di Alessandro Trevisani
Un’operazione illogica, nociva o quantomeno inutile per il turismo locale, che dovrebbe preoccupare ogni portorecanatese: sul progetto di resort al Burchio dice la sua Manlio Lilli, archeologo di fama nazionale, scrittore e pubblicista per il Fatto Quotidiano. Lo studioso è stato ospite di un incontro promosso dal Movimento Cinque Stelle Porto Recanati al ristorante Jakugè. Lilli, che da 15 anni trascorre le sue vacanze a Porto Recanati, biasima l’intervento che sarà prossimamente in discussione al Consiglio di Stato (leggi l’articolo), dove è ricorso il Comune di Porto Recanati contro una recente sentenza del Tar.
“Il Burchio e le altre lottizzazioni compiute o sospese in città – ha esordito Lilli – non sono questioni che riguardano unicamente il consumo del suolo, il dissesto idrogeologico o o l’archeologia. Con queste politiche disattente – e uso un eufemismo – Porto Recanati rischia di omologarsi ad altre mille località balneari italiane. Del resto io stesso vengo qui perché trovo cose che altrove non ci sono: questo mare, questo lungomare e il paesaggio, che non è fatto solo da mare e sabbia, ma anche dalle costruzioni che rischiano di stravolgerlo”. Ma quali sono i rischi concreti impliciti nell’operazione da 80mila metri cubi sul colle più orientale di Montarice, a due chilometri dal mare? Innanzitutto la prospettiva quasi certa, per Lilli, di un flop turistico. “Chi andrà – si domanda lo studioso – al resort in inverno? Non rischia di diventare un altro triste simbolo della città, come l’Hotel House, già oggetto di studi sociologici che dimostrano che fu un’operazione sbagliata?”. Lilli si rivolge al M5S: “Bisogna argomentare le ragioni del no. Mi rifiuto di credere che un portorecanatese che non ha interessi particolari possa essere indifferente al progetto del Burchio. Gli stessi balneari non possono beneficiare del resort 5 stelle in collina. Il magnate russo potrebbe scendere dalla struttura in collina a fare un aperitivo in spiaggia, ma più volentieri si sposterebbe al porto di Numana. Del resto la Coneroblu ha parlato di “tanti posti di lavoro”. Ma queste operazioni spesso restano incompiute e a lungo andare non portano i benefici promessi”.
Gianmario Poeta ha osservato che “ai fini dell’approvazione il Comune non ha recepito ciò che diceva la Soprintendenza: per adeguarsi alle prescrizioni almeno 20 tavole del PRG andavano ridisegnate e adeguate alla variante e alle norme di tutela. Cosa che non è mai stata fatta”. Non solo. Al Burchio ci sono difficoltà tali che renderebbero il progetto impossibile. “La strada che collega i vari comparti del resort passava in mezzo alla chiesetta del Burchio – prosegue Poeta – anche perciò la Soprintendenza ha detto chiaramente che il progetto così com’è non si può fare. E forse era il caso di badare a questo aspetto invece di spendere denaro per difenderci in tribunale. Un commento che chiama in causa Sabrina Montali e la scelta “giuridica” di annullare gli atti ubaldiani del Burchio”.
Ma Poeta allarga lo sguardo alla situazione generale di Porto Recanati. “Il carico urbanistico è cresciuto a dismisura. Abbiamo 300mila metri cubi spalmati di recente tra Burchio, centro commerciale al bivio Regina, più le sopraelevazioni del centro storico per 70mila metri cubi. Immaginate lo sforzo di adeguare fognature e servizi. Che per conseguenza farebbe aumentare la Tasi a dismisura”.
Ancora per il M5S Gioacchino Di Martino ha fatto notare che “nel progetto della Coneroblu l’area fabbricabile va a cadere per un pezzo sull’ansa del fiume, aumentando in modo artificiale le cubature. Cosa, pure questa, che la Provincia ha fatto notare, e che noi abbiamo sottoposto all’attenzione del commissario Passerotti insieme alle altre criticità, nell’incontro del 30 luglio, cioè molto prima che il commissario ricorresse al Consiglio di Stato”. Di Martino insinua un dubbio: “Chissà se nei cassetti dell’amministrazione non giacciono magari altri pareri vincolanti della Soprintendenza, ignorati come quelli sul Burchio? Per esempio sul centro commerciale di Santa Maria in Potenza”. E chiude con una stilettata: “Se Ubaldi e Montali avessero letto le carte come abbiamo fatto noi non avremmo avuto questa guerra tra guelfi e ghibellini: il Comune è stato gestito all’amatriciana, direi anzi alla brodetto, dato che siamo al Porto”. Lilli invece aggiunge una critica pesante nei confronti di Edvige Percossi, l’archeologa ingaggiata un anno fa dalla Coneroblu: “Trovo fuori luogo che una persona che ha fatto parte della soprintendenza faccia da coperta a questa operazione”, dice il collega dell’ex ispettore della Soprintendenza (leggi l’articolo), aprendo l’ennesimo fronte polemico a due settimane dall’udienza in Consiglio di Stato.
Quella in rosso è l’area di rispetto secondo il progetto di variante. In verde l’area fissata dalla Soprintendenza
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