Da sinistra la senatrice Francesca Scopelliti e la presidente del Rotary club di Macerata, Silvana Lisi
Una serata emozionante (ed affollata) a ‘Le case’ di Macerata con il Caso Tortora e la senatrice Francesca Scopelliti. Promossa dal Rotary club ‘Matteo Ricci’ e, in prima persona, dall’avvocato Paolo Giustozzi della giunta nazionale dell’Unione delle Camere penali, l’iniziativa – ad appena un anno di distanza da quella che tanto successo aveva ottenuto nell’ex Tribunale di Macerata, ora Facoltà di Filosofia – ha ‘detto’ cose nuove d’estrema importanza. «Riparte l’idea di Enzo, alla base della Fondazione internazionale per la giustizia che porta il suo nome» ha annunciato l’ex compagna del celebre giornalista e presentatore scomparso nel 1988 ad appena 59 anni, stroncato da una male incurabile insorto negli anni del suo calvario. «Riparte l’idea, dunque, dell’Oscar per la Giustizia giusta che mai si era potuto finanziare con i fondi che si ritenevano potessero arrivare dalla richiesta di risarcimento, poi negato, dalla detenzione di Enzo. Adesso invece ci sono speranze maggiori grazie all’incasso proveniente dalla vendita in tutt’Italia della pubblicazione ‘Lettere a Francesca’ a cura dell’Unione delle Camere penali». Le ‘Lettere’ sono bellissime, un vero atto d’accusa contro le storture del sistema giudiziario di quell’inizio degli anni 80, del quale fu vittima il giornalista che dal carcere scrisse continuamente alla sua amatissima compagna. Il pubblico maceratese richiamato dall’iniziativa del Rotary presieduto da Silvana Lisi, ha fatto ancora la sua parte. A lungo la senatrice Scopelliti con la sua bella grafia ha firmato circostanziati autografi.
Ad introdurre la serata (presente tra molti altri il direttore di Unimc, Mauro Giustozzi e l’avvocato Renzo Tartuferi, assistente del governatore Boracchini), con i saluti della presidente Lisi è stata la voce recitante di Guido Grandinetti con tre lettere scelte dalla stessa Scopelliti. Da parte sua il giornalista Maurizio Verdenelli, che con Tortora ha diviso –seppure da distanze abissali eppure una volta incrociatesi – la militanza giornalistica a ‘La Nazione’, ha tracciato un quadro complessivo di quei lunghi decenni che vanno dal delitto Mattei (’62) al caso Tortora, passando per il sequestro Moro (’78) e l’assassinio di Pier Paolo Pasolini (’75). «Tutti vittime all’interno di una storia d’Italia piena di ombre da svelare ancora». Da giornalista di razza, Tortora si calò nell’inferno della sua ingiusta detenzione con uno scopo, oltre a quello di dimostrare la propria innocenza: “Far sapere” così come scrisse a Francesca. Da parte sua, Paolo Giustozzi ribadendo l’impegno delle Camere Penali italiane per un costante miglioramento della Giustizia contro ogni tentativo di arretramento, ha segnalato i rischi, lunedì, del varo della norma che accomuna la corruzione alla mafia con riferimento in particolare al previsto sequestro di capitali ed imprese. «A distanza di 34 anni dall’arresto-spettacolo di Enzo, messo ai ferri e alla berlina – ha sottolineato Francesca -, nulla è davvero cambiato nonostante il referendum stravinto sulla responsabilità dei magistrati. Enzo, minato dal fisico da quei tre anni orrendi (dall’arresto del 17 giugno ‘83 fino alla completa assoluzione dell’86 in Appello e Cassazione) se ne andò dopo aver portato a termine i suoi più immediati obbiettivi: grazie a lui l’opinione pubblica prese coscienza del problema Giustizia». E tra i risultati conseguiti dalla stessa senatrice nel nome di Enzo? «Uno solo in realtà mi ascrivo con una certa soddisfazione: aver bloccato la nomina ad assessore comunale alla Legalità di un ex Pm che aveva definito Tortora come un “cinico mercante di morte”. Per la verità si era scusato, ma Enzo è morto ed io quel perdono non mi sono sentita di dare».
A conclusione della serata è stata consegnata dalla presidente Silvana Lisi a Maurizio Verdenelli una targa per i suoi 50 anni di giornalismo
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