di Monia Orazi
Rischio secessione sulle montagne dell’entroterra maceratese. E’ guerra sui Monti Sibillini, tra chi lotta per avere finalmente un presidente dell’ente parco che sia rappresentativo del proprio territorio e le procedure burocratiche che prevedono di portare alla guida dell’ente l’attuale commissario straordinario, il professor Oliviero Olivieri dell’università di Perugia. I sindaci dei comuni ricadenti all’interno delle comunità montane dei Monti Azzurri e di Camerino, capitanati dai presidenti dei due enti montani Giampiero Feliciotti e Sauro Scaficchia hanno preso carta e penna per chiedere di coinvolgere gli enti locali nella scelta, se non saranno ascoltati sarà indetto un referendum per uscire dal Parco. Olivieri è stato nominato commissario straordinario del Parco lo scorso 14 febbraio, dopo una dura protesta nel novembre del 2012 dei sindaci componenti il consiglio direttivo del Parco, che minacciavano le dimissioni di massa. L’ente parco è senza presidente da ormai un anno, a seguito della scadenza del mandato di Massimo Marcaccio, ex assessore all’ambiente della provincia di Ascoli. Durante un’infuocata conferenza stampa, i sindaci chiesero di nominare un presidente che potesse essere rappresentativo della realtà locale, era stato raggiunto un accordo di massima tra Marche e Umbria, invece a febbraio il ministero dell’Ambiente aveva indicato Olivieri come commissario straordinario per tre mesi, con l’incarico sino a metà maggio.
Ad un mese dalla scadenza del mandato i rumors lo danno come papabile presidente, ma i sindaci non ci stanno e con una missiva a firma congiunta, inviata ai presidenti di Marche ed Umbria, al senatore Mario Morgoni, ai presidenti delle province di Perugia, Macerata ed Ascoli Piceno, Fermo ed ai presidenti delle comunità montane ricadenti all’interno dell’area protetta.“Avendo appreso che è imminente la nomina del Presidente del Parco dei Monti Sibillini, nella persona dell’attuale Commissaro, e constatato che nulla è servito sensibilizzare il Ministero dell’Ambiente, la regione Marche ed Umbria in ordine al coinvolgimento di tutte le istituzioni locali, come richiesto” scrivono in una nota i primi cittadini “chiediamo di soprassedere alla nomina di cui trattasi, con contestuale proroga del commissariamento sino alla fine dell’anno, poiché si ritiene opportuna la partecipazione ed il confronto con tutti i rappresentanti delle Istituzioni, al fine di individuare un amministratore vero rappresentante e conoscitore del territorio, che abbia la capacità di integrarsi in modo sinergico con la realtà ed i problemi locali, unica possibilità di riappacificazione con le popolazioni residenti, vera ed unica opportunità di riassunzione del ruolo che il Parco deve avere, onde evitare la minaccia sempre più pressante sui Sindaci di promuovere un referendum per uscire dall’ambito del Parco”.
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Lo dico da, fin da giovane, convinto amante dei Sibillini: ma davvero crediamo che i problemi del parco siano da imputare alla provenienza geografica del futuro Presidente? Davvero crediamo che dopo 10 anni di Presidenza fortemente gravitante nell’orbita del Maceratese, ed altri 5 all’insegna di un’ex amministratore della provincia di Ascoli Piceno, tutti i fallimenti di una ventennale e infruttuosa gestione dell’ente parco e le colpe di una eventuale, futura secessione, siano da addebitare ad un professore di Perugia? E ancora, se anche i Sindaci firmatari della missiva dovessero spuntarla e riuscire ad ottenere dal Ministero un Presidente, come dicono loro, “conoscitore” del territorio (come se gli altri due non lo fossero stati a sufficienza, e allo stesso tempo, come se quello di Perugia non lo sarebbe a prescindere), cosa farà il settore dell’Umbria: minaccerà a sua volta la secessione?? Considerato che non hanno mai visto, dal canto loro, un vero “conoscitore” del territorio…i perugini avrebbero tutto il diritto di fare un ragionamento analogo a quello dei Sindaci in protesta.
A chi conviene un parco diviso? Soprattutto, Comunità divise? Hanno senso i i Sibillini marchigiani senza l’Umbria o i Sibillini con l’Umbria ma senza un pezzo delle Marche? NO: la forza, il vantaggio di ospitare un parco nazionale dovrebbe fondarsi proprio sull’unità delle comunità, che riconoscono la propria identità con l’aspro territorio che abitano (sia esso identificato con l’Infernaccio o con la Piana di Castelluccio), e ne fanno una sfida per il futuro, per se stesse e per le prossime generazioni.
E invece no, sono anni che dal territorio del parco la gente viene allontanata e le “cose”, per i residenti, rese sempre più difficili, qualcuno dice impossibili. E a ragione le popolazioni locali se ne lamentano, tanto che l’articolo racconta di un possibile referendum, fortemente voluto dalle comunità. Perché e come si é giunti a questo punto? Perché volere un referendum contro il parco? Ente che, almeno in termini di immagine, ha dato e tanto potrebbe ancora dare? Chi sono i responsabili di quella che a questo punto si evince essere una guerra, se adesso necessita di “riappacificazione”?
Probabilmente i responsabili, consapevoli o inconsapevoli, sono o sono stati amministratori a volte troppo furbi e opportunisti, altre volutamente miopi, altre ancora in buona fede ma scarsamente all’altezza e non coordinati tra loro; forse la responsabilità é anche di pochi, pochissimi “caporali”, (che fra l’altro, vista la provenienza, ben poco hanno a che fare con quei monti), alcuni dei quali dettano la linea politica fin dall’istituzione dell’ente e che possono relegare in un angolo gli amministratori più fattivi, o metterli gli uni contro gli altri. Ancor peggio, possono fare di Visso una cittadella assediata, finora inespugnata e sempre corteggiata ma, se si continua di questo passo, la capitale di un parco nazionale destinato a scomparire.
In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo invece, l’area protetta dovrebbe rappresentare finalmente il motore di un vero sviluppo economico alternativo, alternativo alle produzioni industriali e ai modelli che finora hanno dominato incontrastati (vedere, per esempio, edilizia affatto rispettosa del paesaggio).
Purtroppo la situazione di scontro che si prospetta non giova ai Monti Sibillini: né all’ambiente, né alle comunità che negli anni hanno contribuito a rendere grande agli occhi del mondo quell’ambiente. Siano esse di una regione, o dell’altra.