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La sanità maceratese cambia passo,
inaugurazioni per oltre 3 milioni

TAGLI DEL NASTRO - Tante novità: la sala di emodinamica all'ospedale di Macerata, l'acceleratore lineare, la sede della Farmacia territoriale e un macchinario per diagnosticare l'osteoporosi a Treia. Il direttore di Area vasta Alessandro Maccioni: «Nuovi strumenti che salvano la vita». Il sindaco Carancini: «Siamo fiduciosi ma occorre fare di più». Il responsabile Asur dell'integrazione tra servizi sociali e sanitari annuncia una struttura per adolescenti con problemi mentali e di tossicodipendenza in provincia: «Sarà la prima di questo tipo in Italia»

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Taglio del nastro, da sinistra Luca Ceriscioli, Rosaria Del Balzo Ruiti, Alessandro Maccioni, Romano Carancini

di Federica Nardi

(foto di Fabio Falcioni)

Oltre mezzo milione di lavori per la nuova sala di emodinamica all’ospedale di Macerata. E poi il nuovo acceleratore lineare per la Radioterapia, la nuova sede della Farmacia territoriale e anche un nuovo strumento per diagnosticare, prima che si manifesti, l’osteoporosi. Una sfilza di inaugurazioni oggi pomeriggio tra Macerata e Treia segnano il passo di una nuova stagione per i servizi sanitari in provincia. Oltre le macchine, le persone. «Mi auguro che presto inaugureremo anche strutture territoriali – ha detto Giovanni Feliziani, responsabile dell’integrazione dei servizi sociosanitari in Asur -. Qualche giorno fa è venuta una madre e ha abbandonato la figlia sedicenne in Pronto soccorso. Bisogna fare rete per occuparsi degli ultimi. Stiamo lavorando per una nuova struttura per adolescenti nel Maceratese, sarà la prima in Italia».

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L’equipe di Radioterapia davanti al nuovo acceleratore

STRUMENTI ALL’AVANGUARDIA – «Inauguriamo due strumenti che salvano la vita – ha spiegato in apertura il direttore di Area vasta 3 Alessandro Maccioni -. La prima: la nuova sala di emodinamica con il nuovo angiografo donato dalla fondazione Carima. Il secondo è l’acceleratore lineare che aspettavamo da anni. Abbiamo fatto l’investimento insieme all’Area vasta 5 di Ascoli. Inoltre non c’è solo l’ospedale nella sanità ma anche il territorio per questo andiamo a Treia all’ospedale di comunità dove da un paio di mesi c’è un nuovo strumento per l’indagine dell’osteoporosi». L’anno dell’Area vasta 3 è questo e anche di più. «Abbiamo investito 29 milioni di euro e nominato 20 nuovi primari», ha ricordato Maccioni, prima di passare la parola ai dirigenti dei reparti Roberto Accardi (emodinamica) e Massimo Giannini (Radioterapia). Nel primo caso l’investimento fatto nel nuovo angiografo nasce da una volontà che ha preso forma già nel 2009, insieme alla fondazione Carima, per dotare il reparto di strumenti all’avanguardia.

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Il nuovo angiografo nel reparto di Emodinamica

«Da tre anni con un’unica sala manteniamo sia l’emergenza che la programmazione per tutta l’Area vasta e l’area nord di Fermo per l’infarto miocardico acuto – ha raccontato Accardi -. Solo nell’ultimo hanno abbiamo svolto 1.300 procedure raggruppate in 3 giorni alla settimane. Questo nuovo angiografo ha caratteristiche eccellenti, può cambiare la dose a seconda del peso e delle dimensioni del paziente e ci permette di utilizzare tramite wireless anche altre dotazioni». Nel reparto di Radioterapia, Giannini spiega che fino a ora, «pur lavorando con una macchina in meno abbiamo mantenuto gli stessi numeri del 2017. Questa macchina ci permette di eseguire trattamenti all’avanguardia, sempre più sicuri, veloci e precisi. Si può anche implementare man mano che si sviluppano nuove tecnologie. Nel 2019 è previsto il raddoppiamento delle macchine per garantire una qualità dei trattamenti uguale in tutta la regione. Fino a ora non era possibile perché Ancona era leggermente privilegiata».

