di Claudio Ricci
«Mi preoccupo come prima cosa dell’occupazione delle persone. La priorità è continuare a dare lavoro a soggetti svantaggiati». Così Giuseppe Spernanzoni, presidente della cooperativa sociale Meridiana rassicura i 6 dipendenti che dovranno lasciare a fine dovranno lasciare l’ostello Ricci destinato a diventare la nuova casa della musica di Macerata (leggi l’articolo). «Stante la preoccupazione di salvaguardare 6 posti di lavoro – chiarisce Spernanzoni che sta cercando delle soluzioni con l’amministrazione comunale – laddove trovassi una soluzione non i vede perché non essere intransigente rispetto all’uso dell’ostello».
L’epilogo dell’Asilo fino ad oggi adibito a struttura ricettiva deriva da una serie di fattori soprattutto di tipo economico: «La struttura ha bisogno di manutenzione straordinaria – spiega Spernanzoni – L’offerta dell’accoglienza sul territorio si è diversificata con diverse possibilità. Attualmente contiamo una presenza media giornaliera di 10-11 persone a fronte di 96 posti totali di cui 52 oggi non disponibili per la presenza della scuola civica di musica. Purtroppo l’insediamento della scuola si è rivelato un investimento non fruttuoso per la Meridiana che a fronte dei costi per l’ospitalità non ottiene un adeguato tornaconto da parte del Comune. Risultato: minori disponibilità di spazi, difficoltà di far convivere le attività della scuola con chi soggiorna e salti mortali per arrivare alla gestione in pareggio».
La soluzione per i 6 impiegati (di cui 4 impiegati alla reception, un operatore delle pulizie e un organizzatore eventi) non sembra però così facile dato che alla scadenza del bando (31 dicembre) la cooperativa potrebbe non avere ulteriori attività in cui impiegare la forza lavoro in esubero: «Non abbiamo possibilità di ricollocarle immediatamente – chiarisce Spernanzoni – Ma con l’amministrazione si può ragionare sul bando che uscirà a breve sul sistema museale allargato che comprenderà oltre alla rete civica anche Palazzo Ricci. In quel contesto si potrà mettere insieme realtà locali con adeguato supporto tecnico-scientifico per partecipare al bando invece di affidarsi ad una realtà che viene da chissà dove. In un certo senso si può ripetere l’esperienza già fatta con il Buonaccorsi dove i nostri dipendenti sono stati riassorbiti e oggi continuano a lavorare per quella struttura. C’è bisogno di una progettazione con l’amministrazione comunale. Ad oggi nonostante i bandi con le amministrazioni siano tutti a scadenza breve (massimo 6 -8 mesi) abbiamo l’80% dei dipendenti a tempo indeterminato. Un’occupazione favorata dal travaso delle professionalità da un settore all’altro nella compatibilità delle mansioni svolte di volta in volta».
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