Il maceratese Marco Gentili, 25enne laureato in Politiche territoriali, è il nostro ospite di questa settimana. Fotografo freelance, ha concentrato buona parte della sua ricerca nel settore naturalistico e paesaggistico, senza tralasciare la memoria sociale: ed ecco allora che, tra scorci ventosi e slarghi dell’anima, fanno capolino le tradizioni locali, gli antichi mestieri, la storia e la cultura, come facce di uno stesso prisma, momenti di un’unica cosmogonia. La cosa gli riesce così bene che, sorprendentemente, nei suoi ritratti umani parla la natura; e nei suoi panorami sterminati si sente l’incombenza umana catturata simbolicamente in un particolare, sia esso una foglia, un falco, un rifugio, una luce, una pietra. E così, a caccia di terra e di uomini da fotografare, Marco si avventura per il mondo, spesso in completa solitudine – come ha fatto di recente, recandosi in Islanda.
Dice, in una sorta di suo ideale brogliaccio: “Quando ho bisogno di ricreare me stesso vado in cerca di paesaggi aperti o di una foresta impenetrabile. Entro in un bosco come in un luogo sacro, dove risiede la forza della Natura. La sopravvivenza di una città non dipende dalla rettitudine degli uomini che vi risiedono, ma dai boschi e dalle paludi che la circondano. Con la mia passione verso la Natura, vorrei poter dimostrare che un rapporto sano con l’ambiente può e deve necessariamente esistere; in questo senso, la fotografia, non deve solo documentare la bellezza della Natura, ma deve costituire un mezzo per tutelarla e una ragione per sperare nel futuro.”