Raggiunto l’accordo sulla vertenza Indesit Company al ministero dello Sviluppo, dove ieri sono tornati a un tavolo azienda e sindacati. Dopo una prima fase di incontri separati tra tecnici del ministero e i rappresentanti delle due parti sono giunti all’intesa dopo 6 mesi di confronto. Le trattative si erano interrotte, a un passo dall’accordo, dopo una intera notte di confronto tra il 18 ed il 19 novembre. Il piano di riorganizzazione prevede in Italia 83 milioni di euro di investimenti straordinari e mantenimento dei 3 siti di Fabriano, Comunanza e Caserta, ciascuno centro d’eccellenza focalizzato su produzioni specifiche a più alto valore aggiunto. Nessun licenziamento ma ammortizzatori sociali a tutela dei lavoratori. Previsti anche incentivi all’esodo per chi ne farà richiesta e l’impegno dell’Azienda a non ricorrere all’utilizzo di procedure di mobilità unilaterali sino al 2018. Il piano prevede il rinnovo quasi totale della gamma di prodotti a più alto valore aggiunto realizzati in Italia, in termini sia di prestazioni che di competitività, e i 3 poli industriali italiani del Gruppo saranno ridisegnati con interventi di riassetto che verranno implementati nel periodo 2014-2016. Il sito di Fabriano sarà il centro esclusivo per la produzione ad alto contenuto d’innovazione di forni da incasso (producendo anche quelli oggi realizzati in Polonia), di forni di piccole dimensioni (oggi realizzati in Spagna) e di prodotti speciali per la cottura. Il sito di Comunanza sarà il centro per l’innovazione e la produzione di lavabiancheria di alta gamma a carica frontale. Il sito di Caserta infine sarà il centro esclusivo per la produzione di frigoriferi da incasso ad alto contenuto d’innovazione (producendo anche quelli oggi realizzati in Turchia) e dei piani cottura a gas da incasso (oggi prodotti a Fabriano e originariamente destinati in parte alla produzione in Polonia). Oltre al consolidamento in Italia delle produzioni a più alto valore aggiunto già esistenti, verranno quindi trasferite nei siti italiani nuove produzioni dalla Polonia, dalla Spagna e dalla Turchia, mentre le produzioni italiane di bassa gamma non più sostenibili (principalmente destinate ai Paesi dell’Est) saranno riallocate in Paesi a miglior costo. L’utilizzo degli ammortizzatori sociali, che sarà possibile grazie all’Accordo tra le parti e previa autorizzazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, permetterà di riorganizzare le attività produttive tutelando al meglio i lavoratori e senza perdere le competenze professionali, in vista dei benefici attesi dagli investimenti e del prevedibile recupero dei mercati. Prima di procedere con l’attuazione del Piano e dei relativi investimenti, l’Azienda attenderà quindi l’esito del referendum tra i lavoratori richiesto dalle organizzazioni sindacali e propedeutico alla finalizzazione dell’Accordo. Il sì è arrivato da Fim, Uilm e Ugl. Non ha firmato la Fiom.
L’assessore regionale alle Attività Produttive Sara Giannini commenta l’accordo raggiunto, dopo aver partecipato al Tavolo nazionale, per la Regione Marche: “Un’intesa importante perché ha prevalso il senso di responsabilità per la difesa dei livelli occupazionali. Anche con l’impegno della Regione è stata perseguita una linea di responsabilità che ha favorito l’accordo più avanzato per coniugare tutela dei lavoratori, competitività e rilancio del territorio: nessun licenziamento per i prossimi 5 anni; ritiro della mobilità dopo il referendum; attivazione del tavolo di settore; conferma del progetto di piattaforma fisica di ricerca e innovazione; zonizzazione agevolata per gli investimenti nei territori coinvolti. Viene così scongiurato uno scenario devastante di licenziamenti e rottura sociale, che sicuramente sarà compreso dai lavoratori”
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