TUTTI FERMI
Tir al casello, pescatori in porto
Ora lo sciopero del trasporto pubblico

VIDEO-REPORTAGE tra i camionisti e i marinai di Civitanova che continuano a manifestare. Intanto i sindacati proclamano lo sciopero dei mezzi pubblici per il 6 febbraio

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di Laura Boccanera

Secondo giorno di sciopero per gli autotrasportatori, oggi in massa in tanti si sono fermati al casello dell’A14 di Civitanova. Una protesta partita dal basso senza il supporto di cifre sindacali, così come è stato anche per i pescatori (leggi l’articolo). I manifestanti hanno trascorso la notte all’aperto, con bivacchi di fortuna, e dalle prime ore del mattino hanno ripreso i volantinaggi sulle ragioni del fermo: il caro gasolio e l’aumento dei pedaggi autostradali. Finora non si registrano incidenti, solo rallentamenti del traffico. In sciopero anche i pescatori, con le barche ferme in molti porti.

porto-civitanova Questa mattina, dopo l’adesione della marineria di Ancona, Francesco Caldaroni, presidente di Marinerie d’Italia ha incontrato la delegazione di Pescara. Nel frattempo Coldiretti ha trasmesso una nota di preoccupazione per il rischio di scarsità di derrate alimentari visto che l’86% dei prodotti viaggia su ruota. Secondo l’associazione, “l’agroalimentare e’ il settore piu’ sensibile, perche’ ai ritardi e alla perdita di opportunita’ commerciali si aggiungono la distruzione e il deprezzamento che subiscono i prodotti deperibili come latte, carne, frutta e verdura”. “Come e’ gia’ successo in Sicilia – spiega Coldiretti -, se nelle Marche non si tornera’ presto alla normalità, gli effetti si faranno presto sentire con gravi danni per le aziende agricole, per il commercio e per i consumatori con gli scaffali dei supermercati vuoti e il rischio di effetti speculativi sui prezzi”. E una prima conseguenza è anche relativa al mercato del pesce: questa mattina banchi chiusi in pescheria.

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(GUARDA IL VIDEO)

 

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Costantini, Ferracuti, Benfatto e Procaccini

TRASPORTO PUBBLICO, LA PREOCCUPAZIONE DEI SINDACATI : A RISCHIO 80 POSTI DI LAVORO

«Il trasporto pubblico locale rischia il fallimento. A lanciare il grido d’allarme sono i Segretari generali di Cisl e Cgil, Marco Ferracuti e Aldo Benfatto, insieme ai Segretari delle Categorie Fit Cisl e Filt Cgil Fabrizio Costantini e Maurizio Procaccini».

Il taglio del 5% del Fondo regionale per i trasporti, che da solo garantisce circa il 70% del finanziamento dei trasporti locali, congiunto alla crisi che le aziende di trasporto stanno vivendo a causa dell’aumento del costo dei caruburanti, rischia di rivelarsi fatale.

Il taglio sarà operativo dal 1 febbraio prossimo. «Per questo – sostengono Ferracuti e Benfatto – chiediamo un un incontro urgente con la Provincia di Macerata e con le Aziende che gestiscono il servizio, oggi raggruppate nell’ATI (Associazione Temporanea d’Impresa) che fa riferimento alla Contram Mobilità».

Entro questa data è necessario istituire una cabina di regia per ragionare insieme sulla riorganizzazione dei servizi di trasporto, evitando che le conseguenze di questa situazione si scarichino solo sul personale che gestisce il servizio e sulla cittadinanza, danneggiata dalla perdita di qualità del servizio stesso.

Il trasporto pubblico urbano ed extraurbano occupa nella Provincia di Macerata circa 400 lavoratori (1.700 in tutta la Regione) .

«Se i tagli non saranno gestiti insieme ai lavoratori e ai loro rappresentanti, e se la Provincia si limiterà a raccogliere le proposte “a scatola chiusa” delle Aziende – sostengono Costantini e Procaccini – si rischia una riduzione di organico di almeno 20 posti di lavoro in tutta la Provincia di Macerata  ( 80 a livello regionale) tra pensionamenti non sostituiti e contratti di lavoro in scadenza non rinnovati».

In segno di protesta contro questa situazione la Filt Cgil e la Fit Cisl regionali hanno proclamato uno sciopero per il 6 febbraio prossimo.

I sindacati chiedono che la rete del trasporto pubblico locale venga riorganizzata con una programmazione di livello provinciale, integrata e sinergica, in grado di mettere insieme le aziende che gestiscono il servizio integrando i vettori e le tratte.

«Sebbene  il modello marchigiano sia virtuoso e poco costoso – sostengono i rappresentanti di Cgil e Cisl – rimangono comunque margini per rendere più efficiente la gestione riducendo alcuni costi, come quelli amministrativi o di fornitura, attraverso logiche di aggregazione in grado di creare massa critica ed economie di scala».

Una riorganizzazione che secondo i sindacati  va realizzata anche a livello extra provinciale, ragionando in termini di bacini, nonchè integrando il trasporto pubblico urbano con quello extraurbano, così come il trasporto su gomma con quello su ferro.



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