La protesta degli ambulanti per il mercato saltato

MACERATA - Gimmy Cerquetella, venditore ambulante, chiede spiegazioni sulla soppressione: "E' una scelta assurda durante le feste e in un momento critico per l'economia"

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LAVORI_IN_CORZO_PIAZZA_MAZZINI-3-300x225Questa mattina non c’è stato il consueto mercato del sabato in piazza Mazzini. Gli ambulanti sono stati avvisati che a causa di lavori in corso, il mercato settimanale sarebbe saltato. In realtà questa mattina non c’erano gli ambulanti ma non c’erano neanche operai al lavoro anche se nella piazza vi erano numerosi cartelli che facevano riferimento ai lavori in corso in una delle vie adiacenti.
Dal nostro lettore Jimmy Cerquetella, venditore ambulante, riceviamo:

«Il Comune di Macerata ha soppresso arbitrariamente il mercato di sabato 31 dicembre, a causa di lavori stradali ( non meglio specificati) di “straordinaria” amministrazione. Certamente il regolamento interno del comune stesso prevede la possibilità di “sopprimere” un mercato, ma tale applicazione formale va a creare forti malcontenti in seno agli operatori del settore, e questa purtroppo è una consuetudine nei confronti degli ambulanti. Colpisce soprattutto il fatto, che la delibera è stata consegnata agli ambulanti il giorno della vigilia di Natale, ponendoli così nell’impossibilità di fare qualsiasi azione per impedire l’attuazione della delibera stessa. Vien da chiedersi come mai il sindaco e le attività produttive non hanno interpellato tecnici o sindacati del settore per poter concordare almeno una data meno problematica dal punto di vista commerciale. Difatti in un periodo di festa come questo, e in un momento così delicato da punto di vista economico e finanziario è, a mio avviso deleterio sopprimere il 31 dicembre il mercato, che oltretutto dà da mangiare a più di 60 famiglie, e conferma di ciò è la raccolta di firme all’unanimità, già fatta la vigilia di Natale per evitare l’attuazione della delibera stessa. Occorrerebbe capire inoltre, tanto per citarne un’altra, come mai le cosiddette fiere di Natale del mese di dicembre, fatte in piazza Mazzini non contemplassero la possibilità dell’esposizione e della vendita dei prodotti tipici, anomalia inconcepibile visto che le tipicità alimentari hanno da sempre sorretto i mercatini natalizi e non. Forse perché i nodi della questione non sono di natura tecnica né organizzativa, ma invece è il peso politico, che proprio per la sua natura itinerante l’ambulante ha e che di fatto è praticamente nullo (non vota dove lavora) . Basti ricordare le esperienze di porto S. Giorgio, Civitanova Marche, Porto Recanati ed altri comuni che puntualmente per le bizzarre e le ipotetiche mancate vendite di commercianti con attività spesso in crisi, additano ai mercatini e in particolare prodotti tipici responsabilità che non hanno, chiedendone la soppressione o l’allontanamento di taluni prodotti.
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Sopprimere un mercato, un mercatino per delle controversie interne fra assessori, o per proteste di commercianti che non desiderano quel tipo di prodotto, è una politica delirante soprattutto in questo momento storico in cui l’economia sta andando a pezzi e in cui il pane quotidiano si guadagna a fatica soprattutto nell’ambulantato. Voglio solo ricordare a proposito che la categoria degli ambulanti è l’unica in Italia che se non paga i contributi, ( non solo ai dipendenti ma anche propri), non può più esercitare. Difatti senza il documento di regolarità contributiva (DURC), che lede almeno quattro articoli della costituzione italiana, all’ambulante viene revocata la licenza e, visto che non può lavorare con il privato, non può lavorare con nessuno altro, deve pertanto rimanere a casa. Come mai ad esempio tale documento non viene applicato al commercio fisso e inoltre perché chi non paga le tasse può continuare a lavorare, mentre chi magari non riesce a pagare i contributi no . Ne è forte la sensazione che l’ambulantato è sempre più portato alla deriva a causa di una non politica e di una completa mancanza di attenzione, che porta conseguenze economiche che tutti possiamo immaginare. Occorre istituire una nuova politica in questo settore, anche regolamentando i mercatini e fiere regionali che spesso si accavallano inesorabilmente. I mercatini e i mercati portano lavoro, portano movimento economico ai cittadini ai comuni.

E’ tempo che i Comuni e la Regione comincino a fare una politica seria e a immettere dei tecnici così come sindacati capaci di rappresentare la categoria stessa, altrimenti in un’ imminente futuro troveremo nei nostri mercati non prodotti tipici o etnici, ma solo chincaglierie cinesi!»

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