Villa Irene Costa, il posto delle fragole
tra Liberty, mistero, cultura e cibo

SARNANO - L'edificio aperto per la prima volta dalle ‘Giuseppine’ per un convegno organizzato dall’accademia della Cucina e dal circolo ‘Guardiamo al futuro’. Il grido d’allarme del dietologo Luca Belli: “Marchigiani tra i più obesi d’Italia, non seguono la dieta mediterranea”. Il simposio tratto dal ‘sermone di San Giacomo’ nell’ex casino di caccia perfettamente restaurato, curato da Agrifactory con la supervisione di Gianni Cammertoni

- caricamento letture
Torricino di villa Irene - Sarnano inizio conviviale AIC

Il torroncino di Villa Irene

di Maurizio Verdenelli

Un’agape fraterna tra gli accademici della Cucina (associazione fondata dallo scrittore Orio Vergani nel ’53) e del circolo culturale ‘Guardiano al futuro’ è servita ad un grande scopo, considerato –come noto- ‘che l’uomo non vive di solo pane’. La riapertura, per una sera e per la prima volta dalla sua ‘fondazione’ per un banchetto, della storica Villa Irene dei marchesi Costa a Sarnano: gioiello liberty dell’inizio del secolo scorso. Un suggestivo, favoloso ‘posto delle fragole’ alla Ingmar Bergman: “Anni fa, i ragazzi sarnanesi –racconta il sindaco di Sarnano, Franco Ceregioli – attraverso un varco nella rete di recinzione, passavano nel giardino della villa verso un boschetto famoso per le fragole. Tuttavia la villa, sbarrata, nessuno a Sarnano da tempo immemorabile l’aveva vista”. “Nel bosco di Villa Irene –ricorda da parte sua, Alberta Tidei- ragazzi e ragazze, nelle notti di luna piena, andavano sperando di imbattersi nel fantasma della marchesa Costa che si diceva era ancora legata a questo posto meraviglioso tra le ultime case del paese e la strada che porta alla montagna: Tuttavia, nonostante gli ‘sforzi’, nessuno di quei giovani ebbe la possibilità di affermare d’essersi imbattuto in inquiete presenze oniriche: insomma la componente di quelle avventura notturna era completamente fatta di suggestioni giovanili”.

Uditorio convegno sul cibo - sala congressi SarnanoSabato sera (notte di luna quasi piena che leopardianamente trasvolava, occhieggiando talvolta, sullo strato intermittente delle nuvole) la ‘migliore gioventù’ ed autorevolissimi signori si sono ritrovati nell’ex casino di caccia dei marchesi Costa che la marchesa (nata Ciccolini) lasciò alle congregazione delle suore Giuseppine di Macerata. L’edificio, elegantissimo con un’aerea torre ed una chiesetta in stile rinascimentale toscano perfettamente restaurata al pari degli affreschi al suo interno, venne costituito dopo l’acquisto alla fine dell’800 (1885) di tre edifici, lungo via Benedetto Costa, al numero 9 ed impianto l’attuale, bellissimo giardino che è un ‘quid mixtum’ tra il Nord (abeti, faggi, alti fusto) e il Sud del mondo (bellissima e rigogliosa la fila di palme, alle falde dei Monti Azzurri!).

Maurizio Verdenelli e Vermiglio Petetta - convivio AIC, Villa Irene Sarnano

Maurizio Verdenelli e Vermiglio Petetta

Nel 1911, l’intera ‘casa di caccia’ con una bellissima serra era completata in perfetto stile del tempo: un luogo di grande relax appena fuori dal paese famoso per le terme. Colori, intonaci originali che sono ritornati in questo ulteriore restauro come hanno potuto apprezzare all’apertura (autorizzata dai Superiori, a Torino, della Congregazione delle Suore di san Giuseppe) gli iscritti dell’Aic con il delegato provinciale, il collega Ugo Bellesi, e quelli del circolo culturale, con sede a Macerata e Sarnano, di cui è presidente il sen. avv. Luciano Magnalbò. Il tema: “Cibo tra Storia, Diritto e Tradizione” dibattuto alla Sala Congressi, prospiciente Villa Irene, a cura di Unimc, Unicam, Ambasciata d’Ungheria presso la Santa Sede e dall’Istituto Balassi – Accademia d’Ungheria con il patrocinio del Comune di Sarnano, dalla giunta regionale Marche e dal Consiglio regionale. Presenti in sala, tra gli altri, l’ex presidente di Banca Marche, dottor Alfredo Cesarini e l’avv. Donato Rubicondo, già pretore onorario di Sarnano e San Ginesio (e sia detto per inciso, l’ultimo testimone del caso De Rothschild, il grande mistero irrisolto dei Sibillini).

