di Gabriele Censi
Non era il popolo di Facebook, in 15 mila circa sul gruppo dedicato a questa manifestazione, ma solo una minoritaria rappresentanza. Persone tanto diverse ma accomunate dal vissuto a fianco a quel terrore del 24 agosto e poi di fine ottobre. Un vissuto con gravi conseguenze ma che sembrava per lo meno passato per gli effetti immediati. Il comico Antonio Lo Cascio, tra gli organizzatori di “Terremotati a Roma il 2 febbraio”, ieri aveva detto “la neve si sta sciogliendo, le scosse sono cessate” (leggi), invece stanotte il terrore è tornato nell’Alto Maceratese (leggi). Ancora una serie di sismi importanti che non hanno fatto danni perché ormai lì c’è poco da distruggere
Epicentro proprio a Monte Cavallo, sopra Pieve Torina, anche da lì molti giovani si sono attivati per organizzare questa manifestazione. Sono tornati tardi ieri sera, stanchi ma soddisfatti, per aver raggiunto l’obiettivo di farsi ascoltare. Le risposte per ora restano delle parole, ma è un segno che questa data, scelta in tempi non sospetti, è coincisa con il giorno del terzo decreto del Governo e alcuni nuovi impegni sono stati presi. Quattro, cinquecento persone, troppo pochi per incidere, ha detto qualcuno in piazza e poi sulla rete, aprendo anche un dibattito sterile tra chi c’era e chi no.
Assenti pure i sindaci chiamati in causa spesso. “Non so perché non sono alla guida dei propri cittadini – ha detto Sandro Luciani, non più sindaco dopo la nascita di Valfornace ma riferimento ancora per i pieveboviglianesi. -Tutti vanno dal sindaco, c’è lo tsunami delle persone che chiedono, ma il sindaco se non ha ordinanze coerenti diventa un bersaglio dei cittadini e delle amministrazioni. Non c’è chiarezza, è vero che siamo in uno stato emergenziale, ma bisogna dare delle priorità: rientrare prima possibile nei propri territori, quindi verifiche e correre, correre correre”.
Le storie raccontate in piazza sono al limite del credibile. L’allevatore che viene bloccato al rientro nella casetta di legno donata perché deve passare l’ambulanza per soccorrere un malato con l’ossigeno, ma il malato è proprio lui che quando non è attaccato alla bombola deve andare a accudire gli animali. Gli spalaneve che arrivano dalla Svizzera prima dei nostri, o le turbine di alcuni privati che vengono bloccate a Campotosto perché non autorizzate e intanto il paese rimane bloccato. C’è anche chi crede che nel laboratorio nucleare sotto il Gran Sasso si sparino atomi con conseguenze disastrose. Un variegato mondo di uomini e donne dunque che con poca fiducia nel palazzo cercano di ricreare un nuovo spirito comunitario per un futuro che non crolli.
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