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Da sinistra Luca Ceriscioli, Giulia Marino e Romano Carancini

GLI INVESTIMENTI – Le nuove inaugurazioni, tra lavori e strumenti valgono 3 milioni e 343mila euro. Per la nuova sala di emodinamica, su una superficie di 306 metri quadri, la spesa è stata di 595mila euro, iva esclusa. Le apparecchiature sono costate 152.409 euro, mentre il sistema angiografico, donato dalla Fondazione Carima, oggi rappresentata dalla presidente Rosaria Del Balzo Ruiti, vale 316mila euro. Per il nuovo acceleratore e il lettino di trattamento, compresa la piattaforma informatica su cui si basa la gestione dei trattamenti radioterapici, sono stati spesi circa 2 milioni di euro. Mentre per i lavori edili l’impegno è stato di 135mila euro. Trasferire la farmacia dall’ex Crass (inagibile dopo il sisma) nell’ex padiglione psichiatrico nel quartiere Santa Croce, è costato 115mila euro. Infine a Treia il nuovo macchinario per diagnosticare l’osteoporosi a disposizione da circa due mesi dell’ospedale di comunità, è costato 30.500 euro.

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Da sinistra Feliziani, Alessandro Maccioni, Romano Carancini, Rosaria Del Balzo Ruiti e Luca Ceriscioli

DALL’OSPEDALE AL TERRITORIO – L’ospedale, come tutti i presenti hanno ricordato, dal governatore Luca Ceriscioli fino alla direttrice sanitaria Asur Nadia Storti, è solo un pezzo della sanità regionale. «C’è il paziente al centro del territorio, dove ospedale è un pezzo – ha detto Storti -. Queste inaugurazioni sono importanti perché fanno vedere la logica del progetto a cui stiamo lavorando. Un esempio di come realizziamo un percorso in rete, coerente e omogeneo». Anche se la strada, soprattutto per le fasce più deboli della società, è ancora lunga. Feliziani, che si occupa da anni dei servizi sociosanitari, ha raccontato l’episodio recente di una madre che ha abbandonato la figlia 16enne in Pronto soccorso dicendo agli operatori “non ce la faccio più”.

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Giovanni Feliziani

«Ci sono tante famiglie con figli adolescenti che hanno problemi di dipendenza o problemi mentali e bisogna supportarle – ha detto Feliziani -. Un altro problema nella nostra regione è la disabilità grave. Sto cercando di raccordare i direttori di diversi distretti per ragionare sul personale e fare rete per guardare a queste situazioni. Stiamo inoltre lavorando per una nuova struttura per adolescenti, sarà la prima in Italia. Vogliamo realizzarla entro un anno e mezzo nel Maceratese. Mentre c’è già il progetto per riconvertire uno dei centri di servizio psichiatrico diagnosi e cura in modo che sia dedicato esclusivamente agli adolescenti».

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Il sindaco Romano Carancini insieme al governatore Luca Ceriscioli

TRA DENUNCIA E SPERANZA – «C’è un tempo della denuncia e un tempo della fiducia – ha detto il sindaco di Macerata Romano Carancini -. Noi dobbiamo trasmetterci fiducia e trasmetterla alle persone. Quindi è tempo di denuncia perché non è abbastanza e lo sappiamo tutti. Abbiamo bisogno ancora di accelerazione. Ma non siamo certo dove eravamo tre anni fa. Quindi oggi è anche tempo della fiducia e della speranza. Ma siamo sulla strada giusta. Ceriscioli ha avuto orecchio per ascoltare». E un suggerimento: «il direttore Area vasta – ha aggiunto Carancini -, deve avere autonomia di gestione. Sono certo che il futuro sarà ancora valorizzare questo ruolo. Perché i direttori sono lo snodo per rendere più efficace le varie politiche». Pronta la risposta del governatore Ceriscioli. «Oggi – ha detto il presidente della Regione -, non si tratta di affermare l’autonomia del direttore di Area vasta ma di trovare i giusti livelli di operatività in quadro di sistema. Le risorse sono messe a disposizione di tutto il panorama sanitario. A volte sono i tempi lunghi che fanno perdere di vista il disegno, ma qui si va veloci e sono stati portati avanti gli obiettivi del triennio. Sicuramente – dice Ceriscioli dando ragione a Carancini -, ci sono temi ancora aperti. Uno su tutti le liste d’attesa. Non c’è niente di più odioso che costringere un paziente a pagare di tasca propria una prestazione di cui ha diritto o costringerlo ad andare fuori regione. Nel rinnovo dei direttori di Area vasta inseriremo questa come clausola stringente». Presente per le benedizioni anche il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi. «La chiesa – ha detto – ha un’attenzione particolare per lo studio e la scienza. A volte oggi, con una tendenza un po’ irrazionalistica legata a un approccio superstizioso, si fa una grande confusione sulla malattia. Mentre noi vogliamo valorizzare l’intelligenza umana. La differenza tra il pugnale e il bisturi non è nella tecnologia ma nella persona che lo utilizza».

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