di Maurizio Verdenelli
C’è molta Macerata, stavolta, nell’evento clou che domani si prepara ad ospitare il capoluogo al teatro Lauro Rossi (ore 15.30). Con Sonia Sotomayor (e con lei l’ex premier Giuliano Amato, Guido Calabresi, Cristopher McCrudden, Cesare Pinelli e Silvana Sciarra) al centro del palco c’è anche il suo libro edito da ‘Il Mulino’: “Il mio mondo amatissimo. Storia di un giudice dal Bronx alla Corte Suprema”. Un’autobiografia tradotta splendidamente da una giovanissima linguista maceratese doc: . Padre docente universitario, madre pedagogista all’Ipsia ‘Corridoni’ (Daniela Meschini è anche vicepresidente di Anmig, l’associazione tra mutilati ed invalidi di guerra, Mariangela si laurea nel 2008 al corso triennale in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Bologna, per poi continuare gli studi a Macerata, frequentando prima un Master e conseguendo poi la laurea magistrale in Relazioni Internazionali nel luglio 2012. Dopo diverse esperienze lavorative in Italia e all’estero, inizia l’attività freelance di traduttrice per enti pubblici e privati, mettendo a frutto le competenze traversali sviluppate durante gli anni della formazione. Sguardo impenitente da ‘ragazza terribile’ (chissà se lo sia veramente?!), Mariangela D’Amico incontrerà domani per la prima volta Sonia Sotomayor – e pure McCrudden. Sarà una grande emozione, come ci dice in questa intervista, insieme con molte altre cose.
Lei ha tradotto ‘Il mio mondo amatissimo’; alle radici di questa scelta…?
“L’opportunità di tradurre l’autobiografia della giudice Sotomayor è diretta conseguenza di una mia collaborazione già esistente con l’Università di Macerata – in particolare con il Dipartimento di Scienze politiche, della comunicazione e delle relazioni internazionali – e con la casa editrice il Mulino che, grazie anche al contributo dello Studio Lucchetti, pubblica dal 2013 una collana dedicata alle Alberico Gentili Lectures. Mentre gli altri lavori già pubblicati erano opere inedite nate da e per le AGL, “Il mio mondo amatissimo” è invece la traduzione italiana di un libro già edito, che negli Stati Uniti è stato per diverse settimane in cima alla classifica dei best seller secondo il New York Times”.
Che tipo di problemi, se li ha avuti, nella traduzione che l’ha impegnata per quale periodo?
“Obiettivo fondamentale del mio lavoro – protrattosi per diversi mesi – è stato quello di riuscire a rendere nella maniera migliore possibile lo stile asciutto ma empatico e ricco di dettagli della giudice Sotomayor, in cui è forte la presenza di termini ed espressioni in spagnolo, lingua madre dell’autrice. Mi auguro che la lettura di questa storia unica, fonte secondo me di grande ispirazione soprattutto per i più giovani, possa risultare piacevole e interessante”.
Altre traduzioni già fatte, e quali eventualmente in programma?
“Nel 2014 ho curato la traduzione di Libertà e giustizia per tutti. Cosa possono fare le Corti contro la discriminazione negli Stati Uniti del professor Robert A. Burt, secondo volume della collana tratta dalle Alberico Gentili Lectures. Al momento sto ultimando, invece, il lavoro su quello che sarà il quinto volume della serie, un saggio dedicato al rapporto tra diritti umani e pluralismo religioso scritto dal professor Christopher McCrudden, ospite lo scorso anno del ciclo di seminari internazionali organizzato dall’ateneo maceratese”.
Ha conosciuto personalmente Sonia Sotomayor? Sarà alla presentazione del libro al teatro Lauro Rossi, incontrerà in quella occasione la giudice?
“Incontrerò la giudice in occasione della sua partecipazione agli eventi del 3 e 4 maggio. Sarà sicuramente una forte emozione e una grande soddisfazione personale dare un volto a una persona che ho finora “conosciuto” solamente sulla carta attraverso i suoi racconti e le sue parole”.
Consigli per laureati in Lingue: fuggire da Macerata, oppure si può incontrare ugualmente il mondo in questa piccola città pur all’ombra di una grande università?
“È scontato dire che fare esperienze al di fuori della propria realtà di origine può essere solamente un passaggio arricchente e positivo, indipendentemente dagli studi o dalle prospettive professionali specifiche. Chi studia le lingue straniere è, per forza di cose, obbligato a trascorrere periodi di studio o lavoro all’estero per poter rafforzare le proprie competenze ma, allo stesso tempo, è fondamentale saper cogliere le opportunità che anche una realtà piccola come quella maceratese può offrire. In questo contesto, il lavoro in ottica di internazionalizzazione fatto negli ultimi anni dall’ateneo maceratese si sta rivelando molto prezioso nel regalare importanti momenti di confronto e di arricchimento di cui possono beneficiare non solo studenti e docenti ma anche i non addetti ai lavori”.
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