Ugo Bellesi

Ugo Bellesi

Le relazioni: “Nutrimento del corpo e dello spirito: un parallelismo che attraversa la cultura” (Diego Poli); “La dieta mediterranea” (Giorgia Vici); “Aderenza allo stile del dieta mediterranea nel territorio” (Luca Belli); “San Giacomo della Marca e i suoi confratelli a convivio” (Tommaso Luchetti); “Maratta, Bellori e gli altri a tavola con gli artisti” (Stefano Papetti). Saluti di Bellesi, Magnalbò e del pro-rettore di Unicam, Claudio Pettinari prima di una full immersion su religiosità, arte, convivialità ed identità culturale da parte di un team di esperti, cui è mancato, pure in programma (ma assente per seri motivi familiari) il professor Francesco Adornato (“Disciplina comunitaria ed entità territoriali” sarebbe stato il suo tema), eletto nei giorni scorsi rettore di Unimc. Da Luca Belli un grido d’allarme e tante ‘cattive notizie’ che ci riguardano: siamo un popolo d’obesi nonostante siamo immersi in una penisola. La miracolosa dieta mediterranea, infatti, sembriamo ignorarla (i bambini italiani sono i più obesi d’Europa!). E i marchigiani affacciati sull’Adriatico: “Più di tutti: il nostro girovita è abbondantissimo!”. Insomma siamo un po’ tutti artisti rinascimentali, gran mangiatori a dispetto delle biografie ufficiali, ha rivelato Papetti e a dispetto della mensa monastica di san Giacomo. “La minestra nasce da lì –ha detto Tommaso Luchetti del centro Studi dell’Accademia della Cucina- seppure è di un giovanissimo Giacomo il componimento ‘contro la minestra’”.

Il trofeo finale prima di andare a tavola

Il dottor Gianni Cammertoni, dirttorere del macello comunale di Macerata ha controllato i cibi uno per uno

A Casa Leopardi la prudentissima marchesa Adelaide Antici-Mattei ordinava alle cucine quotidianamente solo minestre! E seppure Seneca indicasse a Lucilio che non sia importante ‘ciò che si mangia ma con chi si mangia’, il successivo banchetto a Villa Irene è stato un vero trionfo di carni marchigiane, passate al setaccio di un controllore d’eccezione: il dottor Gianni Cammertoni, direttore del Macello comunale di Macerata. A cura di Agrifactory (filiera corta) e per la sapiente preparazione di Patrizia Verolini ed Antonella Moriconi con la collaborazione di Federica Anitori, questo il menù, nel nome di San Giacomo, innaffiato da vini Saputi (e in conclusione dai distillati Varnelli e vino cotto): Affettati misti, melanzane alla turca; lasagna bianca; ‘Assum odorifferosum porcus“ et melarancia dal Sermone di San Giacomo (arista di maiale con la cotica e il suo lardo). Faraone alle mele, coniglio in porchetta, maiale arrosto; contorni; crostate. E’ oltre la mezzanotte quando il simposio in nome del grande santo marchigiano termina, la luna in alto illumina il boschetto ‘delle fragole’, è notte di sabba, sì, ma per il meraviglioso centro medievale cittadino. E’ ‘La notte dei Folli’, vino e cibo a volontà: altro che dieta mediterranea.

C. Pettinari, S. Papetti, G. Renzi e U. Zamponi

Claudio Pettinari, Stefano Papetti, Gabriele  Renzi e Umberto Zamponi

villa irene 5

villa irene 1

villa irene 2

villa irene 3

villa irene 4

Giorgia Vic

Giorgia Vici

Diego Poli

Diego Poli



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page

Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Gianluca Ginella. Direttore editoriale: Matteo Zallocco
Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X