di Walter Cortella
Per il sesto appuntamento del Festival Macerata-Teatro, approda al Lauro Rossi la commedia con Un giardino di aranci fatti in casa di Neil Simon messa in scena, sotto la regia di Marco Lombardi, dalla Compagnia fiorentina de “I giardini dell’arte”, al suo esordio in terra marchigiana. Tre soli gli interpreti: Luisa di Valvasone, nel ruolo della giovane Libby, Aldo Innocenti in quello di Herbert Tucker, suo padre, mentre Silvia Moneti è SteffyBlondell. Neil Simon è sicuramente il commediografo al momento più rappresentato e i suoi lavori ottengono sempre grande successo di pubblico e di critica.
Un giardino di aranci fatti in casa ci porta indietro nel tempo, nei primi anni ’60, a Hollywood, la Mecca del cinema e del teatro, dove Herbert, sceneggiatore di mezza età in crisi creativa, vive la sua opaca vita di single, in un disordinato appartamento-ufficio. Sedici anni prima ha abbandonato a New York moglie e figli con i quali da allora non ha avuto più contatti. Ha una relazione alquanto discontinua con Steffy, una truccatrice di artisti, divorziata con figli. Il loro ménage, che si trascina tra alti e bassi, viene all’improvviso sconvolto dall’arrivo inatteso della giovane Libby, una diciannovenne tutto pepe che sembra sapere il fatto suo. È decisa: aspira a diventare attrice del cinema e per questo confida nell’appoggio del padre sceneggiatore. Ma Herbert è in difficoltà, è fuori dal giro, non riesce a scrivere niente di buono e per questo va soggetto a frequenti crisi depressive e a nulla servono le parole di incoraggiamento di Steffy. L’arrivo di Libby in casa Tucker è una sorta di tornado. Il primo impatto ha l’effetto di un’esplosione. Padre e figlia, due perfetti sconosciuti, hanno violenti scontri verbali. Però Herbert, aiutato anche dalla dolce Steffy, scopre all’improvviso il ruolo di genitore e si accinge ad interpretarlo fino in fondo. Ma anche Libby è desiderosa di avere finalmente quel padre di cui ha sempre sentito la mancanza, di avere qualcuno che si preoccupi per lei se fa tardi la sera. La breve e tumultuosa permanenza hollywoodiana favorisce la conoscenza reciproca tra Herbert e la figlia. Con la forza della sua giovinezza,Libby riesce a scuoterlo dal profondo torpore nel quale è precipitato. La ragazza, che in realtà più che fare l’attrice voleva riappropriarsi di un affetto perduto, compiuta la missione se ne torna a New York mentre Herbert, riconquistata la fiducia in sé stesso, ritrova la vena creativa e riprende con lena il suo lavoro di sceneggiatore. Una commedia a lieto fine, gradevole e divertente ma anche commovente. Il testo, ricco di garbate gags, scorre bene e avvince il pubblico e offre, accanto ai molti momenti di fine umorismo, l’occasione per una riflessione sul delicato ruolo di genitore. Herbert è solo in apparenza un superficiale, un egoista. È un uomo in fondo sensibile. Frastornato dai ritmi di una vita frenetica e attratto dal miraggio di un’esistenza brillante nella fantasmagorica Hollywood, abbandona moglie e figli, convinto di poter trovare là la sua felicità pur senza il calore della famiglia. In realtà, nel rutilante mondo dello spettacolo, scopre tutta la sua fragilità e per uscire dal pericoloso tunnel della depressione fa ricorso a sonniferi e alcol. Sarà invece la dirompente Libby, con la determinazione e il vigore della sua giovane età, a ridargli nuovi e vitali stimoli.
Molto apprezzata la performance della Compagnia di Firenze, una formazione di recente costituzione ma che evidenzia già ottime potenzialità. In particolare ha destato ammirazione Luisa di Valvasone con la sua freschezza e la sua verve. Fin dalle prime battute è apparsa sicura di sé e padrona assoluta della scena. Convincente nel suo ruolo Aldo Innocenti, attore dalla spiccata personalità, alla sua seconda esibizione sul palcoscenico del L.Rossi. Lo ricordiamo, infatti, nei panni di Vincent Larchet in «A» come Adolphe, andato in scena nella fase iniziale della kermessemaceratese. Elegante e raffinata, Silvia Moneti ha saputo conferire dolcezza e umanità alla «sua» SteffyBlondell. Essenziale e funzionale la scenografia di Maya Boll. In complesso uno spettacolo di alto livello, il Giardino firmato da Marco Lombardi.
(Foto di Maurizio Iesari)
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