Parla il padre adottivo di Ioan Nini
“Il suo chiodo fisso
era il lavoro che non aveva”

AUTOBOMBA ALLA CLEMENTONI - Intervista a Mario Nini che racconta la vita travagliata del figlio: "E' arrabbiato con il mondo, nonostante io gli abbia dato tutto il mio aiuto"

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Ioan Nini questa sera all'uscita dalla Questura di Ancona

Ioan Nini questa sera all’uscita dalla Questura di Ancona

Mario Nini, il padre adottivo di Ioan

Mario Nini, il padre adottivo di Ioan

 

di Gianluca Ginella

«Spero che gli siano vicini, ho saputo dell’arresto di Ioan poco fa. Il suo chiodo fisso era il lavoro. In passato mi ha parlato di compiere gesti da kamikaze. Mi aveva parlato di una caporeparto della Clementoni che lo aveva trattato male e lui è un tipo molto vendicativo. Ma non mi so spiegare il perché del suo gesto». Così Mario Nini, 66 anni, il padre adottivo di Ioan Nini Dafinu. Nini vive dal 2008 con il figlio adottivo a Montefano, in una casa divisa con due appartamenti distinti. La loro conoscenza risale al 2002. «Lavoravo a Milano – racconta Nini –. Andavo a mangiare nel ristorante dove Ioan faceva il lavapiatti. E una persona mi disse che lui giocava molto bene a scacchi, un gioco che piace anche a me. Ci siamo conosciuti per la stessa passione per gli scacchi. Lui è il Michelangelo degli scacchi. Dopo siamo diventati amici. Io vivevo nelle Marche, lui non trovava lavoro e gli ho proposto di seguirmi a Cagli, dove gli ho affittato una stanza. Dopo un po’ una mia amica della Caritas mi ha suggerito di adottarlo, siccome era irregolare in Italia e così avremmo sistemato tutto. E nell’ottobre del 2002 l’ho adottato, per fare un gesto caritatevole. Prima di farlo, però, sono stato a conoscere i genitori in Romania. Lui è di Zarnesti, una città che si trova a dieci chilometri dal castello di Dracula».

 

L'ultimo sms di Dafinu spedito al padre il giorno prima che tentasse di far esplodere l'autobomba alla Clementoni

L’ultimo sms di Dafinu spedito al padre il giorno prima che tentasse di far esplodere l’autobomba alla Clementoni

Una vita travagliata quella di Ioan Nini Dafinu. Nelle Marche lavora per una ditta di Castelfidardo. Ma il lavoro non gli piace, è troppo duro. Per diversi mesi lavora alla Clementoni: «Si è trovato un po’ male. Il lavoro non gli piaceva. Poi non gli hanno rinnovato il contratto, ma anche lui non ha fatto niente per farselo rinnovare – racconta il padre adottivo –. Nel 2011 è andato a lavorare nel Nord Italia, nella provincia di Monza Brianza, in una ditta metalmeccanica. Faceva l’operaio. Per risparmiare dormiva in auto. Ioan è sempre stato un grande lavoratore».

Il suo padre adottivo lo descrive come «un ragazzo molto intelligente, sensibile. Ma anche molto nervoso, aggressivo. Vuole sempre avere ragione lui. Non so che dire per quello che ha fatto. Ioan è arrabbiato con il mondo, nonostante io gli abbia dato tutto il mio aiuto». E racconta anche di quando nel 2008 «mi ha dato fuoco alla casa di Cagli, per quell’incendio è stato condannato a un anno e sei mesi» dice il padre adottivo. Poi Mario Nini racconta i giorni che hanno preceduto l’arresto. «Io sono andato via dalla casa di Montefano, per andare a Cagli, mercoledì, alle 22,30. Dopo che quel pomeriggio l’ho visto strano. Era già un po’ incandescente. Il 25 era stato ad Ancona in alcune agenzie interinali. Ma le aveva trovate chiuse e questo lo aveva innervosito, era rimasto deluso. Io ero andato con lui. Al ritorno se l’è presa con me perché mi sono fermato mezz’ora a fare la spesa in un supermercato. Mentre gli avevo detto che scendevo pochi minuti. Tornati a casa mi ha spaccato la cucina». Così, Mario Nini aveva deciso di andare a Cagli. L’ultimo contatto un sms: «Me lo ha inviato alle 13,40 di giovedì – racconta Nini –. Mi ha scritto: A domani, alle 8,20. Spengo il cell. Voglio stare in pace».

E proprio il riferimento ad un orario in cui sentirsi ha insospettito Nini: «Non capivo come mai avesse indicato quell’orario. Io ieri l’ho chiamato puntualmente. Ma ormai il telefono era staccato». Un altro sms dal testo inquietante glielo aveva inviato il pomeriggio di mercoledì: «Mi servono delle gocce che fanno dormire per sempre» aveva scritto il Dafinu al padre adottivo. Quello che lo tormentava era proprio quel non avere un impiego. «Il suo chiodo fisso era il lavoro che non aveva. Credeva di essere nel deserto da solo. Invece era nel deserto con il bicchiere d’acqua, che ero io. Si vergognava perché non lavorava» dice Nini.

Suo figlio gli aveva detto di essere andato a portare il curriculum alla Clementoni (il foglio è stato trovato nella Matiz che aveva cercato di far esplodere), «mi ha detto che gli dovevano fare sapere». Prima di sapere della cattura del 43enne aveva fatto anche un appello al figlio: “Ioan per favore fatti trovare, ti si aiuterà. Tutti ti aiuteranno come ho fatto finora io. Desidero tanto fare ancora partite a scacchi con te. Per favore. Ti voglio bene. Tuo padre adottivo Mario”. Poi in un lungo post scriptum conclude: “A tutto c’è rimedio. Tata (che in romeno significa papà, ndr)”.

La Fiat Punto celeste rubata dal 43enne romeno è stata ritrovata oggi pomeriggio in via Senigallia ad Ancona

La Fiat Punto celeste rubata dal 43enne romeno è stata ritrovata oggi pomeriggio in via Senigallia ad Ancona



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