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Sisma, l’allarme di Falcucci:
«E’ tutto fermo
e la ricostruzione è al palo»

IL SINDACO di Castelsantangelo fa il punto, dopo le casette consegnate a Nocria l'8 gennaio non si è più mosso nulla: la strada di accesso all'area deve essere completata, le opere di urbanizzazione non sono state terminate, nessun cantiere per la riparazione dei danni lievi è partito. «Applicare la legge sulla montagna, altrimenti qui non rimarrà più nessuno»

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La strada che porta alle Sae a Nocria

 

di Monia Orazi

A Nocria di Castelsantangelo, le soluzioni abitative di emergenza sono state consegnate l’ 8 gennaio, da allora tutto è rimasto fermo. La nuova strada di accesso all’area deve essere completata, le opere di urbanizzazione non sono state terminate, nessun cantiere per la riparazione dei danni lievi è partito. A vegliare sul fermo immagine della ricostruzione che non c’è, il sindaco Mauro Falcucci, quasi quattro decenni di esperienza amministrativa, un altro terremoto quello del ’97 affrontato con piglio e decisione, ma di fronte a questo il caparbio amministratore, che dal 24 agosto denuncia ovunque tutto quello che non va, allarga quasi le braccia.

Mauro-Falcucci

Mauro Falcucci

«La strada che porta alle sae a Nocria ancora non è stata completata per una serie di ragioni, stiamo sollecitando perché è troppo tempo che è ferma. L’otto gennaio abbiamo consegnato le casette, è stato fatto un verbale sulle cose da terminare, ma per una serie di ragioni i lavori non sono stati ancora completati – spiega Falcucci – anche per la ricostruzione siamo in attesa, nessun cantiere è partito. Ancora devono arrivare in Comune i risultati della microzonazione sismica, che è stata approvata lo scorso 29 maggio. E’ un atto importante, ma non è la sola condizione indispensabile per procedere. Stiamo aspettando l’ordinanza commissariale sui dissesti idrogeologici, poi si dovrà partire con gli incarichi per i piani attuativi delle otto perimetrazioni. Quelli che mancano sono gli aspetti normativi del decreto 55 che deve essere ratificato con tutte le correzioni. Ognuno di noi ha prodotto le correzioni a tutte le forze politiche, il commissario le ha, aspettiamo che si faccia giorno, ormai è troppo tardi».

Falcucci indica una possibile soluzione, la piena applicazione della legge sulla montagna, la numero 97 approvata nel 1994. «La condizione essenziale per far ripartire questi territori è che il nuovo governo ed il parlamento, diano certezza al futuro della montagna, la legge 97 del 1994 è tuttora inapplicata – spiega – Erano previste deroghe, richiamandosi all’articolo 10 della Costituzione, riferimenti a norme che dovevano concretizzarsi in atti e decreti legislativi che davano la copertura, che purtroppo in 24 anni sono stati disattesi. Se ci fosse stato quell’intervento normativo, la montagna italiana non sarebbe caduta sotto la mannaia del taglio delle scuole, degli ospedali».

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Mauro Falcucci

Per Falcucci ricostruire soltanto ciò che è stato danneggiato è un atto quasi inutile: «Se non parte una specifica norma futura in questo senso, la ricostruzione non ha ragione di essere – aggiunge –  Se si ricostruisce ma non c’è un futuro per la montagna italiana, farlo è inutile. Mi riferisco all’intera montagna italiana, nella 97 si parlava di zona franca montana, un premio di residenza, un contributo per il risparmio energetico, perchè costa di più che al mare scaldare in montagna, si parlava di tanti interventi mirati per la facilità di commerciare i prodotti tipici, di andare in deroga, di tutte quelle iniziative volte a salvaguardare la montagna. Se non ci fosse questo aspetto normativo vero, ricostruiamo per chi? Per cosa?».

Riguardo alla ricostruzione, il sindaco di Castelsantangelo indica la necessità di superare il problema delle difformità, da sanare dove possibile in fase progettuale. «Ci sono dei vincoli paesaggistici, aspettiamo la norma, tutti lo sanno. Ci sono aspetti come l’identificazione del Rup, il responsabile unico di procedimento, che deve avere tre anni di anzianità secondo il codice degli appalti, non tutti i Comuni lo hanno. Al personale va fatto fare un corso, ingegneri e architetti, oppure applicare una deroga limitando l’appalto, dobbiamo snellire le procedure sennò la ricostruzione non parte».

20180613_140738-650x366Mauro Falcucci chiede al governo di mettere mano alla piena applicazione di norme che diano incentivi a stare in montagna, per farla rimanere abitata: «Se non facciamo norme a salvaguardia della montagna ha senso quello che stiamo facendo? C’è un’enorme emorragia di residenti. Se si concede una prospettiva normativa allora la montagna la salviamo, ha ragione di essere la ricostruzione, anche le attese, se aspettiamo un anno di più ma c’è un futuro per le nuove generazioni che potranno vivere, sostenersi. Serve un contributo, un aiuto, va premiata la montagna, se la vogliamo salva. Se vogliamo che dieci milioni di cittadini siano le sentinelle dei dissesti idrogeologici, quelli che riescono a coniugare i vincoli dell’area parco con uno sviluppo economico sostenibile. Servono incentivi per chi vuole restare a vivere in montagna, questo ne consentirà l’antropizzazione, solo così questi territori avranno un futuro».

20180613_1409380-325x183Falcucci ammette che dopo 24 anni la legge andrà rivista, inserendo telematica e smart working. «Serve un progetto complessivo a lungo respiro – conclude – qui non si vive soltanto con le seconde case nei fine settimana, serve un progetto di sviluppo sostenibile, nel Parco dei Sibillini mancano ancora il piano del parco e quello triennale, che sono da approvare. Lancio un appello, affinché ci sia un progetto di futuro per la montagna, tutta quella italiana e la nostra in particolare che ha bisogno di sviluppo oltre la ricostruzione. Qui la situazione è catastrofica, i tempi saranno più lunghi, ma se la ricostruzione è finalizzata al domani qualcuno potrà investire, anche qualche azienda. Altrimenti quando verranno meno i contatti umani, per ragioni anagrafiche la popolazione diminuirà e resteranno i centri più grandi, altri saranno assorbiti. Con un progetto forse andrà diversamente. Diamo una svolta vera alla ricostruzione, facciamola diventare opportunità al dramma. Ci vuole una apposita normativa, ci vuole questa certezza per dare sostanza ai sogni».

 

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