dal nostro inviato
Gianluca Ginella
(Foto di Federico De Marco)
Visso è la frontiera. Oltre non si va senza il pass. Dopo essere saliti da Muccia, lasciata la superstrada, si passa per frazioni che chilometro dopo chilometro mostrano sempre di più i danni lasciati dal terremoto che ha colpito la provincia prima il 24 agosto, poi il 26 ottobre e il 30 ottobre. Si va oltre le brecce aperte dal sisma nelle case della frazione di Villa Sant’Antonio lungo strade dove manovrano i mezzi dell’esercito e dei vigili del fuoco e le camionette di carabinieri e polizia e i fuoristrada della protezione civile. A Visso la polizia presidia la strada per Ussita e Castelsantangelo. La mattina tanti partono dalla costa per raggiungere questi tre comuni e recuperare quello che hanno dovuto abbandonare nelle loro case. Per andarci c’è da fare la fila al distaccamento dei vigili del fuoco dove sono in servizio 24 uomini: sei di Macerata, gli altri vengono da Pescara e da Campobasso (due squadre da 9 ciascuna).
«Qui dobbiamo garantire la logistica ed effettuare gli interventi di soccorso tecnico urgente» spiega il caposquadra, Marco Giretti. Si entra, si dà un documento e si spiega il motivo per cui si vuole entrare nelle zone rosse. Chi deve raggiungere il centro di Visso lo può fare con un elmetto e con i vigili del fuoco. «Questa mattina siamo partiti alle 8 da Tortoreto per venire a recuperare la merce nel negozio – dice Lino Sorana, che dal 1967 ha un negozio di abbigliamento in centro –. La speranza non è quella di riaprire il negozio ma di vendere la merce che ho». Con lui ci sono alcuni suoi familiari. Ottenuto il permesso di raggiungere il negozio una piccola carovana parte per il centro storico, guidato da un Land Rover dei vigili del fuoco. Nel centro di Visso i mezzi attraversano vicoli stretti dove sono seminate macerie dei palazzi intorno che sembrano essere stati presi a cannonate.
E’ così che si arriva sulla piazza dove le case hanno colori pastello. Lì l’unico suono che si sente è quello di un allarme. «Va avanti così da giorni» dicono i vigili del fuoco. Da dove provenga quella voce sinistra non lo sa nessuno. L’orologio del palazzo dei priori è fermo. Le lancette sono ferme alle 7,38. Forse a rompere il meccanismo è stata la scossa delle 7,40 del mattino del 30 ottobre. La scossa, di magnitudo 6.5, che ha dato il colpo di grazia al piccolo comune. Sorana raggiunge il suo negozio e i vigili del fuoco, guidati dal caposquadra Rino Girinelli, che viene da Pescara, dopo aver verificato che non ci siano rischi gli danno il permesso per andare a recuperare la merce: giubbotti, jeans, maglie. Tutto quello che si può e che poi Sorana carica sulle due auto con cui lui e i suoi familiari sono arriva a Visso: una Fiat Multipla e un furgoncino.
«Facciamo attività di verifica sul momento per capire se le persone possono fare il recupero. Valutiamo la tipologia dello stabile e i danni riportati. Stabiliamo empiricamente se lo stabile è agibile – dice Rino Girinelli –. Se lo stabile è sicuro facciamo entrare anche i proprietari. Li aiutiamo per ridurre al minimo i tempi di permanenza. Tre giorni fa c’è capitata una scossa di media entità mentre eravamo al terzo piano di una palazzina in cemento armato che aveva delle lesioni alle tamponature. Non ci siamo mossi. Alle scosse ci stiamo abituando, sono continue. Arrivano la notte mentre dormiamo nella tenda allestita nella piazza». Davanti al negozio un’auto di una troupe della Rai è semisepolta dal crollo di una palazzina, poco più in là stanno i tavolini e le sedie color arancio di un bar-pizzeria come memorie di un giorno d’una estate ormai fredda.
Il resto sono macerie di ogni sorta e grosse pietre lavorate che erano l’ornamento delle facciate degli storici palazzi del centro. Mentre la squadra di Girinelli aiuta il commerciante a portare fuori la merce, al museo diocesano altre squadre dei vigili del fuoco e i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico si stanno occupando di mettere in salvo alcune opere, tra queste un polittico di Paolo da Visso. Nella vicina chiesa, di fianco al museo, altri vigili del fuoco si stanno occupando del recupero di una statua della Madonna. E intorno a queste operazioni un paesaggio di palazzi sventrati, quelli da cui pendono lunghi tendaggi, quelli da cui spunta l’arredo di un salottino o un materasso franato nel mezzo di un crollo. E su tutto questo vegliano le sagome di alcuni spaventapasseri. Li avevano messi dopo il sisma del 24 agosto perché dovevano spaventare il terremoto, secondo una credenza. Sono gli ultimi abitanti rimasti nel centro.
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Che angoscia …
È troppo triste vedere queste immagini.
Quest’estate ho passeggiato spesso tra le vie di Visso e dintorni , e vedere ora che gran parte è danneggiato dal terremoto , mi crea profonda tristezza ma voglio credere che con il tempo necessario tutto tornerà come prima o quasi !!!!
E troppo triste vedere – queste cose
Che tristezza
Io spero di tornare a rivedere quelle meravigliose distese di fioritura azzurro rosso verde giallo castelluccio deve tornare a vivere