione, «senza lavoro, senza casa, senza famiglia, senza politica» scrive il filosofo, e viene inculcato loro fin dalla tenera infanzia il paragone ideale con il computer, annullando nella loro prospettiva gli altri simboli contrassegnanti la propria umanità, al solo fine di essere accettati nell’ordine culturale della propria comunità. “Il computer non si assenta dal posto di lavoro – afferma Galimberti – non prende ferie, non si ammala, non va in depressione come talvolta capita agli umani, non si demotiva, non si distrae, non è turbato da sentimenti o problemi familiari, non cerca la propria autorealizzazione». E questo viene sottesamente chiesto alle nuove generazioni, avere performance da ingranaggio che produce ricchezza e non da esseri senzienti, poiché l’attività lavorativa è diventata l’unico indicatore della riconoscibilità sociale e il valore del denaro è assunto a unico generatore simbolico di tutti i valori: l’arte è tale se entra nel mercato, la cultura è apprezzata se vende, la parola data può essere rinnegata se non è più conveniente e anche il mondo delle relazioni è coltivato solo se garantisce un qualche vantaggio economico o di prestigio. «Persino quando entriamo in un negozio – conclude lapidariamente Galimberti – la gentilezza che ci accoglie non è riservata a noi, ma a quanto possiamo spendere». Si può cambiare questo ordine di simboli e di idee? Lo scopriremo nel dialogo di Galimberti con il pubblico. «Il secondo appuntamento di una edizione dedicata ai simboli nell’epoca della tecnica – commenta Oriana Salvucci, direttrice artistica della rassegna – ed è sembrato naturale invitare il filosofo e sociologo Umberto Galimberti. Ricordo molto bene le sue lezioni sul simbolico sempre nell’alveo dell’ordine simbolico maschile, universale, onnicomprensivo. Tuttavia, è nell’habitus del filosofo l’apertura mentale, la ricerca di nuove strade, l’attenzione a nuove visioni e prospettive e la citazione di Edipo di Muriel Rukeyser non è casuale».
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..mah, secondo me ‘Non a voce sola’ è una iniziativa in parte lodevole, ma lo sarebbe ancor di più, lodevole, un’iniziativa che si chiamasse ‘Non a una voce sola’..chissà..!! Giuseppe.
Vorrei ringraziare la prima persona che ha dato una valutazione negativa al mio commento, e, ovviamente, tutte le altre, se arriveranno; infatti è un motivo ed una conferma in più per capire che non mi ero sbagliato. Giuseppe.
Sono convinto che molto di quanto dirà Galimberti lo ha scritto Herbert Marcuse, filosofo, sociologo, politologo ed accademico tedesco naturalizzato statunitense in vari testi, in particolare ne “L’uomo a una dimensione” (1964), noto ai sessantottini oltre a “Eros e civiltà” (1955).
https://it.wikipedia.org/wiki/Herbert_Marcuse