Camerino, settant’anni dopo si ricordano gli eccidi nazifascisti

PER NON DIMENTICARE - Era il giugno del 1944 quando in diverse frazioni della città morirono decine di persone

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Celebrazioni 2012di Monia Orazi

Sono entrate nel vivo le celebrazioni per ricordare il settantesimo anniversario dalla tragedia degli eccidi nazifascisti che nel giugno del 1944 insanguinarono Camerino. Il presidente dell’Anpi Mario Mosciatti, insieme ai suoi collaboratori ha predisposto un nutrito programma di celebrazioni che culmineranno domenica 29 giugno con il ritrovo alle ore 10 in viale Leopardi al monumento ai caduti della Resistenza, dove si terrà la deposizione della corona ed il corteo sino a piazza Cavour, a cui seguirà la celebrazione della santa messa alle ore 11 nella cattedrale, interverrà la banda musicale “Città di Camerino”. Alle ore 12 nella sala dei Priori del palazzo comunale Bongiovanni dopo i saluti del sindaco Gianluca Pasqui e del presidente Anpi Mario Mosciatti ci sarà l’intervento di Enrico Verdolini che parlerà dei 70 anni dalla Liberazione, poi il professore Unicam Stefano Testa Bappenheim tratterà dell’attualità della Costituzione. Un racconto della similitudine tra gli eccidi di Camerino e di Capistrello (L’Aquila) sarà fatta da un rappresentante Anpi della Marsica. Il sindaco Gianluca Pasqui consegnerà copia della Costituzione ai camerinesi appena diventati maggiorenni. Nei giorni scorsi si sono già svolte le prime commemorazioni serali nei luoghi in cui sono avvenuti gli eccidi. Domenica scorsa a Palentuccio dopo la santa messa si è svolta una fiaccolata sino al cimitero, dove è stata deposta una corona a ricordo dei caduti, con l’intervento di Ernesto Catena per l’Anpi Camerino. Lunedì sera è stata la volta del cimitero di Pozzuolo, con il racconto di Claudia Trecciola. Martedì il ritrovo è stato il convento dei cappuccini di Renacavata, da cui è partita una fiaccolata sino a Capolapiaggia, a cui sono seguite la celebrazione della santa messa e la deposizione di una corona al Sacrario, il sentito e commosso intervento di Giovanna Sartori per l’Anpi Camerino. In queste tre serate è risuonata la musica della banda cittadina. Si replica sabato prossimo alle 18 a Letegge, dove si terrà la santa messa e la successiva deposizione della corona. I festeggiamenti ufficiali per la Liberazione di Camerino sono previsti lunedì 30 giugno, nella sala dei Priori del palazzo comunale alle 17.30 il professor Pierluigi Falaschi parlerà su “La Liberazione: ricordanze” e a seguire ci sarà la cerimonia ufficiale di intitolazione dell’Anpi Camerino. Alle 21 in piazza Garibaldi si terrà lo spettacolo “Musica Resistente”, con immagini dell’epoca. Chi volesse vedere con i propri occhi i luoghi teatro degli omicidi nazifascisti, potrà partecipare martedì primo luglio alle 9 all’escursione guidata sui “Percorsi della Resistenza” (info: 329 6302887). Alle 15 nella sala degli Stemmi del palazzo ducale Unicam si terrà il convegno sulla Resistenza nel Camerinese organizzato da Unicam con interventi di Bruno Pettinari, Massimo Papini e Paolo Giovannini. Seguirà la presentazione del libro di Mario Mosciatti su Zoran Kompanjet con la partecipazione dei parenti di Kompanjet e dei rappresentanti dell’Università di Rjeka.

Breve cronistoria degli eccidi

La fredda cronaca dell’epoca ricorda che il 22 giugno 1944 a Palentuccio furono uccise 13 persone per rappresaglia, mentre due giorni dopo, il 24 giugno a Letegge di Camerino furono catturati a seguito di rastrellamento 18 partigiani, 16 furono uccisi. Ci fu anche il rastrellamento di uomini a Pozzuolo, Statte, Pielapiaggia e Capolapiaggia con la morte di 59 persone. I dati sono tratti dalla cronistoria degli eccidi nazifascisti dell’Associazione nazionale partigiani cristiani, reperibile sul web. Il 22 giugno a Morro la gente aveva paura a rientrare a casa, dopo i violenti scontri tra alleati e tedeschi. Verso sera alcuni giovani provarono a rientrare e videro quattro soldati tedeschi uccisi nel conflitto. Presero una mitragliatrice, dirigendosi verso Palentuccio, senza sapere che i tedeschi li stessero osservando di nascosto. I militari scatenarono la rappresaglia. All’alba circondarono Palentuccio, all’alba partì il rastrellamento. Uomini, donne e bambini furono trascinati via dalle loro case e radunati in circa trenta, nella piazza, per poi partire in colonna verso la chiesa parrocchiale di Morro. Uno dei giovani disse ai tedeschi dove si trovava la mitragliatrice e si salvò. Gli altri divisi in due gruppi, furono portati sull’orlo del fosso tra Morro e Palente. Alle 7 e mezzo una raffica di mitragliatrice li colpisce, se ne salvò solo uno, il 23enne Franco Vergari. Dell’altro gruppo con quattro anziani ne sopravvissero solo due, a sera un altro uomo avanti negli anni fu ucciso sulla porta di casa sua, si chiamava Domenico Fazzini. Il giorno della festa di San Giovanni, il 24 giugno, a Letegge la maggior parte dei paesani era a messa. Alla fine della celebrazione, mentre la gente stava uscendo, esplose una granata sul sagrato della chiesa. La zona era circondata dai tedeschi che volevano stanare e sterminare i partigiani. Quando suonarono le campane, interpretate dal comandante tedesco come un segnale di allerta ai partigiani, costui diede ordine di fare fuoco. I partigiani del battaglione “Gian Mario Fazzini”, colti di sorpresa fuggirono. I tedeschi giunti a Pozzuolo iniziarono a cercarli casa per casa. Ne uccisero quindici, cavando gli occhi a quello che era la vedetta del gruppo Alessandro Sabbatini, riconoscibile dal binocolo che portava sempre con sé. Nel frattempo altri battaglioni tedeschi rastrellarono le località di Statte e Leteggiole, dove furono presi 18 partigiani, condotti poi a Letegge. Qui, insieme a contadini, civili e semplici padri di famiglia, cioè gli uomini del paese, quarantatrè persone in tutto furono fatti passare dal ponte di Letegge, per arrivare a Capolapiaggia e fucilati. Si salvò soltanto uno di loro, Giulio Lozzi. Il 24 giugno morirono 15 uomini a Pozzuolo, 4 a Pielapiaggia e 40 a Capolapiaggia.



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